giovedì 30 aprile 2015

Cronache di una disfatta

Dopo aver sentito la notizia del ricorso alla fiducia per l'approvazione dell'Italicum non sono rimasto sorpreso; disgustato certamente, ma non trasecolato. Si tratta di un copione ormai scontato che, a mio avviso, evidenzia come la cosiddetta "minoranza PD" sia composta da venduti e irresoluti.

In preda ad una certa, gelida, furia ho anche definito i pochi che non hanno collaborato(?!), assentandosi e non votando contro si badi bene, come le palle di un ottuagenario, ovvero puramente ornamentali.

Immagino anche l'inverecondo mercato delle vacche che ha portato quei 50 deputati democratici (peraltro già ben disposti) a collaborare per poi produrre equilibrismi verbali assolutamente ridicoli. Sulla stampa leggo infatti che i pavidi e maneggioni collaborazionisti "potrebbero ora far “pesare” la loro decisione di votare e votare sì". Già sentita quando è passato il job act. Ma chi si vuole menare per il naso?

Tutto ciò lo ho scritto in un post sul mio profilo Facebook, ed in una pagina che raccoglie un bel gruppo di quelli che, come me, militarono nel MS, e qualcuno ha commentato che il mio gli sembrava un “commento viscerale e politicamente inutile”. Viscerale? Forse perché il “menare per il naso” era sostituito da “prendere per il culo”? Forse perché non mi prendevo la briga di produrmi in talmudiche analisi di favoleggiati recuperi della situazione? Non so, però mi è stato obiettato che: “in questi casi bisogna essere freddi e possibilmente lucidi”, che "di solito l'incazzatura fa fare le cazzatee che “le battaglie di minoranza sono difficili, e che comunque bisogna evitare di insultare continuamente coloro che nel PD cercano di opporsi a Renzi. A meno di non voler far favori ai renziani”.

Insultare? Dunque se ne fa una questione di forma. Non avrei dovuto usare i termini “venduti” e “irresoluti”? Forse è così, ma vista l'incazzatura al calor bianco l'uso di “birichini” e “stupidini” non mi è manco passato per la testa, e anche il termine “illusi” mi sembrava ampiamente superato dai fatti.

La chiusa della critica rivoltami, ma il dibattito è andato avanti a lungo ed ha affrontato anche altri aspetti della questione, è che “quanto poi a dire se la sinistra PD combinerà qualcosa, è ancora presto per dirlo, ma in ogni caso se qualcosa si sbloccherà passerà comunque di lì e non certo attraverso i cani sciolti o i partitini della sinistra più o meno allo sbando”.

Dunque qualcuno ha preferito vedere nella mia invettiva un'esortazione a ripetere la pratica dissipatoria e inconcludente dello scissionismo purificatore, ma tale aspirazione è in realtà molto lontana dalle mie intenzioni, appunto perché ho visto quanto, alla fine, sia stata controproducente.

In fondo il peso specifico della componente renziana nel PD si può ascrivere proprio a questo. Chi, infatti, è rimasto in quel partito a controbilanciare le spinte centriste e colluse con i diktat europei? Poco e niente, ma il problema è che quel poco e niente ha rinunciato ad avere un ruolo e a correre qualche rischio perché questo ruolo fosse di qualche utilità.

Checché se ne dica la "battaglia di minoranza" in atto........ non è in atto e, tuttalpiù, i "minoritari" si sono rinchiusi nel loro ridotto, senza neanche più fare la faccia feroce, dal quale, forse e se non evaporeranno, usciranno in tempi migliori, pronti a dover fronteggiare l'accusa, giustificatissima, di non aver avuto uno straccio di ruolo.

Anche se l'informazione non ne dà conto, il partito si sta sfilacciando sotto al culo (ops!) di Renzi. Un bel pezzo dell'elettorato ha mollato da tempo ed è stato rimpiazzato da transfughi del centrodestra, e per ogni "soccorritore" del vincitore, secondo la sapida definizione di Flaiano, vi sono iscritti e quadri che hanno già salutato e si sono ritirati a vita privata, senza transitare in altre formazioni, forse perché hanno riconosciuto l'inutilità di presidiare tesi e ragioni private del diritto di cittadinanza, forse perché in stand-by per l'auspicabile chiamata di un sussulto di dignità, proveniente dalle istanze centrali, che possa ridar loro qualcosa per cui lottare. Ma questo sussulto non arriva perché si è in attesa di cosa? Di un ravvedimento renziano? Di un compromesso cui chi ha già tutte le briscole in mano non pensa minimamente?

Dopo aver così ben evidenziato la propria condizione di "castrati" nella vicenda del job act, come fanno i “minoritari” a pensare di poter seguire un percorso diverso e più produttivo nell'approvazione dell'Italicum? Si tratta di una legge il cui impianto é stato già elaborato e fissato, altrove, ed "emendato" nei dettagli secondari, in quella che viene spacciata per una "interlocuzione" del tutto inesistente.

No, la minoranza PD ha dimostrato, e dimostra non appena possibile, che il pericolo di un coagulo di un'opposizione a sinistra, anche interno, al corso renziano semplicemente non esiste.

Se i "minoritari" non si fossero sfilacciati tra "astenuti" (ridicoli) e "collaboratori" (con il naso turato?) e vi fosse stata una chiara opposizione, tutti i compagni allontanatisi, o tuttora rimasti pur se disgustati, avrebbero capito che una correzione della deriva renziana avrebbe avuto qualche prospettiva, qualche possibilità di farsi organica e di peso. Un'interruzione dell'abbietta aquiescenza della minoranza avrebbe segnato la fine dell'isolamento e la riconquista di una dignità ora negata. In soldoni la differenza tra l'avere qualche capacità d'influenza ed il purgatorio inverecondo nel quale sono al momento costretti i non renziani.

Dunque che attendono i “minoritari”? Al momento l'unica risposta possibile è che siano in attesa che Renzi si fotta con le sue stesse mani, o che esaurisca la sua spinta propulsiva.
Complimenti, una prospettiva allettante.

Quando ciò accadrà (e se dovremo attendere l'affievolimento della spinta correremmo il rischio di dover attendere per un ventennio, come col berlusconismo) il campo del progressismo sarà desolato e disabitato, e la consistenza della compagine democratica ridotta tanto quanto sarebbe avvenuto con una catena di scissioni.

In più avremo anche la necessità di giustificarci per la nostra ignavia e, emergendo dal nulla come risibili raccoglitori di cocci, non faremo una figura migliore del 5Stelle, che campa sugli errori altrui, ma che poi non è in grado di superare le contraddizioni interne ed andare oltre una strategia del tanto peggio tanto meglio, cosa che alla fine costerà loro voti e consenso.

E quando torme di precari, disoccupati e "sopravviventi" ci chiederanno: "ma voi dove cazzo eravate, e che cazzo volete adesso da noi", io spero che avremo il buon gusto di tacere e chiedere scusa.

giovedì 23 aprile 2015

Sporchi "negri" e "puzzolenti" immigrati. Non siamo sempre stati la sponda su cui approdare.

Prima di tutto vorrei proporre questo “illuminante” passo di una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912:


"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".




La relazione così prosegue: "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".



Ho pensato di proporre questo testo  solo per far rilevare quanto alcune argomentazioni, di cui fummo a suo tempo vittime, ricorrano, ora che i "puzzoni" sono altri, a danno di qualcuno che ha il solo torto di essere quello che noi eravamo, e che in parte stiamo tornando ad essere, anche se ora non emigrano più braccianti e artigiani, ma laureati che poi, magari, vanno a fare i lavapiatti a Londra o Berlino.


Vorrei anche far notare che quegli implacabili WASP, tutti loro dal primo all'ultimo, non erano nativi di quella generosa terra. Di prima, seconda, terza o quarta generazione venivano tutti dall'Europa principalmente, e siccome avevano brutalmente sottratto la terra ai veri nativi, sterminandoli e perpetrando ogni sorta di nefandezze, forse si figuravano che i pezzenti nuovi arrivati si sarebbero comportati nello stesso modo, come se le nazioni navajo o chippewa, algonchina o irochese potessero essere paragonate a quella statunitense in termini di organizzazione, capacità di resistenza e rapacità.

Il problema è grosso, ha molti aspetti e fino a quando non ci si decide a prenderli tutti in esame, senza pregiudizi ed egoismi da tutelare, ciascuno ha buon gioco a sostenere tesi che stanno in piedi solo perché, opportunamente, non vi si include quello che non funziona.

Io partirei da una frase che mi diceva sempre mio nonno Luigi, uomo di grande saggezza, che nella vita non conseguì alcun rilevante risultato, ma che arrivò ad avere una profonda comprensione dell'animo umano. Roberto, mi diceva, quando piove puoi aprire l'ombrello o bagnarti. Se vuoi puoi anche pretendere che faccia bel tempo, ma in genere non serve a un cazzo (il "francesismo" è mio). Se quello che accade è al di fuori del tuo controllo o ti adatti o sei illuso ed egocentrico.

Chi mi conosce sa che non posso certo ergermi a difensore delle basi cristiane della civile convivenza, dunque eviterò di spiegare, a chi invece vi si riferisce, concetti quali la compassione, la carità cristiana, il rispetto per l'altro e la capacità di anteporre la pietà al giudizio, sono un peccatore militante e sarei poco credibile.
Chiedo però a taluni osservanti se hanno mai provato a verificare la sintonia tra quello che professano e quello che provano, e se sono abbastanza umili da riconoscere che se talvolta le due cose non combaciano è perché difendono quello che hanno a prescindere dalla sfortuna di chi potrebbe, forse, metterlo in discussione.

Chiedo loro le ragioni della loro indifferenza rispetto al fatto che, in genere, il nostro tenore di vita, anche quello più problematico, è comunque assolutamente superiore a quello di quell'umanità disperata che ci incute tanto timore e disprezzo.
Chiedo anche come mai hanno così opportunamente rimosso la semplice constatazione che, essendo l'economia liberista un sistema a somma zero, il nostro benessere è ottenuto a spese di quegli immigranti “importuni”, e dunque che le ragioni per le quali non “se ne stanno a casa loro” iniziano proprio dalla difesa, cinica ed egoista, del nostro benessere.

Chiedo pure di fare uno sforzo di immedesimazione. Quanti di noi, date le condizioni di vita che comunemente sperimentiamo, riterrebbero un'opzione da valutare abbandonare la propria terra, sottoporsi all'arbitrio di luridi mercanti di carne umana, alla loro violenza, alla loro sopraffazione, al loro disprezzo per la vita e la dignità per poter avere il “privilegio” di ammassarsi su rottami galleggianti, sapendo di poterci lasciare le penne, ma nel contempo con più di una ragione per ritenere questo rischio sufficientemente giustificato?

Siamo sicuri che un fenomeno del genere si possa arginare nei termini che sento richiedere, senza rendersi complici di crimini contro l'umanità?
C'è stato certamente un tempo nel quale il numero di barconi è diminuito. E' stato “ai bei tempi di Gheddafi”, quando il flusso venne arginato a prezzo di provvedimenti dei quali, molto opportunamente, non volemmo saperne nulla, che se ne macchiassero pure quei “selvaggi beduini” senza Dio, o col Dio sbagliato. 

Ma il problema generale non venne risolto e Gheddafi non ci favorì certo gratuitamente. Dunque semplicemente appaltammo a terzi, e a caro prezzo per di più, la ferocia e la disumanità necessarie perché non venissimo più disturbati, se non in misura minima.
Vi sta bene così? Allora non abbiamo più nulla da dirci e gradirei anche non aver più ulteriori interazioni, grazie.

Altrimenti dico che bisogna intendersi. Quale tipo di soluzione si vuole perseguire? Succeda quello che volete basta che non mi vengano più rotti i coglioni? Commovente! Peccato che non è perseguibile. Anche sfoderando la più desolante durezza d'animo e anche disposti a perpetrare i peggiori delitti contro l'umanità, noi siamo comunque sulla rotta più immediata e conveniente per giungere in Europa. Una soluzione ci sarebbe: potremmo alimentare una guerra civile sul nostro suolo, così da farci diventare esattamente come la situazione dalla quale sfuggono. Conveniente no? Sappiate comunque che per sbarcare a Lampedusa alcuni hanno lasciato il loro paese in guerra per attraversarne altri messi non molto meglio, o percorsi da torme di delinquenti spietati, perché fermarsi dunque al Golfo della Sirte?

Dunque che fare? Si dovrebbero fare molte cose e contemporaneamente, per alcune delle quali dovremmo diventare più consapevoli di quanto siamo ora e per altre dovremmo poter contare su di un'umanità che multinazionali, nazioni affamate di materie prime e compagnie petrolifere ipertrofiche non hanno mai dimostrato di essere interessate a manifestare.  E comunque qualsiasi soluzione avrebbe bisogno di tempi molto lunghi, costanza e coerenza, mentre il problema delle morti in mare e dell'accoglienza di tutta questa gente è immediato e nessuno, dico nessuno, ci prova neanche a valutarlo e risolverlo.

Dunque quando mi sento dire: fai alla svelta tu, ma che soluzione proponi, ecco a me girano subito i maroni. Ma che significa? Non ci sono soluzioni, ma solo prassi da attuare e ricollegarsi con la propria umanità. Trovare il giusto equilibrio tra “buonismo” di maniera e sconsiderata xenofobia. Riconoscere che la fusione di culture e abitudini causa attriti e scintille e darsi pace per questo, dato che è inevitabile, e magari ricordarsi che se tratto male qualcuno questi o è un santo, oppure mi ripaga della stessa moneta, e questo vale a tutte le latitudini. 

Infine ricordarsi, sempre, che non possiamo ritenerci innocenti per quello che succede. Sto scrivendo questo testo su di un tablet con un'ottimo rapporto prezzo/qualità. Per produrlo, o meglio per produrre i componenti elettronici che lo fanno funzionare, decine di persone sono morte in Congo, vicino al confine con il Ruanda, ed altre sono state ferite e ridotte in schiavitù per estrarre il coltan necessario. Ecco, basta essere consapevoli di cose come queste, tanto per cominciare.   Il resto lo fa la decenza di cui però bisogna essere dotati.