lunedì 2 febbraio 2015

Ma che accidenti è 'sta satira alla fine?

Nella mia pagina Facebook ho “depositato”, relativamente alla provocazione iraniana del concorso di vignette sulla negazione dell'olocausto, questo commento:

A suo tempo, ho evitato di dichiarare "je suis Charlie" in quanto, pur condannando i terroristi in quanto autori di una mattanza e araldi dell'intolleranza fondamentalista, ho espresso più di una critica su un certo modo di fare satira, che spesso viene confusa con la mancanza di rispetto e considerazione delle altrui sensibilità. Dunque ora sono a posto, posso esprimere la mia critica verso questa provocazione iraniana senza contraddirmi.


Quanti però ora si sentiranno di approvare, per coerenza, questo "concorso"? Quanti si toglieranno il "je suis Charlie" per sostituirlo con un "אני שלמה" (io sono Shlomo)?”



Per essere sicuro di mettermi nei guai, l'ho postato anche nel sito dell'Huffington post, in calce all'articolo che tratta la notizia e, come mi aspettavo, sono stato subito rimbeccato. Un concitato signore mi scrive:


spero che nemmeno uno si tolga il " je suis Charlie," perché sicuramente non hai ancora capito che, un fatto è la libertà di satira, ma un altro fatto, ben più grave, è negare l'olocausto, che siano vignette oppure no. Non è libertà di fare vignette satiriche, in quel caso avrebbero chiesto un concorso per la presa in giro degli Ebrei, e motivi ne potevano trovare tanti, ma chiederlo per l'olocausto è da infami oltre che nazisti, e tu sostenendo quella tesi mi pare che ti contraddici anche molto !!!!!!


Sono ormai un signore d'età e può benissimo essere che io abbia fatto un pochino di confusione, ma non mi pare proprio di aver stabilito gerarchie del male, come mi sembra evidente abbia fatto il mio impaziente critico, casomai il contrario.

Ho replicato cercando di chiarire meglio e ho avanzato l'ipotesi che il succo del mio discorso non fosse stato colto.

Il dibattito su cosa sia la satira e sulla necessità di porvi dei limiti o di non prevederli del tutto è antica e ben lontana dall'essere conclusa, dato che i livelli discrezionali sono enormi e che sono coinvolti aspetti etici, morali, politici e chi più ne ha più ne metta.


Io banalmente parto dalla vecchia, ma sempre valida massima che dice che i limiti della mia libertà sono definiti dalla libertà altrui, e dunque, nel caso specifico, non posso prescindere dalla valutazione comparata dei valori miei e degli eventuali bersagli della mia ironia e mettere a fuoco le componenti del sistema di riferimento che desidero colpire.


Ecco perché sono fermamente convinto che mettere in una vignetta la Madonna a gambe aperte o definire il Corano una "merda" non è satira, è provocazione ed esercizio di una superiorità morale autoattribuita e non dimostrata. 


Satira sarebbe, piuttosto, denunciare le numerose contraddizioni di chi si arroga la capacità esclusiva dell'interpretazione del sacro, smerdare il prete e non il simbolo, ma forse non è abbastanza grossolano da essere compreso al volo.



Anche la sottovalutazione, anzi il “non pervenuto”, del mio disgusto per le tesi negazioniste mi risulta incomprensibile se non vedendolo come strumentale alla manichea confutazione della mia tesi. Ho esternato questa mia valutazione e, ovviamente, sono stato subito rimbeccato ancora più assertivamente con questa straordinaria obiezione:

“chi crede che Charlie, con la sua satira, offende i mussulmani, oppure con vignette sui cattolici, offende tutti i cattolici, di fatto crede che i mussulmani , tutti, e che i cattolici, tutti, sono degli stupidi, e dicendo questo crea un danno culturale immenso... chi vuole capire capisca, Saluti”. Decisamente non mi sono fatto un amico, anche se, considerato il disordine delle sue costruzioni mentali, non posso certo dire di esserne dispiaciuto.


Mi pare del tutto evidente come non sia necessario offendere tutti i cattolici, i musulmani o buddisti o animisti, per mancar loro di rispetto, basta farlo con alcuni di loro, così come per martoriare il popolo ebreo non è stato necessario trucidarne tutti i rappresentanti, è bastato farlo con una bella fetta di loro, e sarebbe stato troppo anche farlo con uno solo. Quello che non mi sembra sia stato capito è che io ne faccio una questione di principio e non di bersaglio. perché altrimenti dovrei dire che la stessa azione è giusta o sbagliata a seconda di chi la piglia in saccoccia. 

Io sono convintamente agnostico, dunque dovrei infischiarmene altamente di come vengono trattati i simboli sacri di qualsivoglia religione, invece ogni volta che vedo certi atteggiamenti noncuranti, o lucidamente offensivi mi arrabbio perché mi metto automaticamente nei panni di chi li subisce. Se qualcuno facesse vignette volgari sui partigiani o su qualsiasi altra cosa cui io tengo in maniera particolare mi adirerei moltissimo. Certo se qualcuno piglia d'aceto per la presa in giro delle sue contraddizioni allora il problema è suo. Una bella vignetta sui preti pedofili non è colpire un valore, ma chi quel valore l'ha tradito e calpestato. C'è una bella differenza.

La presunzione di chi decide unilateralmente cosa è inviolabile e cosa no è mancanza di rispetto e considerazione, e anche arbitrio e prevaricazione.     Quando la riscontro a me girano gli zebedei perché è del tutto evidente che chi la opera si rivolge a chi è devoto, e onesto nella sua devozione, e gli dice: "guarda io con i tuoi simboli mi ci pulisco il culo e vedi bene di non replicare, cazzone fondamentalista". Ne più ne meno.

Però se qualcuno pensa che sminchionare i credenti sia commendevole, dovrebbe non storcere il naso di fronte alla negazione della shoa. Non ci sono principi etici e morali ad assetto variabile, e anche la coerenza è cosa piuttosto esigente sotto il profilo logico. Però bisogna decidersi.

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