lunedì 2 febbraio 2015

Detesto Grillo e i suoi "fiduciari", ma non necessariamente i "grillini".

Chi avesse avuto la ventura di seguire i miei post ed i miei commenti sui social network, e su questo stesso blog, non può non aver visto quanto io sia critico con M5S. Lo sono anche con Renzi e Berlusconi; il primo perché ha devastato un partito al quale, pur tra molte perplessità, avevo dato il mio voto, convinto come ero - che dio mi perdoni - che fosse il compromesso più accettabile tra i miei desideri e lo stato di fatto delle cose, il secondo perché lo ritengo responsabile del tracollo della decenza civica e dello “sdoganamento” delle componenti più retrive della nostra società.     Ma è nei confronti di Grillo che io ho l'avversione più emotiva e implacabile, poiché lo ritengo il dilapidatore di un prezioso sentimento di rivincita morale, lo strumentalizzatore del civile sdegno dei miei concittadini, che mi sono fratelli e sorelle, e con i quali condivido riprovazione e disgusto per lo stato indecente della nostra democrazia.

In realtà penso che Grillo, M5S, “cittadini parlamentari” e simpatizzanti vadano valutati separatamente e che talvolta, anche all'interno delle singole ripartizioni, sia necessario operare distinguo.      Del resto la nascita del movimento, le ragioni per le quali si è verificata e l'ampiezza stessa delle tipologie di matrici culturali e politiche che hanno risposto alla chiamata sono gli elementi di un fenomeno complesso, che non si può liquidare senza distinguere.
Purtuttavia il carisma di Grillo, la sua debordante personalità e il controllo ferocemente leninista che esercita sulla sua creatura rendono questa distinzione faticosa e spesso fonte di equivoci.

Ho potuto “apprezzare” la notevole disinvoltura di Grillo fin da prima che si buttasse in politica, rendendomi conto che la sua forte e impaziente assertività corrispondono alle sue esigenze dialettiche e comunicative e non, necessariamente, alla verità. Come dico sempre, Grillo dice quello che vuole, quando vuole e nei termini più funzionali ai suoi scopi, anche a costo di stravolgere i fatti.       

Grillo non dovrebbe essere il tema centrale, mentre dovrebbe esserlo il movimento, ma non si può comunque prescindere da lui. La sua cifra è messianica, e dunque è difficile essere realmente "laici" se prendi come riferimento la sua creatura, e laddove ci riesci vieni epurato.
Quando esprimo una critica, in genere, i miei numerosi amici “grillini” non mi contestano nel merito, ma si affannano a comparare l'adamantino spirito di servizio dei pentastellati con la disonestà morale ed intellettuale dei politici di lungo corso del resto del panorama politico. Se non sono amici allora mi ritrovo arruolato tra le truppe cammellate dei ladri e dei collusi, colluso a mia volta, che altro se no? Le posizioni verso il movimento sono digitali, on oppure off, e per essere off ci vuole veramente poco.

Superiori qualità morali dunque, ed è incontestabile, ma bastano? E' sufficiente rimanere virtuosi tra ladroni? I grilliani hanno fatto molte proposte nel consesso parlamentare, moltissime condivisibili, e hanno lavorato seriamente nelle commissioni, ma non hanno mai fatto realmente la differenza. Privilegiando la preservazione del distacco morale si sono accontentati di attestare la propria "superiore virtù". Una cosa che fecero anche i radicali, a suo tempo, divenendo incisivi solo quando si allearono con altri per far passare divorzio e aborto, con ciò correndo i rischi che la parte migliore del movimento non vuole correre.

La parte peggiore invece (Grillo, i suoi kapò del “direttorio” e gli occhiuti “commissari politici” accortamente disseminati tra il popolo pentastellato) ha fatto di tutto per assicurarsi che il PD prendesse la piega che ha preso, assicurandosi che le fosche profezie si avverassero, con poco sforzo peraltro visto che il PD ha entusiasticamente collaborato.     Non si fidavano di Bersani? Ne parleremo per anni, rimanendo ciascuno irremovibile nella sua convinzione, ma penso realmente che, per un attimo, ebbero la possibilità vera di gettare sabbia negli ingranaggi, e che vi hanno consapevolmente rinunciato, inseguendo un successo elettorale che, sfrangiandosi il movimento, si allontana ora sempre di più.

Mi sono ritrovato a fare una distinzione precisa tra chi sfodera magari una notevole insofferenza, sgradevole ma sostanzialmente in buonafede, e chi invece è proprio autoritario e fondamentalista, quando non in malafede.    I primi sono tanto disgustati da avere la necessità che la grande bugia di Grillo funzioni e sia vera.       Gli altri hanno solo bisogno che l'universo si conformi alla loro visione, perché non amano la complessità che deriva da un parere diverso.          Io mi sento più vicino ai primi, ma non riesco a nutrire la loro stessa fiducia in Grillo e nella sua creatura.

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