venerdì 2 marzo 2018

In politica niente è così apprezzabile come una memoria corta. (J.K. Galbraith)

M5S ha presentato una possibile squadra di governo composta da persone prive di un passato ingombrante, perlomeno fino a prova contraria, e con profili professionali di qualità e coerenti con i dicasteri che andrebbero ad occupare.
Una iniziativa intelligente e funzionale alla rivendicazione pentastellata circa la propria diversità rispetto agli altri partiti.

Quello che è stato presentato, però, è sostanzialmente un governo tecnico, e i paesi non vengono governati dai tecnici, bensì dalla politica.

L'ultimo governo tecnico che abbiamo avuto, quello montiano, ha in realtà agito sulla base esclusiva delle direttive politiche di una ideologia neoliberista applicata draconianamente ed approfittando di un momento di profonda crisi, con i risultati, poi mantenuti dai successivi governi PD, che sono sotto gli occhi di tutti.

La natura tecnica del possibile governo pentastellato, senza una dimensione politica retrostante, non sarebbe di per sé sufficiente a qualificarne il lavoro, perché le soluzioni tecniche possibili sono molteplici e le differenze tra un'opzione e l'altra risiedono nei risultati di lungo periodo che conseguono e nella distribuzione, a livello sociale, degli effetti e del peso delle azioni intraprese.

Un tecnico attua, con diversi livelli di efficienza, le direttive politiche che governano il suo agire, e qui, perlomeno ai miei occhi, casca l'asino, perché la dimensione politica del Movimento, che rivendica una natura post-politica di superamento dei concetti di destra e sinistra, in realtà volge il proprio sguardo politico proprio a destra, come del resto quella sua rivendicazione, che fu  già della cosiddetta maggioranza silenziosa, segnalava già fin dall'inizio del suo percorso.

Il Movimento, forse molti se lo sono dimenticato, nacque come forza antisistema e deputata a piombare sul Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno, con accenti che, personalmente, mi ricordavano le parole mussoliniane sulla aula sorda e grigia ed il suo destino di bivacco per i manipoli, evitato solo provvisoriamente e grazie alla sprezzante benevolenza del minaccioso oratore.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti.  Il Movimento, alla fine, non mangerà tonno. Di Maio, il suo capo politico nella definizione del Rosatellum, ha passato gli ultimi mesi a rassicurare assemblee confindustriali, consessi europei (difatti l'antieuropeismo è nel frattempo andato quietamente in soffitta) e inquilini della Casa Bianca.

Il Movimento rassicura gli italiani circa l'afflusso degli immigrati, si astiene sullo ius soli, accoltella alle spalle, per interposto magistrato, le ONLUS che agiscono in mare e strizza l'occhio ai no-vax.

Sviluppatosi mantenendo funamboliche posizioni su ogni argomento sensibile, raccogliendo consensi sia a destra che a sinistra, vede ora che la ciccia sta a destra, dove le pretese sono più semplici, e si attrezza di conseguenza.

Anche il padre nobile di M5S, il vulcanico Grillo, emerge dal suo buen retiro per dirci che il tempo dei vaffa day è alle nostre spalle. Grazie Beppe, ce ne eravamo già accorti.

M5S è organizzato per andare al governo, e una volta che vi sarà, eventualmente, arrivato avremo il taglio degli emolumenti ai parlamentari, come tutti si aspettano, ma anche l'instaurazione di un esecutivo sostanzialmente di destra, magari non quella becera di Salvini, ma certo quella moderna ed europea, ed oggettiva, di Macron.    Il tutto dietro l'etichetta unificante della moralizzazione del paese, e come si fa ad essere contrari ad una cosa del genere? Non si può, dunque tutto il resto verrà di conseguenza, come l'intendenza napoleonica. O no?!
Non è che un governo di destra moderata sia il male assoluto, ma neanche una soluzione adeguata ai nostri problemi e certamente non è quello che mi auguro .

Mi chiedo spesso cosa motivi i miei molti amici, già di sinistra, a rimanere convinti sostenitori del Movimento.   Forse, e semplicemente, non riescono a riconoscere di aver preso un grosso abbaglio, una cosa comune, nel campo della sinistra.

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