In questo
disgraziato paese potrebbe concretarsi, alle prossime elezioni
politiche forse imminenti, la possibilità di un monocolore
fasciolegaiolo.
Questa
eventualità, confermata continuamente dai sondaggi, potrebbe
inverarsi nonostante l'oggettiva impresentabilità rodomontesca di
Sua ferocità Salvini e la sicumera bullesca delle sue
indimostratissime accuse a chiunque gli si opponga.
Altri elementi che
dovrebbero ostacolare quella eventualità sarebbero:
- il continuo affiorare di scandali personali e partitici riguardanti la Lega ed i suoi rappresentanti/militanti;
- l'ipotesi di possibile alto tradimento nell'affaire russo, con la tentata e, pare, mancata vendita di una futura influenza del Cremlino su un governo italiano con componente leghista;
- la vicenda dei famosi 49 milioni, convenientemente rateizzati ed ora magicamente rielaborati a 18,5 milioni, nel bilancio del partito, grazie all'escamotage dell'attualizzazione del debito, così da poter rivendicare, quando la memoria si sarà un po' appannata, un danno meno grave all'erario;
- il passato irredentista, per così dire, del mangiatore di nutella, oggi impavido patriota italico che però fino a poco tempo fa non si sentiva rappresentato dal tricolore, quello che Bossi voleva bruciare;
- il continuo tracimare di Sua Ferocità il Capitano oltre i propri poteri ministeriali e in supremo spregio di leggi, Costituzione e istituzioni;
- l'invereconda esibizione di fastidio per l'autonomia, costituzionalmente garantita, di un potere indipendente come quello giudiziario, salvo quando rateizza ad ottant'anni la restituzione del maltolto ovviamente, avendo già manovrato efficacemente per accorpare quelli legislativo ed esecutivo, perlomeno sul piano pratico e funzionale.
Nonostante il
profilo sostanzialmente eversivo di un segretario politico privo di
vergogna e ritegno, oltreché profondamente incolto, e la sostanziale
mancata attuazione di ogni promessa elettorale, neanche sul fronte
del contrasto all’immigrazione, che è risultato molto mediatico e
poco effettivo, la presa che Lega e Salvini hanno sull’elettorato
sembra salda e in continua progressione, e viene da chiedersi il
perché di cotanto autolesionismo da parte del corpo elettorale.
Non saprei
esattamente cosa rispondere, salvo che la competizione elettorale, e
con essa la dinamica politica in senso lato, risultano
irrimediabilmente sabotati dalla mancanza di una componente
autenticamente di sinistra, vitale e propositiva, rendendo di conseguenza il
funzionamento della democrazia, in quanto sistema, parziale e
sbilanciato.
Ma in realtà
penso da tempo che vi sia anche una componente umorale e preconscia,
intrinsecamente irrazionale. Si tratta di quello che Alberto Ronchey
nel ‘79 definì fattore k, ovvero un anticomunismo
viscerale in servizio permanente effettivo e che identifica quale devastante piaga biblica tutto ciò che è appena un
micron più a sinistra di una blanda interpretazione di una
socialdemocrazia à la façon scandinava, rendendo immediatamente
congrue e adeguate le contromisure da attuare per sottrarvisi, anche
le più irrazionali, controproducenti e disastrose.
C’è un pensiero
che espresse Jeff Sparrow e che così spesso, e
inutilmente parrebbe, citiamo su Facebook, che dice:
Tutto quello che ci faceva paura del comunismo – che avremmo perso le nostre case e i nostri risparmi, che ci avrebbero costretto a lavorare tutto il tempo per un salario scarso e che non avremmo avuto alcuna voce contro il sistema – è diventato realtà grazie al capitalismo.
La Lega,
ne sono convinto, non potrà che condurci al disastro,
una sorta di 8 settembre 2.0 quale ineluttabile punto
di arrivo di una gestione prona ai desiderata del grande capitale,
avventurista e profondamente antipopolare, ancorché spiccatamente
populista, ma a dispetto di questo pare che tutti i suoi entusiasti
sostenitori si facciano un punto di onore di non esaminare il
significato di quella citazione.
Quando scoppia un
incendio, o si scatena il panico, magari immotivato, la folla scappa
senza farsi troppe domande e in genere sospendendo la propria
razionalità.
Si scappa, che la
minaccia sia reale o fraintesa, imminente o solo potenziale, e lo si
fa scavalcando corpi, colpendo selvaggiamente chi ingombra la via di
fuga, non di rado mettendosi in trappola da soli, infilandosi in
vicoli ciechi o varchi troppo esigui rispetto alla calca di lemming
terrorizzati che sgomita per mettersi in salvo.
Quasi sempre in
quelle occasioni i danni più consistenti e le vittime più numerose
sono la conseguenza del panico, e non della minaccia che lo ha
scatenato.
Tornando alla
realtà che ci circonda, mi sembra assolutamente chiaro ed evidente
che la minaccia che sta servendo la vittoria sul
proverbiale piatto d’argento al prode Salvini è al momento del
tutto al di fuori delle umane possibilità.
Non esiste un
forte partito comunista, trinariciuto, depositario del
favore delle masse e in procinto di instaurare una dittatura
del proletariato, dunque la propaganda legaiola. e del
suo portatore d’acqua grilloide, è del tutto priva di
fondamento e verosimiglianza, ma funziona.
Funziona perché
siamo un paese di evasori fiscali e sudditi che si
accoccolano tra le gambe del potente, assiso al suo desco, sperando
che qualche briciola rotoli giù fino a loro, ben consci di quel
proverbio che dice che è il chiodo che sporge quello che viene preso
a martellate.
Funziona perché
preferiamo prestare orecchio ad una minaccia inventata che prendere
atto di quella che ci sta martirizzando, dunque è colpa dei
comunisti, dei negri, dei terroni, dei Savoia, delle zecche buoniste,
dei sindacati rovina dell’Italia, dell’Euro e dell’Europa,
della Francia, della Merkel, del sempre disponibile PD, dei professoroni, di chiunque, basta che sia altro da noi.
Nel frattempo i
nostri veri carnefici, i vari capibastone della finanza globalizzata,
con il loro ristretto esercito di bonzi, servitori e picciotti,
dispongono a piacimento delle nostre vite e del nostro futuro,
asservendoci ai meccanismi che consentono loro di incassare gli
spropositati introiti provenienti dalle loro speculazioni.
Dunque, e alla
fine, preferiamo dare in appalto il nostro futuro a degli arroganti
ciarlatani i quali, rassicurandoci su un presunto pericolo, che comunque
non corriamo, ci conducono ad un disastro annunciato, spogliandoci di
ogni diritto e tutela.
Qualsiasi cosa pur di non morire komunisti.
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