mercoledì 7 dicembre 2011

Cittadini e sudditi

Ho ripensato alla lettera che ho scritto al Presidente ed al Primo Ministro e che ho postato il 5 dicembre. Rileggendone la parte finale, con quelle domande serrate e retoriche, mi sono reso conto che in passato non mi era mai capitato di provare tanta sfiducia e tanta disaffezione nei confronti del senso civico. Per me parlava l'esasperazione, ma è stato solo per un po', per fortuna. Già nelle ultime frasi cercavo di recuperare, sentendomi fuori posto in un atteggiamento che, se non controllato, prelude facilmente al qualunquismo.
Ho allora compreso che la cosiddetta “manovra salva Italia”, pur indispensabile, con la sua deludente equità ha tra l'altro il difetto di sancire che, nel nostro paese, fare i furbi è più conveniente. Questo difetto, forse, è il peggiore. Come un cancro si diffonde e ti irride per i tuoi sforzi di essere corretto e onesto. Sei stato ai patti per una vita, minchione, e ti ritrovi a pagare il conto più salato, mentre quelli che, come parassiti, hanno liberamente usufruito dei servizi che tu hai loro offerto – spesso portandoteli via perché apparentemente più disagiati – sono cascati ancora una volta in piedi.
Per me, da sempre, esiste un solo modo per stare in comunità, che sia questa la famiglia, il luogo di lavoro, la carrozza di un treno, la tua città, la tua nazione o qualsiasi altra aggregazione. O tu sai relazionare i tuoi diritti ai tuoi doveri, o sei un barbaro. E scusate la banalità. 
Io ho scoperto che, nonostante tutto, preferisco veramente essere il “minchione” piuttosto che il fetido pidocchio che si nutre del sangue altrui.
Ci sono due modi per appartenere ad una società. Puoi essere un cittadino oppure un suddito.
Se sei un cittadino, sei un soggetto conscio dei propri doveri e consapevole dei propri diritti. Adempi agli uni e pretendi gli altri. Sapendo di avere un ruolo, concorri alla crescita materiale e spirituale della tua comunità e in quest'ultima arrivi a comprendere l'intera umanità. Sei inoltre convinto del valore della solidarietà, per cui ti presti per il bene comune.
Se sei, invece, un suddito non sai di avere diritti, quindi non li reclami. Non conosci doveri, quindi arraffi tutto quello che puoi e strisci per ottenere privilegi dal potente da cui dipendi. Il tuo unico dovere è verso te stesso, perciò vedi gli altri solo in funzione dei tuoi interessi. La tua comunità, al massimo, è ampia quanto la tua famiglia.
Se sei un cittadino sei anche un essere umano; se sei un suddito, al massimo, puoi aspirare ad essere un primate.

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