sabato 5 dicembre 2015

Occasioni perse e treni da prendere.

Ho commentato, in un social network, un post relativo alle "furbizie" del PD milanese, in ordine allo psicodramma dell'individuazione di un candidato di "sinistra" per le prossime elezioni comunali. Il post è stato scritto da un esponente di SEL, che stimo e apprezzo, ma col quale da un po' di tempo mi ritrovo a battibeccare, essendo lui coinvolto, col suo partito, in un tentativo di salvataggio di "capra e cavoli" che a me sembra del tutto impraticabile.


Il post recita:
Ieri sera il PD ha fatto saltare la riunione del Comitato di Coalizione garante delle primarie milanesi... Non presentandosi.
Sembra che questo impedisca la partenza, il 7 dicembre, della raccolta firme per le candidature e di seguito lo slittamento delle primarie, cosa che il PD cittadino aveva fino all'altro ieri spergiurato non avrebbe fatto.
Bussolati cerca ora di attribuire a SEL e alle sue resistenze sulla candidatura Sala la colpa. Al di là del metodo infantile pre-politico del segretario cittadino del PD questo inizia a comportare una sfaldamento nel suo gruppo dirigente cittadino.
C'è già qualche dimissione e l'ipotesi di una "sindrome Paita" si sta presentando anche nel capoluogo lombardo.

Il mio primo commento si riferiva in realtà alla domanda - retorica - che un altro interlocutore poneva relativamente al bisogno di mantenere una difficilissima collaborazione con compagni di strada riottosi (il PD), i quali in tutta evidenza vogliono imboccare altri sentieri. Forse ci si è già dimenticati che Pisapia venne eletto da un fronte di elettori che trascendeva abbondantemente lo storicamente minoritario elettorato di sinistra lombardo, lettura che comprendo bene possa disgustare alcune persone.
L'impressione che ebbi ai tempi della sua elezione, infatti, fu che Pisapia fosse il "farmaco sintomatico" che la borghesia milanese applicò per allontanare le esperienze fallimentari di Moratti e Albertini, cosa che io collego al coinvolgimento, assolutamente risolutivo, di Assolombarda nella campagna elettorale.

Io credo che questi anni non siano stati ben spesi, non essendo riuscita la Coalizione Arancione a creare e cementare un'aggregazione meno occasionale e contingente, meno dipendente dall'appoggio moderato e meno esposta alle nefaste influenze di un PD renziano spregiudicato e, alla fine di tutto, animato da pregiudiziali sostanzialmente "anticomuniste".  


A differenza di quanto appare ipotizzabile per Roma Capitale, a Milano non è probabile un travolgente successo pentastellato e dunque a mio parere la città tornerà in mano al centrodestra, magari a conduzione Dem.  Un'occasione preziosa, unica e malamente persa, senza dubbio.

Le mie critiche non sono state ben accolte e mi è stato opposto un bilancio tutto sommato positivo dell'operato dell'amministrazione in carica, all'insegna del "ha ben operato, con alcuni limiti" e, argomentazione che si vorrebbe definitiva, giustificando certe convulsioni con l'esigenza primaria di essere responsabili 
verso i milanesi, cercando in tutti i modi di impedire un governo della destra eversiva (una declinazione dell'assai logoro principio del "voto utile").

La mia pessimistica analisi è quella di un "esterno", non addentro a certi meccanismi e lontano da una quotidiana esperienza di vita e vissuto nella città, ma è corroborata dalla testimonianza di una persona a me assai vicina, facente riferimento all'area cosiddetta "a sinistra del PD" e agente in un contesto, ora di natura privata, ma che gestisce un servizio pubblico essenziale per la città.
Questa persona mi ha raccontato dei reiterati tentativi di accesso e ascolto, presso Pisapia, per la denuncia di determinate storture sia occupazionali che operative nell'ambito del servizio ove opera, e del respingimento di tali addebiti da parte del sindaco con la formula, assai convenzionale, abusata e dal sapore formigoniano della cosiddetta "eccellenza cittadina", che gli consigliava di non sollevare polveroni.
Devo necessariamente aggiungere questa testimonianza, di cui sono in grado di valutare positivamente l'attendibilità, alle analisi che mi provengono dalla lettura di articoli giornalistici e dall'ascolto di servizi televisivi. 
Tutte queste cose mi dicono che Pisapia, come afferma l'esponente di SEL, ha "fatto bene, con alcuni limiti", e ci mancherebbe altro, ma pure che sia lui che la sinistra milanese non hanno potuto/saputo costruire le basi per il consolidamento di un coinvolgimento della cittadinanza. Quel coinvolgimento, prodigiosamente creatosi prima delle elezioni, fu un elemento innovativo di grandissima importanza è costituì il "carburante" essenziale di una vittoria di portata assolutamente storica. Però quel coinvolgimento è andato disperdendosi nel tempo, dissipato e stritolato da una conduzione quotidiana che ha dimenticato che la realtà milanese non è mai stata favorevole ad un clima di sinistra, soprattutto dopo che il PSI ha fatto terra bruciata dietro di sé.
Non sto a discutere tanto delle convulsioni delle varie forze politiche oggi e a ridosso della prossima tornata elettorale, ma credo che queste convulsioni siano la conseguenza diretta di una mancata costruzione di condizioni oggettive.

Io non so nulla, vivo altrove e magari mi sfugge qualcosa e le mie conclusioni soffrono per una mancata contiguità con le condizioni politiche di quella che fu la mia città. Forse la mia diffidenza verso una sinistra che continua a pensare in termini quasi esclusivamente tattici, e che si ostina a operare per linee interne e con logiche apicali e manovriere, costituisce un pregiudizio. Forse sono eccessivamente diffidente, però a me questa costante pratica di non coinvolgere la base, se non in quella vuota ritualità addomesticata che sono divenute le primarie, incute somma diffidenza, come strumentale e stucchevole trovo questa "urgenza" di costruire un argine a sinistra allo strapotere renziano. Si, certo, bisogna cominciare a ricostruire un tessuto, a ridare rappresentanza politica a classi e categorie che l'hanno persa, ma non siamo all'indomani di uno scivolone, dove basta raccogliere le carabattole che ci sono sfuggite dalle mani e riprendere come nulla fosse. Noi siamo alla fine di un ciclo che ha pervicacemente costruito i problemi ed ha neutralizzato, assiduamente e incoscientemente, ogni anticorpo possibile all'infezione liberale. Renzi ed il turbocapitalismo hanno già azzerato decenni di lotte politiche e sindacali, che vuoi difendere? Qui c'è da ripartire da capo. Ci abbiamo messo un sacco di tempo per evirarci così efficacemente, non riusciremo certo ad approntare, in pochi semestri, qualcosa di vitale e privo dei vizi che ci hanno fin qui condotto. Chi dovrebbe sorreggere la volontà di tutte queste dirigenze, tutte di lungo corso e tutte transfughe da precedenti disastri? Quali voti? Quelli di chi, completamente demoralizzato è andato a ingrossare le fila dell'astensione? O quelli di chi ha pensato di trovare nel "sanculottismo" di maniera pentastellato un succedaneo di rivolta indignata? Quella è tutta gente che è fuggita a gambe levate e che puoi recuperare solo se li convinci che la tua capacità di ascolto e la tua disponibilità a cedere quote decisionali verso il basso sono decisamente migliorate, cosa che, al momento, non mi pare si possa ravvedere nei detriti di quella che fu la sinistra della politica di questo paese.
Quello che ci manca è una declinazione italiana di Podemos, con la sua pratica politica fatta di condivisione, coinvolgimento ed elaborazione corale da parte dei diretti interessati, una cosa assai diversa dalla creatura civatiana, che si è fermata all'adozione di una discutibile traduzione del termine ispanico. Questo "buco" potrebbe essere riempito da un nuovo soggetto politico che, a breve si darà una forma ufficiale, dopo una lunga gestazione operata per il tramite dei social network; sto parlando del Movimento Essere Sinistra - MovES. La sento già l'obiezione, tra lo spazientito ed il sarcastico. Ma come, un altro soggetto politico? Come se non ne avessimo abbastanza. Beh, i soggetti possono essere tanti o pochi, ma l'unica cosa che importa è che siano utili ed efficaci. MovES non ha "quarti di nobiltà" marxista-leninista da vantare, pregresse frequentazioni o autorevoli personaggi cui riferirsi, ma è costituito da persone che intendono collaborare attivamente e che non intendono più delegare niente a chicchessia. Nessuno chiede a nessuno di "arruolarsi", o firmare assegni in bianco, ma tutti possono informarsi e controllare:
Date un'occhiata, se volete, e fate le osservazioni che riterrete più opportune.