venerdì 31 gennaio 2014

Si fa presto a dire sistema giudiziario

Un mio carissimo amico ha commentato su Facebook, dopo la sentenza che ha nuovamente dichiarato la Knox e Sollecito colpevoli per l'omicidio della povera Meredith Kercher, di temere che “in America abbiano della Giustizia Italiana la stessa percezione che noi abbiamo della Giustizia Indiana” e io comprendo benissimo lo stato d'animo che lo ha indotto ad una considerazione come questa.


Ma dopo una iniziale condivisione di questa esternazione mi sono anche detto che la loro giustizia però può vantare poco più che una maggiore velocità (fatto non disprezzabile) ed una puntigliosa spietatezza.   Noi abbiamo presente la sentenza su Bernie Madoff e ci rode assai vedere come da noi criminali finanziari e fiscali come lui caschino sempre in piedi, ma la giustizia americana non è definita esclusivamente dai procedimenti maggiori che riescono a prendersi i titoli di prima pagina dell'informazione mondiale.


La natura della giustizia americana è definita dal fatto che è agita da giudici monocratici elettivi che, per la loro riconferma nella carica, devono dimostrare al pubblico di essere in consonanza con il sentiment degli elettori, e gli USA sono, in primo luogo, una sterminata provincia rurale dedita al bigottismo di stampo calvinista. Giudici che si pretende siano, assiomaticamente e insindacabilmente, tanto saggi da costituire una delle fonti del diritto, insieme ai precedenti giudiziari che si accumulano negli annali, provenienti dalle sentenze di altri giudici, con le stesse caratteristiche e le stesse necessità di riscuotere il gradimento pubblico.

La maggiore velocità della giustizia statunitense, inoltre, dipende in primo luogo dal trattamento, con logiche da smaltimento industriale, dei primi gradi di giudizio o di valutazione del crimine, il tutto in una nazione che ha fatto della giustizia sommaria da “frontiera” un vero e proprio topos. Un paese dove l'appeal della pena di morte non ha mai di smesso di esercitare il suo malsano fascino di soluzione definitiva e risolutiva (decisamente vera la prima qualità, assolutamente sopravvalutata e fallimentare la seconda).

Nell'equazione entra anche la pubblica accusa i cui funzionari (non sono magistrati) sono a loro volta elettivi, o dipendenti dei titolari della carica, quindi mossi anche loro da logiche di convenienza elettorale.

Tutti poi, giudici, accusatori e forze di polizia (anche loro elettive, perlomeno nelle posizioni apicali) amano dimostrare quanto siano parsimoniosi nell'utilizzo dei fondi pubblici. Se sembri colpevole ed il crimine che ti viene contestato desta un adeguato tasso di preoccupazione sociale allora si procede, altrimenti via con soluzioni extra giudiziali o addirittura con il non luogo a procedere.


Negli Stati Uniti, mi sembra, è sì necessario rispettare le leggi, ci mancherebbe altro, ma ancor più importante è conformarsi alle regole del buon senso (ineffabile espressione che arriva ad essere compresa nel dispositivo delle sentenze) ed essere in consonanza con il conformismo della giuria di “tuoi pari”, che giudicherà la tua rispettabilità non meno dei tuoi atti i quali, anzi, le verranno subordinati.


Ma, a parte tutto questo, vi è anche il fatto che l'orgoglio nazionale, direi perfino imperiale, degli americani mal digerisce che un cittadino statunitense, indipendentemente da quello che ha fatto, venga giudicato da “stranieri”. Se poi questi stranieri sono pure cattolici e mediterranei, quindi inaffidabili, la cosa diventa insopportabile. E' come se dicessero: saranno pure colpevoli, ma sono i “nostri” colpevoli e quindi fatevi da parte, ci pensiamo noi, come avvenne per la strage del Cermis e per l'uccisione di Calipari, e indubitabilmente fanno seguire i fatti alle parole. 


Che differenza rispetto alla vicenda dei due marò i quali, messi in una posizione ingestibile dalla decisione italiana di fornire personale militare al servizio degli interessi di armatori privati, nel quadro di un protocollo approssimativo, sono ora stritolati tra inconfessabili interessi commerciali di un'azienda di stato, Finmeccanica, peraltro nel frattempo naufragati e la sensibilità di una nazione con un passato di colonizzazione non ancora digerito, depositaria di dinamiche di dibattito politico storicamente conflittuali e inclini alla violenza.


Quindi sì, il mio amico non svolge riflessioni peregrine, ma stabilire gerarchie e classifiche può essere un esercizio frustrante.