venerdì 1 agosto 2014

Emergenze e presunti rimedi


Lo schema qui riportato riflette solo in parte il mio pensiero.  Per fare un esempio l'art. 85 si presta a più interpretazioni, visto che non prevede esplicitamente la rielezione per due mandati dello stesso Presidente, e contiene la dizione "nuovo Presidente" che può essere intesa in più modi.
Sono conscio pure del fatto che il pannello, così com'è, compendia efficacemente le ansie picconatrici di certa opposizione, dalla quale non mi sento rappresentato, ma sono convinto 
che sia in grado di rappresentare sinteticamente e con una certa efficacia quanto la manovra politica che prese le mosse dalle elezioni del febbraio 2013, e che si è evoluta nelle forme attuali, sia improntata a forzature e disinvolte letture di leggi, ordinamenti e prassi consolidate.

E' da anni ormai che le emergenze e la congiuntura economica (pur reali, senza dubbio) vengono utilizzate per giustificare ogni tipo di colpo di mano ed ogni smantellamento del welfare. A questo punto mi sembra del tutto evidente che, anche senza voler scomodare il famigerato "piano Rinascita" di gelliana memoria, è in atto un disegno generale di forte compressione dei diritti acquisiti, revisione della sostanza generale del rapporto tra componenti del mondo del lavoro e sterilizzazione dei diritti costituzionali della cittadinanza.

Il buon Matteo Renzi sventola sagacemente il suo piglio decisionista e pragmatico, ma finora ha in realtà fatto ben poco, suggerendo che in realtà le tutele e garanzie costituzionali, tuttora sopravvissute ai decennali insulti, unite alla pervasiva azione immobilizzante di una burocrazia soffocante e inaffondabile, gli impediscono, questa è la vulgata, di procedere speditamente lungo la strada delle riforme.   Qual'è dunque la sua risposta? Niente più e niente meno che la declinazione fiorentina del "ghe pensi mi" di berlusconiana fattura.

Ecco dunque che la sostanza strategica dell'azione renziana si sostanzia in due passi a mio parere esiziali per il futuro democratico della nazione.  
Primo: una legge elettorale che non supera il problema dei nominati e che, in un contesto nel quale quasi la metà degli elettori non vota, regala ad una risicata minoranza la possibilità di governare con una maggioranza blindata, mentre i partiti minori sono tali anche in conseguenza della loro consonanza con il partito vincente, più rappresentati nella loro qualità di mosche cocchiere, ininfluenti ed espulsi dalla rappresentanza parlamentare se non graditi.
Secondo: una volta costituita una Camera priva di ogni possibilità dialettica tra istanze differenti, essendo quelle non governative  ininfluenti o assenti, si fa piazza pulita di ogni residuo "disturbo al manovratore" eliminando il bicameralismo perfetto, e quindi l'unico contrappeso rimasto ad un parlamento a questo punto "ornamentale", ristrutturando il Senato in una sorta di country club composto da personaggi a loro volta nominati e dalle prerogative piuttosto incerte.

Si può anche sostenere che in certe occasioni si renda necessario mettere in sella un tiranno o un dittatore, investito dei pieni poteri e non sottoposto a limiti, ma, come la storia insegna, è poi difficile liberarsene e, di regola, i guasti che ripara raramente sono maggiori di quelli che crea.

Abbiamo certo bisogno di fare qualcosa e di farlo urgentemente.  Mi chiedo solo se quello che vuole fare Renzi sia la cosa realmente giusta e conveniente.   Inutile aggiungere che la mia risposta è totalmente negativa.

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