mercoledì 20 luglio 2022

Le conseguenze dei vostri atti vi prenderanno per i capelli anche se nel frattempo sarete diventati migliori. (F. Nietzsche)

Pur consapevole dei riflessi sull'agenda politica nazionale, non riesco ad appassionarmi agli scuotimenti di ciò che rimane del M5S.   Ciò che sta accadendo, la "libanizzazione" di un movimento politico divenuto in tempi record il primo partito italiano, dopo quello dell'astensione, è un esito previsto, anzi inevitabile, e scritto nell'ambiguità stessa della straordinaria impudenza con la quale si proponeva come soluzione definitiva per ogni problema, senza mai dire come avrebbe verosimilmente risolto.

Il Movimento paga il prezzo dell'indefinitezza, dell'ambiguità ideologica e della invereconda scaltrezza nel raccogliere, a suo tempo, consensi a prescindere.
Abilissimo nell'incamerare lo sdegno di un elettorato stomacato dall'indegnità della classe politica, non si è mai posto il problema di dover gestire il successo con azioni concrete e coerenti con il "tutto e contrario di tutto" che era la cifra della sua proposta, coperta dalla suprema vaccata del superamento di destra e sinistra.

Appena passato dall'opposizione alla responsabilità di governo si è scontrato con la dura realtà, uscendone sconfitto.    Destra e sinistra non sono solo parti politiche, anzi queste ultime sono solo le strutture che conseguono alla loro reale essenza, ovvero ai valori che conducono le scelte che vengono attivate per gestire una situazione.

Qualsiasi problema, sociale o politico, può essere analizzato e risolto sulla scorta di differenti considerazioni.  La destra analizza il problema e propone risposte in modo del tutto differente dalla sinistra, e le risposte dell'una sono totalmente irricevibili per l'altra, perché la sostanza intima, l'etica direi, che le caratterizza è incompatibile.
Così, una volta raggiunta la posizione di maggioranza relativa, i "ragazzi meravigliosi" si sono trovati a dover far seguire alle parole i fatti, e lì sono cominciati i guai.

Aver raccolto il favore di gente che la pensava in modo diametralmente opposto li ha messi nelle condizioni di non poter decidere nulla senza scontentare pezzi più meno rilevanti sia del personale politico che dell'elettorato che li aveva portati al successo.
Capitoli come immigrazione, lavoro, politica industriale, pianificazione strategica ponevano tutti la necessità di azioni che non potevano stare sotto la confortante coperta di una programmatica ambiguità.    Azionare una scelta precipitava il versante, destro o sinistro, lungo il quale si rotolava.

La cosa divenne immediatamente imbarazzante, dando seguito ad un mix micidiale di immobilità concettuale, subalternità culturale ad un alleato - coobbligato - ingombrante e ridicole affermazioni, come la grottesca "sconfitta della povertà" esibita in una goffissima recita amatoriale da una terrazza ministeriale.
Una volta toltosi di mezzo l'ingombrante Salvini, anche l'intesa coll'arcinemico PD è risultata imbarazzante e controproducente sul piano del consenso.

La vulgata del popolo pentastellato vuole che l'insuccesso sia dovuto ad una sorta di "vittoria mutilata" conseguente al mancato conseguimento di una maggioranza assoluta, una semplificazione che è dovuta ad visione grillesca improntata all'abituale analfabetismo politico dell'anziano guitto genovese.
Arrivare in Parlamento col 51% dei voti avrebbe consentito unicamente di non venire bullizzati dalla Lega, ma non avrebbe inciso per nulla sull'incapacità di tenere assieme il diavolo e l'acqua santa.

Solo due cose hanno rallentato il disfacimento di un sogno velleitario, e sono l'inaspettata buona prestazione del Movimento durante l'emergenza pandemica, grazie anche alla mutazione di Conte da sagoma cartonata di Presidente del Consiglio a sapiente regista, e la funzione svolta dal Reddito di Cittadinanza, sia durante quell'emergenza, quale sussidio per i molti che si sono ritrovati senza un lavoro, sia come argine alla protervia salariale di una parte datoriale avida e cinica; due effetti inaspettati e fortuiti, concretizzatisi a dispetto, direi, delle intenzioni del Movimento e ironicamente collocabili concettualmente sul lato sinistro dell'agire politico.

Oggi il Movimento è sotto uno spietato attacco da parte di gran parte dell'arco parlamentare per la renitenza contiana alla totale soggezione al "migliore dei migliori", ma i problemi più grossi, li ha al suo interno essendo diviso in molte bande dagli interessi più disparati, nobili e meno presentabili.   Quei problemi provengono dalla sua ambiguità genetica e, in quanto costitutivi, non possono essere risolti, solo subiti.

Qualche pezzo sopravviverà e molti altri scompariranno dalla scena,    Qualche suo esponente approderà presso lidi più sicuri, e magari qualcuno, particolarmente spregiudicato, continuerà a far danni per lustri, ma il fenomeno politico che avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno è giunto al termine della sua corta parabola.