domenica 8 gennaio 2012

Il dopo-sbornia


E' diventato davvero un esercizio di contrizione tenersi informati e seguire telegiornali e trasmissioni di approfondimento. Lo è diventato, prima di tutto, perché la situazione economica europea, e non solo italiana, è evidentemente ben lontana da una soluzione qualsiasi, accettabile o meno, e non ha ancora svelato tutti i tormenti che ci attendono.
E' inoltre particolarmente penoso affrontare la realtà in un paese come il nostro, dove l'azione più che ventennale di ilari ed irresponsabili venditori porta a porta - assurti al ruolo di opinion maker e statisti – ha convinto la gente che non vi sono problemi che non possano essere risolti da una bella dormita e da una robusta dose di immotivato ottimismo d'accatto.
L'irresponsabililtà, eletta a sistema di vita e meccanismo di governo, alla fine non paga (a meno che tu non sia uno speculatore, un evasore o un malavitoso).

I miei genitori avevano interiorizzato uno schema preciso e, per i tempi, convenzionale per il loro progetto di vita. Lavoro, uno qualsiasi purché sicuro e decentemente remunerativo (lo si accettava anche sottopagato, in attesa di tempi migliori), acquisti pianificati, fortemente limitati al necessario e propedeutici al miglioramento della propria situazione, estrema ripugnanza a contrarre debiti se non per beni durevoli e strategici (la casa per esempio), corretta valutazione della convenienza di una maggiore istruzione per i propri figli. 
Qualsiasi miglioramento del tenore di vita veniva considerato esclusivamente dopo il conseguimento di una maggiore capacità di spesa.
Tutto ciò, inoltre, era scrupolosamente inserito all'interno di un quadro etico preciso, quasi calvinista, e con l'acuta – anche se non esplicitamente articolata - consapevolezza del significato e del valore di concetti quali senso del dovere, della comunità e del bene comune.
E' lo schema che, sotto i miei occhi fin dal primo giorno di vita, ho assunto a mio riferimento. La differenza sta nel fatto che, rispetto ai miei genitori (e grazie a loro) ho potuto partire da un gradino più alto. Il mio salto l'ho spiccato dalle loro spalle. Identico discorso per mia moglie che, semmai, è molto più rigorosa di me.

Non so esattamente quando questa etica e questo modo di intendere la vita hanno perso appeal, quando sono stati declassati da dignitoso stile di vita a grigia e monotona sopravvivenza degna solo di opachi travet, minchioni e perdenti. 
Intendiamoci, non che un tempo non esistessero altre e più disinvolte declinazioni del concetto di progresso personale, solo che non avevano e non pretendevano di avere tutta la legittimazione, cafona e rapace, che hanno adesso.
Un tempo chi prendeva scorciatoie egoistiche e parassitarie non esibiva questa scelta, poiché la condanna sociale era pronta e scontata e la vergogna un prezzo che non si voleva pagare.
Oggi, scusate la banalità, il sistema è ribaltato. Quando esprimo i valori e le scelte che furono dei miei genitori, e che cerco di onorare, colgo più frequentemente di quanto ritenga accettabile sorrisetti di compatimento e seccate manifestazioni di fastidio.
Vengo definito un noioso integralista, un patetico conservatore, un incapace alla ricerca di giustificazioni per la propria incapacità, un patologico invidioso  del successo altrui.
Non ho voglia di contestare queste grossolane critiche. Chi le proferisce mi è estraneo quanto una forma di vita aliena. Mi sento degradato anche solo nel prenderle in considerazione. Purtroppo non posso liberarmi con uguale disinvoltura delle conseguenze delle scelte espresse da quelle persone, le stesse che hanno buttato in vacca tutto e ci hanno lasciato il conto da pagare.

Tutto dunque si riduce alla contrapposizione tra responsabilità ed edonismo? Non è solo questo, ci sono di mezzo giganteschi interessi finanziari. 
Grazie ai famigerati Chicago Boys ed alle loro istanze neoliberiste, è passato il concetto che costruire e pianificare il proprio futuro è da imbecilli. Molto meglio bruciare le tappe e conseguire traguardi anche al di là delle proprie effettive possibilità. Ed è stato senz'altro così, perlomeno per tutti gli attori finanziari che hanno speculato su questa sorta di allegria programmatica.
E' paradossale che proprio coloro che hanno sempre criticato la socialdemocrazia e le sue ricette economiche e sociali, sermoneggiando che non esistono “pasti gratis”, che tutto, alla fine, si paga, ebbene che proprio loro abbiano costruito un mondo ed un sistema di buoni pasto presunti  gratuiti o, perlomeno, estremamente convenienti.
Grazie all'instaurazione di un regime fatto di crediti accessibili senza requisiti, santificazione della leva finanziaria ed incentivazione di consumi voluttuari, dopo aver nascosto sotto il tappeto dei prodotti derivati e della finanza creativa la tossicità delle strategie perseguite, è passato anche il concetto che la formica è antica, noiosa ed importuna, mentre la cicala è trendy e smart (l'uso dell'inglese è antropologicamente giustificato). 
Si è a lungo vissuti in un eterno presente privo di scadenze e con un domani rimandato a data da destinarsi.
Su di una cosa avevano ragione, alla fine si paga tutto e siccome la pratica seguita è stata dissipatoria ed irresponsabile, ora che il domani è finalmente arrivato, il risveglio corrisponde al proverbiale dopo-sbornia con tanto di atroce mal di testa ed alito fetido.
La domanda è: ci siamo definitivamente giocati il fegato? Non lo so, ma credo che ci convenga dare una risposta negativa.
Tutti, mi pare, sono sconvolti di fronte all'enormità del recupero che ci attende. La sfiducia e lo sconforto minano il nostro morale. 
Io voglio citare un antico proverbio cinese: “anche un viaggio di mille miglia comincia con un passo”.
Se i nostri genitori sono riusciti ad emergere da un dopoguerra di rovine, materiali e morali, a maggior ragione potremo farcela noi, basta recuperare il senso della prospettiva e la fibra morale che abbiamo accantonate perché qualcuno ci aveva convinti che fossero desuete.
Solo una cosa dovremo tenere sempre presente. Dovremo pretendere da noi stessi e dagli altri il maggior grado di integrità possibile. Basta con furbacchioni, parassiti, veline, calciatori, nani e ballerine.      
Non c'è bisogno di fare rivoluzioni, dobbiamo solo non tollerare più i parassiti ed essere pazienti ma determinati.
Come dico sempre, dobbiamo essere cittadini, e non sudditi.

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