lunedì 8 luglio 2019

Nessuna buona azione rimarrà mai impunita.


Domenica 7 luglio 2019 la lunga parentesi del governo Tsipras è terminata, e la sua fine ha seguito un copione già scritto e inemendabile fin da quando, lasciato da solo in primis dalla sinistra europea, il premier greco ha dovuto scegliere tra varie alternative, tutte terrificanti, che lo avrebbero comunque condotto all'attuale sconfitta.

Ovviamente sui social non hanno mancato di apparire, in proposito, le più vendicative e malignamente soddisfatte considerazioni dei vari e numerosi detrattori di Tsipras, le più tossiche delle quali non inaspettatamente, perlomeno per me, provengono dal sempre prolifico settore della sinistra sovranista e populista, così cruda e implacabile nella sua visione nitidamente geometrica, impregnata di quell'ineluttabilità così consolante da contrapporre alla complessità insoddisfacente e contraddittoria di una realtà che si ostina a non collaborare.

Tra i vari commenti malignamente, e lunarmente, soddisfatti, ho colto quello di una compagna che a suo tempo aderì ad un movimento politico di cui in passato fui perfino dirigente - che dio mi perdoni - e dal quale sono fuggito non appena ho capito dove ero capitato.   Eccola la sentenza, notevole nella sua olimpica indifferenza per le implicazioni reali della situazione così esaminata (sic!):

Tsipras , traditore della patria, ha avuto una bella lezione . Sicuramente ora la Grecia non starà meglio ma , almeno, i greci, che hanno versato lacrime e sangue, hanno dato a lui e alla Troika la risposta che meritavano.


Che bella cosa sarebbe se tutto fosse così geometricamente nitido e meccanicistico come appare in certe lapidarie condanne. 

Tsipras venne lasciato solo a gestire un'arrembante Alba Dorata da una parte, una famelica Troika dall'altra e sul terzo lato di un triangolo maledetto... un bel cazzo di niente, perlomeno nulla che andasse oltre generiche invettive e sbrigative condanne.

Molti richiamano, per sottolineare la presunta infingardaggine dell'ora ex premier greco, la figura di 
Varoufakis, il quale non se la sentì di fare il lavoro sporco che si apprestava a svolgere Tsipras e che poté permettersi di sfilarsi dalla pesante responsabilità di decidere del futuro della Grecia e del suo popolo perché era solo un comprimario la cui presenza, pur importante, non era fondamentale, tanto è vero che se ne andò senza causare altro che una leggera increspatura, persa in mezzo ai marosi di una scena agitata.

L'elegante Yanis se ne andò per non collaborare ad un ricatto sostanzialmente, pragmaticamente e funzionalmente inaggirabile, date le condizioni di effettivo e blindatissimo isolamento della Grecia, abbandonata da tutti, a cominciare dalla sinistra europea in tutte le sue pittoresche gradazioni di
rossitudine.
Anni dopo, sfoderando un pragmatismo di cui prima non vi era stata alcuna traccia, invitava a votare Macron, nientemeno.



L'unica cosa, nelle condizioni date, che avrebbe potuto fare Tsipras per sottrarsi al ricatto teutonico, sarebbe stata di aderire alla proposta di Putin di trasferire la Grecia nell'orbita Russa, grazie all'assegno che Zar Vladimir era, forse, pronto a staccare. 

In pratica si trattava di passare da una sudditanza all'altra, ma mettendosi al centro di un conflitto politico e geostrategico del quale ne avrebbero fatte le spese, ancora una volta, i greci.

Alla fine Tsipras fece la sua scelta, il lavoro sporco di cui sopra, e lo fece sapendo benissimo ciò cui andava incontro, tra cui, ma molto in fondo al novero delle priorità, la sbrigativa condanna di compagni che hanno le idee chiare su tutto, tranne che sul campo delle effettive potenzialità e opzioni delle situazioni reali, ovvero della dimensione dialettica della realtà.

Oggi la Grecia, che nel frattempo non è divenuta una dittatura nazionalsocialista ed ha affrontato il disastro pagando un prezzo salatissimo, emergendone con alcuni risicati e insufficienti miglioramenti, riconsegna il governo agli stessi borsari neri che hanno creato il disastro e che hanno sulle mani, loro e non Tsipras, il sangue e le sofferenze di un popolo intero.

Varoufakis, il nobile non collaborante, ha il pedigree intonso.. e gira inutilmente nei consessi internazionali a proporre una creatura, DiEM25, viva per un pelo e solo grazie ad un accanimento terapeutico privo di reali conseguenze.

Tsipras ha gestito quello che poteva come poteva, ed ora paga, ed è giusto che sia così. Non esistevano reali alternative al suo governo, perlomeno che non sbandassero seccamente alla destra estrema

L'incendio è domato, ma il fuoco cova ancora sotto alla cenere e la casa è un disastro. Mi viene in mente quel capitolo de I Fantastici Viaggi di Gulliver nel quale il protagonista spegne l'incendio del palazzo dell'imperatrice lillipuziana pisciandoci sopra. Tutti sono soddisfatti dello scampato pericolo... ma Gulliver diventa immediatamente persona non grata.   


Il popolo è sovrano e si è espresso. Questa è la democrazia e noi dobbiamo solo prenderne atto, insieme al fatto che la persona umana è normalmente di corta memoria e poco avvezza al pensiero complesso.

Comunque la Grecia si avvia a peggiorare nuovamente e alla svelta e, checché ne dica la malignamente soddisfatta lapidatrice del tragico Tsipras, la Troika non ha avuto la risposta che meritava, ma esattamente quella che desiderava.

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