martedì 6 marzo 2018

The day after



Lo dico subito a chi sta leggendo queste righe: non saranno considerazioni gradevoli le mie, soprattutto se si condivide il mio sentire politico.
Il mio stato d'animo, mentre scrivo, è plumbeo.  Spero che in futuro possa risollevarmi dallo sconforto che provo, ma ora le cose stanno così. 

Credo che le elezioni svoltesi il 4 marzo rimarranno nella storia quale punto di svolta, in una misura che forse apprezzeremo compiutamente solo guardandole da una certa distanza.    Ora è piuttosto il momento dello stress post-traumatico e dell'instabilità del proprio sentire, per chi ha visto frustrate le proprie aspettative mentre, naturalmente, chi ha fatto il pieno di voti si gode la sua vittoria, e solo tra un po' si renderà conto che quella vittoria è largamente morale.

Grazie alla natura del sistema Rosatellum, infatti, nessuno potrà esprimere una maggioranza abbastanza robusta da sostenere un governo capace di mettere a segno i propri punti di programma senza compromessi variamente insoddisfacenti o senza alleanze, sostegni esterni, o altri fantasiosi marchingegni parlamentari, magari escogitati all'uopo, che faranno storcere il naso ai propri elettori, quelli duri e puri, o perlomeno quelli dotati di senso critico.

Ma queste sono considerazioni che riguardano chi ha vinto, ed io non sono certo tra di loro.   No, io contemplo le macerie, e mentre lo faccio passo da velleitari propositi di rinascita a corrosive prese d'atto di realtà oggettive, e sono queste ultime a farsi largo con maggiore, e sgradevolissima, efficacia.

Lasciate che mi spieghi svolgendo prima tre considerazioni di base:
  • Il PD che di sinistra non lo è più da tempo, mette a segno il peggior risultato della sua breve storia, dimezzandosi rispetto allo sbandierato 40% delle europee e molto sotto al risultato del suo esordio veltroniano;
  • LeU, che giocava le sue carte sul fatto di non essere Renzi, puntava alla doppia cifra e ottiene solo una presenza in Parlamento, e pure di stretta misura;
  • PaP si compiace di aver segnalato la propria presenza, ma non consegue neanche i livelli minimi di RC, che ne costituisce l'ossatura organizzativa.

Non mi interessa qui esaminare le ragioni di questa debacle, che ai miei occhi sono piuttosto evidenti peraltro, e non mi interessa perché il dato importante è in realtà un altro, ed è che il popolo italiano, in gran parte, si è espresso in favore del populismo in varie gradazioni di destra, e in quella categoria ci metto anche M5S, che ormai molto chiaramente si è attestato su posizioni che appartengono al centro liberale e liberista, con molte sovrapposizioni col sentire leghista sull'immigrazione e argomenti collegati.

Quell'offerta, dichiaratamente o oggettivamente, di destra e centrodestra ha anche inciso sull'astensione, attesa al 34% e poi fermatasi al 25% (che costituisce in ogni modo una sconfitta del civismo in questo paese, comunque la si voglia mettere), e questo mi impone amarissime riflessioni ed una domanda devastante:

questa è ancora la repubblica nata dalla Resistenza?

La sinistra potrà anche capire la natura dei suoi errori, se si metterà d'impegno - e non è scontato - ma quello che avrà da dire sarà capace di penetrare nella coscienza e nel sentire di persone che hanno privilegiato una visione darwiniana della società e che hanno della solidarietà una concezione familiare o etnica?

Io credo che sia cambiato il paradigma culturale del nostro paese e che sia appena cominciata, dopo il lungo crepuscolo berlusconiano, una notte, che sarà fredda e lunghissima, durante la quale quello che la sinistra avrà da dire sarà in larga parte inascoltato, perché il popolo sovrano ha fatto la sua scelta, ha privilegiato altri valori e a noi non resta che prenderne atto.

Questa notte durerà fino a quando la scelta populista non avrà espresso tutto il male che può esprimere, motivando quel popolo a optare per altre proposte quando le contraddizioni che porta non potranno più essere celate dietro alle narrazioni che l'hanno propiziata.

Non sto disprezzando il responso elettorale, perché io credo nel sistema democratico anche quando non posso compiacermi del risultato.  Devo dunque accettarlo, però credo che quel responso metta in pericolo la nostra democrazia per le prassi che sta sdoganando.      

Ne devo prendere atto, come devo prendere atto dell'inconsistenza della parte politica cui appartengo.   Sono sempre stato dalla parte della minoranza in questo paese, ma è la prima volta che mi ritrovo prossimo all'estinzione.    Non ho più voglia di coltivare illusioni.

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