mercoledì 13 maggio 2020

Quei cazzoni di volontari


La vicenda del rientro di Silvia Romano mi ha reso molto reattivo perché, avendo operato scelte molto simili alle sue, mi sento particolarmente coinvolto, esasperato e disgustato per ciò che sta accadendo.

Appare piuttosto evidente che la belluinità con la quale si stanno scagliando contro Silvia /Aisha sia il portato di una visione che va oltre la stretta attualità, e che rivela un'aggressione sistematica ad uno schema di valori, oltre che la conferma di una predisposizione ad una millenaria misoginia.

Mi spiego meglio.     Solo nel corso dell'ultimo anno  sono stati liberati tre italiani: Luca Tacchetto, Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti.  Tre uomini e nessuno di loro volontario.  Due erano "solo" turisti, ed uno un imprenditore.

Tutti e tre erano f
initi nelle mani di bande criminali e jihadiste, per periodi oscillanti tra i quindici mesi ed i tre anni.  Sono stati tutti e tre liberati, a suon di milioni, e due di loro si sono pure convertiti all'Islam, però senza tutte le polemiche e la bava alla bocca che vediamo ora su giornali e social.

Ricordo invece che, molto prima, il rapimento, e la successiva liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, in Siria, e Giuliana Sgrena, in Iraq, furono seguiti da identico accanimento e sfoggio di disumano disprezzo e sottovalutazione delle motivazioni delle rapite e della ONLUS per conto della quale operavano Greta e Vanessa, ma non della testata per cui scriveva Giuliana, bastando in questo caso la sua condizione di "comunista del cazzo" a motivare le palate di guano che le riversarono addosso.

A questo punto mi pare che i grandi torti che si attribuiscono a selezionate categorie di sfortunati siano tre:  
- essere donna
- essere volontario e cooperante
- essere di sinistra.

Il primo è di gran lunga il più grave; il secondo è un'aggravante del primo; il terzo è implicito, essendo lo spirito di solidarietà un elemento intrinsecamente "di sinistra", cosa che comprende ogni tipo di "buonista", anche cristiani che danno seguito al loro sentire solidale.

Vi sono diversi elementi che rendono particolarmente sgradevole questo strabismo valoriale, e spesso queste tre discriminanti  si avvicendano nell'ordine di priorità.  Talvolta si viene sbertucciati pure se uomini, però catalogabili "di sinistra".   Si viene insultati anche se si ha il cattivo gusto di limitarsi a morire, senza esborso di denari, come avvenne per Vittorio Arrigoni, ucciso da elementi di una frangia estrema politica palestinese, mentre prestava la sua opera di volontario in quella terra disgraziata, o per Giulio Regeni, il "ragazzino" che ha suscitato le sanguinose attenzioni dei servizi segreti egiziani.
Due "giovinastri" di sinistra che avrebbero fatto meglio a farsi i fatti loro a casa propria, come hanno tenuto a sottolineare i cani che stanno ora ringhiando per Silvia.

Il fatto è che essere donna è un peccato originale irredimibile, e spendersi per gli altri è un affronto per tutti quelli che non intendono farlo, e sarebbe pure un loro diritto disinteressarsene, ma che non intendono assumersi la responsabilità della conseguenza morale che ciò comporta.  Farlo, infatti, renderebbe estremamente scomoda la panca di legno che occupano, per un'oretta, la domenica mattina in un tempio dedicato a un divino che li obbligherebbe ad accudire i bisognosi di ogni specie, ovunque siano dislocati.

Dunque dicevamo, una donna dovrebbe limitarsi a stare a casa e sfornare figli, ma anche prestarsi per gli altri, da volontario e cooperante, essendo evidentemente una "ipocrita voluttà del bene" da tipica Dama di San Vincenzo, ricca ed annoiata, andrebbe attivamente scoraggiato, e infatti, a tale scopo e per desertificare ogni aspetto della faccenda, dopo aver vomitato ogni possibile schifosa illazione sulla persona, si fabbrica ogni tipo di falsità sulle organizzazioni che si avvalgono di quei volontari, ponendo quesiti speciosi o attribuendo, perlomeno prematuramente, responsabilità da indagare, ma spacciate come già interamente acclarate.

Ecco dunque che, mentre Silvia era ancora in transito tra Roma e Milano, già veniva inchiodata alla croce del pubblico ludibrio la ONLUS che la mandò in Kenya, così come a suo tempo un Procuratore della Repubblica diede per certe, ma senza riuscire mai a provarle, schifose complicità tra le ONG armatrici delle varie navi di soccorso e gli scafisti e trafficanti di carne umana che mandavano per mare centinaia di disgraziati che fuggivano da miseria, fame e guerra.

C'è un tanfo in tutto ciò che renderebbe un immondezzaio un salubre sanatorio per tubercolotici.
Sono schifato dall'ipocrisia della gente e degli oscuri manovratori che stanno alimentando questi latrati.

In uno dei numerosi thread che stanno "fiorendo" attorno a questa storia, e che accolgono le più miserabili illazioni, ho letto anche il commento di una bestia in sembianze umane che avanzava l'ipotesi, veramente lui la dava per certa, che vi fosse  complicità tra la ONLUS che ha mandato Silvia in Africa e l'organizzazione che l'ha rapita, per "spartirsi" i soldi del riscatto.    

L'ho bannato subito e spero di non incontrarlo mai di persona, dato che ho sempre odiato pulirmi le scarpe dagli escrementi che mi trovo a calpestare.


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