lunedì 22 aprile 2013

Guardiamo avanti?


Lasciamo passare del tempo. Quando il PD avrà consumato il suo funerale emergendone purificato e senza certi tristi figuri, come mi auguro, o diventando una DC in sedicesimo ininfluente ed accattona, come è possibile, allora potremo vedere chiaramente anche le responsabilità che ha M5S, perché le ha e piuttosto pesanti anche.
E non serve a nulla dire che il PD ha fatto tutto da solo. E' vero e sacrosanto, lo sfascio lo hanno costruito in lunghi anni di suicida costanza degna di miglior causa, ma M5S ha lucidamente agito per togliersi di torno l'unico competitor che sentiva di avere, predisponendosi ad accogliere un popolo di sinistra in piena diaspora.

La base PD però, dopo aver preso atto del disastro ed aver accollato le colpe a chi le ha (la dirigenza tutta) individua anche le responsabilità oggettive di M5S. Un movimento che, tra provocazioni e marce indietro (se votate Rodotà si aprono le praterie del governo, no non è vero, intendevamo dire altro e via smentendo), cunei perfidamente infilati nelle contraddizioni del PD e spocchiose rivendicazioni di una purezza ancora da sottoporre a stress test, ha lucidamente tolto di torno un concorrente diretto. Un gioco di successo, e il fatto che provenga da una parte con la quale si condivide una porzione di patrimonio genetico rende il tutto più doloroso.

Una manovra che però credo non avrà tutta l'efficacia attesa e che per il momento ha consentito al trionfante Berlusconi, di fatto e molto più efficacemente del PD “inciucista”, comunque di concerto con quest'ultimo, di conseguire i suoi scopi, ovvero un governo di larghe intese, un presidente non eccessivamente ostile e maggiori spazi di manovra per evoluzioni costituzionali populiste, per non dire peroniste.

M5S si appresta a stravincere le prossime elezioni, ma contribuendo così efficacemente al suicidio del PD ha conseguito un successo tattico ed una sconfitta strategica. Chi ci dice, infatti, che alla prossima tornata elettorale non ci troveremo con un "iperporcellum" che precostituirà un risultato che marginalizzerà anche loro? 
Un PD in salute non avrebbe fatto la differenza? Bah, ora è anche inutile discuterne, non ci sono più i presupposti per verificarlo e qualsiasi ipotesi in proposito rimane, appunto, un'ipotesi, per quanto verosimile possa apparire.

Quello che è certo è che non siamo mai stati così in pericolo di divenire definitivamente una repubblichetta delle banane. Il PD si è indubbiamente impiccato, ma M5S ha preferito guardare il dito, così la luna rimarrà là in alto, ineffabile e irraggiungibile, come sempre.

Sarà anche banale e forse semplicistico pensare, come io penso, che alla base di tutto c'è stata la volontà di egemonizzare e “killerare” l'antagonista più contiguo, un errore che ho testé addebitato a M5S, ma del quale anche il PD si è macchiato, non credo però di essere fuori strada. 
Del resto quando si esclude l'altro a priori e si pretende di accaparrarsi l'esclusiva titolarità di un disegno politico, non si può far altro che favorire il volpone che riesce, unico, a mantenere l'iniziativa, il ghignante Berlusconi che si accinge a coronare il suo disegno.

Il tracollo del PD, paradossalmente, è una preziosa opportunità. Bisogna prendere atto della squalifica definitiva dell'ostinato occultamento delle contraddizioni tra le due diverse anime costituenti, anime che possono anche avere sovrapposizione di valori, ma che danno risposte diverse, mai sottoposte ad un serio e sincero processo di integrazione. 
Si è preferito, negli anni, perseguire un risultato numerico, scimmiottare un grande partito di massa, votandosi però alla fragilità ed alle lotte egemoniche permanenti e inconcludenti. 
Chiedere agli elettori una delega in bianco, peraltro concessa, promettendo irraggiungibili risultati, preferendo le manovre occulte di corridoio e gli accordi sottobanco con un antagonista sempre in vantaggio d'iniziativa e rinunciando ad informare onestamente la base elettorale è stato così fallimentare da non necessitare di ulteriori indagini.

A questo punto la paventata scissione potrebbe essere la strada più conveniente. Si perdono massa critica ed influenza? Perché, adesso come siamo messi? No, molto meglio realizzare degli insiemi separati ed omogenei, più autorevoli e meno afflitti da mediazioni che non si vogliono affrontare. Si valuterà poi in futuro, con attenzione e senza pericolosi retropensieri con chi, quando, per quanto tempo e a che scopo unirsi ed a quali condizioni, condividendo con la base le determinazioni che si assumeranno, magari con modalità meno grottescamente elitarie (48.824 aventi diritto di consultazione su 8.689.458 elettori) di quelle propagandisticamente sbandierate da Grillo.


Vi sono un paio di requisiti essenziali per la “cosa” che mi auguro emergerà da questa crisi. Prima di tutto dovrà avvenire un ricambio generalizzato della dirigenza, con preminenza delle giovani leve. In secondo luogo si dovrà valorizzare al massimo la pratica del dibattito franco ed aperto, i circoli dovranno risuonare delle impazienti argomentazioni di iscritti, simpatizzanti e funzionari e la sintesi che ne scaturirà dovrà essere sentita come vincolante.

La silente accondiscendenza, percorsa da viperine manovre nascoste, la pretesa concordia, fasulla e miserabile, che ci hanno fin qui condotti, dovranno essere definitivamente accantonate.

In mancanza di questo il popolo di sinistra, magari non opterà per M5S, ma certo se ne andrà da qualche altra parte.

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