venerdì 6 aprile 2018

Parigi, e Palazzo Chigi, val bene una messa?

In questo articolo, di cui raccomando la lettura, Aldo Giannulli elenca puntigliosamente le ragioni per le quali si è allontanato da M5S, che poi sarebbero le identiche ragioni che mi hanno sempre fatto diffidare del Movimento, ragione per la quale non mi ci sono mai avvicinato, dato che quello che viene sottolineato nell'articolo, a mio avviso, è sempre stato ampiamente prevedibile.

Il problema però, a questo punto, è che un terzo dell'elettorato attivo (in realtà un più modesto quinto degli aventi diritto al voto) quel Movimento l'ha votato, e non sono bruscolini.  




E' vero che non basta per costituire un governo stabile e al riparo da brutte sorprese, ma rimane il fatto che M5S è una parte importante e rappresentativa della politica italiana, e allontanarsene - o sottolineare la propria distanza - può risultare interessante, e solleticare l'autostima di chi indulge, come il sottoscritto, in fatali io l'avevo detto, però non aggiunge, o toglie, nulla al fatto che siamo malamente INCARTATI.

M5S intercetta un terzo dei voti, il centrodestra - non troppo unito - fa un pochino meglio, il PD, sconfitto assoluto della consultazione si piazza come secondo partito italiano, pesando un pochino di più del secondo vincitore morale, quel Salvini che non sa proprio come uscirsene dal suo personale pantano strategico.


Un dato politico importante discende dal fatto che, in tutto questo, la componente di sinistra risulta non pervenuta, e si tratta di un elemento che, a prescindere dalle proprie convinzioni e dalla responsabilità che ha la sinistra stessa nella sua latitanza, disegna un contesto squilibrato e intrinsecamente in debito di democrazia, dato che in un dibattito oggettivamente già complicato viene a mancare una parte importante del contributo dialettico.


Un vero e proprio stallo alla messicana, o  mexican standing, per chi preferisce le etichette fighe, che per essere superato necessiterebbe di un'attitudine che, nel nostro paese, si è persa da tempo, ovvero la capacità di fare politica, di ascoltare e arrivare a sintesi operative proficue e oculatamente finalizzate.


Oddio, in verità il Movimento, in consonanza con le critiche di Giannulli, sta dimostrando di avere una forte attitudine, più dei suoi concorrenti comunque, per un realismo politico di alta scuola democristiana.    Lo dico in senso tecnico, ma anche politico in fondo, dato che la defunta DC fu essenzialmente una federazione di famiglie politiche che spaziavano dalla destra alla sinistra, ma con uno scarroccio costantemente verso destra.


Molti rimproverano, qui sui social, a Di Maio una improvvida arroganza, dato che pone condizioni a tutti pur avendo bisogno di robusti aiuti per portare a casa gli obiettivi dichiarati, costi della politica innanzi tutto, ma il buon Luigi non è realmente arrogante, sta solo mettendo i ferri in acqua per contestualizzare e giustificare l'esercizio di un realismo politico che deve superare i punti fermi. morali e moralistici, sui quali M5S ha costruito la propria narrazione e la propria fortuna. 

Dal mai, per nessuna ragione (e se dovesse avvenire, teoricamente, dovrebbero fioccare le dimissioni), con i collusi e gli indagati, si passa, ora che il fatale destino si è rivelato così scomodo e indefinito, al recedere dai propri bellicosi propositi senza darlo troppo a vedere.

Scatta dunque il modus operandi del pragmatismo politico e si diventa possibilisti, al punto che Lega e PD per me pari sono, e li si investe della responsabilità di fare il gioco di M5S, senza che questi debba compromettersi richiedendolo esplicitamente.


E visto che ci siamo, e che si presenta la possibilità di farlo, perché rinunciare a gettare manciate di sabbia nei meccanismi della concorrenza?  Perché non infilare punteruoli nei punti di giunzione, nel PD, tra un renzismo aventiniano e la sue flebile opposizione interna, più possibilista?  Perché non soffiare sulle braci del fuoco che minaccia di divorare la coesione di un centrodestra diviso tra un Salvini in grande spolvero e un anziano pregiudicato che mastica amaro?

E' vero che la realpolitik in salsa postideologica grilliana stride con la sua veste originaria, tutta vaffaday e dimissioni, tutti a casa, ma come ci insegnano le vicende indecorose delle comunarie genovesi l'elettorato pentastellato è tanto intransigente con gli altri quanto è indulgente con i suoi, e certo saprà convivere con soddisfazione con tutto ciò che il fatal destino renderà necessario fare, riservando ad altri soggetti la responsabilità di tutto ciò che risulterà indigeribile o non si riuscirà a fare.

Insomma, la ricreazione è finita e si torna su modalità più da prima repubblica che da terza, e forse, vista la messe di orrori della seconda, potrebbe essere pure un affare non così tremendo, se ci si accontenta.    

Una cosa però è chiara: 


M5S è qui per restarci.    

Sta dimostrando una capacità di adattamento che è propria degli organismi destinati a sopravvivere a lungo.


Prima ero preoccupato, ora sto organizzandomi per la rassegnazione.


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