venerdì 22 novembre 2019

Spostati ragazzino, fammi lavorare!


L'ultima vulgata della sinistra-sinistra per negare al "fenomeno sardine" la dignità di fenomeno politico di assoluta rilevanza che il suo stesso verificarsi impone, a prescindere da tutte le sottovalutazioni che si vogliono applicare, è che dietro ci starebbe il PD, e morta là. 

Punto di approdo certamente non inaspettato.  Pratica chiusa.  Sono, se va bene, dei minus habens strumentalizzati che finiranno in nulla. Possiamo tornare a chiederci "che fare?", esibendo la corrucciata espressione di chi è intimamente macerato da un tormento insanabile.       I bei tempi andati sono... andati, e non torneranno più.

E' stato bello; credevo fosse amore e invece era un calesse; faccio bene io a non fidarmi; a me vecchio militante non mi pigliano per il culo ecc. ecc., in un dolente florilegio di inevitabili, perché strenuamente auspicate, conferme.

Vorrei invitare tutti quelli che hanno la pazienza di leggermi a dare un'occhiata a questa intervista.    Sono un pochino meno di diciotto minuti, e secondo me vale la pena di visionarla perché emerge, per quanto sinteticamente, la natura profonda del "fenomeno sardine".

Mi sta bene tutto quello che emerge?  No! Del resto non accade mai a nessuno di ritrovarsi integralmente nel tessuto della realtà, però qui siamo di fronte ad un fenomeno eminentemente politico, in stretto senso tecnico e non nell'accezione, grossolanamente errata imposta dai grilloidi, che sovrappone il termine "partito" a quello di "politica", giocando sull'equivoco per poi contrabbandare la propria ricetta qualunquistica.
La natura "eminentemente politica"  di cui parlo dovrebbe indurre in noi vecchi militanti  un fremito di gioiosa aspettativa, cosa che invece non accade.


Qui siamo di fronte a gente che è uscita dall'inerzia, che tanto ha servito la strategia legaiola, per gettare un bel pugno di pietrame nell'oliata macchina della narrazione salviniana.   Di più: questa è gente che si è attivata e che, al momento, ha deciso di sottolineare la propria estraneità a qualsivoglia entità partitica, perché forse, un forse fortemente sarcastico, il concetto di partito nel disastrato panorama italiano è infrequentabile.  Rivendicano di essere un fenomeno, e non un movimento.  Messi alle strette ammettono, di malavoglia perché potenzialmente controproducente, di essere genericamente "di sinistra".

Siamo di fronte anche a chi frequenterà questo mondo ancora per molto tempo, senz'altro più di me, che sono arrivato al tardo autunno della mia esistenza. Qualcuno che ha titolo e ragione, anzi DIRITTO, nonché dovere, di occuparsi di ciò che regolerà la propria esistenza secondo i criteri che riterrà opportuno elaborare, in un panorama che a noi vegliardi è estraneo e che fatichiamo a ricondurre alla nostra esperienza, in presenza di processi e condizioni ambientali (fisiche, sociali e funzionali) molto diverse da quelle che avevamo imparato a trattare.

Ma poi, alla fine di tutto, apprezzare il fatto che tutta quella gente sia andata a inzupparsi di pioggia per dire a Salvini che non rappresenta tutti gli italiani, fa proprio così schifo?
Cos'è, una questione di copyright?

Io credo che noi vecchi compagni, così diffidenti, ci si debba porre di fronte al fenomeno cercando di capire gli elementi di novità, e non seguendo i percorsi usurati di un dietrologismo che serve solo ad oscurare il fatto che non sappiamo che pesci, è il caso di dirlo, pigliare.

Ma, Santa Signora del Sanpietrino, mettiamo pure che dietro tutta quella gente ci sia il PD, anzi diamolo per certo, così, per fare un'ipotesi di lavoro.
I casi allora sono due:
  • quelle migliaia di persone sono organiche al PD, o papabili sostenitori di quel partito, e allora bisogna pure che ci arrendiamo all'evidenza e accettiamo, pragmaticamente, che il PD è espressione di una parte importante della società, di cui sa interpretare le istanze;
  • oppure dobbiamo, in alternativa, riconoscere che esiste un vasto settore di popolazione che ha deciso di uscire dal cono d'ombra del silenzio e dell'astensione per, finalmente, affermare la propria posizione.


In ogni caso siamo in presenza di un evento che non si può minimizzare in alcun modo, soprattutto se non hai, come non abbiamo, alcuna idea di come trattarlo.
Non mi sembra comunque verosimile la prima ipotesi, dato che il PD è sceso ai suoi minimi storici, e solo la paura di avere a che fare con un regime salviniano ha arrestato, provvisoriamente, il suo calo di consensi.

Se la seconda ipotesi, come io credo, è quella reale, allora noi corriamo il rischio, snobbandolo in questo modo, di favorire la colonizzazione del fenomeno da parte dei dem, che peraltro ne spegneranno l'ardore in breve tempo, perché tutto ciò che toccano diventa velocemente inerte.

Ho sempre rimproverato ai giovani dell'età di mia figlia, trentenni o giù di lì, di essere la prima generazione, di cui ho cognizione, che non ha mai "picchiato il pugno sul tavolo", mancando di rivendicare il proprio diritto di inserirsi nei processi che decidono della loro vita.       Ora pare che venga smentito dai fatti, e dovrei dire loro che non hanno capito nulla?   No, col cazzo, e scusate il francesismo.

Siamo di fronte alla nascita di un moto di partecipazione corale da parte di un settore della società, i nati dopo lo sfascio della politica come la conoscevamo, che finora reputavamo schiavi dell'individualismo e dell'inerzia, e siamo così genialmente sconsiderati da dire loro che non sono poi così bravi, non come noi perlomeno, e che sono tutti coglioni al servizio del PD?
Ma certo! Ottimo lavoro, complimenti. 

Io intanto vado in animazione sospesa, ché ho il cuore malandato e incazzarmi non mi fa bene. Svegliatemi un attimo prima dello schianto, che voglio vedere le facce di tutti quanti.

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