martedì 9 marzo 2021

Il passato aumenta e il futuro diminuisce. (H. Murakami)


Ho recentemente postato su Facebook un commento sul "presidio" dei portavoce delle Sardine al Nazareno, una sorta di soccorso, che si vorrebbe esterno, al recupero di una centralità operativa del PD e del concetto di "centrosinistra", visto come elemento progressivo della società, mentre è invece del tutto palese che quel partito e quella formula politica si sono fatti araldi e cu
stodi dell'involuzione liberista e del superamento, che questa comporta, dei canoni della democrazia, rappresentativa o diretta, in favore di criteri oligarchici basati sulla ricchezza, comunque questa viene conseguita.


Il fenomeno delle "
sardine" nacque inaspettatatamente, e altrettanto inopinatamente riuscì a contendere con grande successo a Salvini il monopolio della piazza, smontando con efficacia la sua pretesa di rappresentare la totalità, o giù di lì, del popolo italiano, nientemeno.

Si trattò di un fenomeno politico di prima grandezza, per quanto non agevolmente catalogabile, che avrebbe meritato, da parte della sinistra radicale quantomeno una seria analisi, mentre invece venne immediatamente e sdegnosamente catalogato come "
truppa cammellata" al servizio del PD, e quel presidio fuori del Nazareno sembra aver dimostrato la giustezza del disdegno iniziale, mentre invece si tratta di un esito non necessariamente scontato, ma attivamente facilitato da una diffidenza aprioristica che evidenzia una sostanziale impotenza progettuale.

Come ho scritto nel mio post,
 posso anche convenire che Mattia Sartori sia sempre stato un dem in incognito, ma dato che nel frattempo il Partito Democratico ha continuato ad evaporare, contraendosi progressivamente nel favore elettorale, non credo proprio che quelle migliaia di persone, quelle "sardine" fossero proprio tutte "organiche al PD", perché altrimenti ora le cose sarebbero messe diversamente, e il PD non si vedrebbe tallonato da FdI e da questo sopravanzato, secondo il sondaggio trasmesso dal Tg La7 la sera dell'8/3 scorso.

Sarebbe valsa la pena di lavorarci un po', ma certo ci sarebbe stato bisogno di una forza di sinistra in grado di intervenire, con una visione ed una strategia, con il desiderio di ascoltare le masse, non di farsi ascoltare da queste.
Vi fu invece chiusura totale e aprioristica, ideologicamente ineccepibile, ça va sans dire, dagli stessi che, magari, avevano indugiato su onanistiche considerazioni sulla "sostanziale" natura di sinistra di M5S.


La verità è che è stata un'occasione persa, e lo è stata prima di tutto perché ciò che esiste a sinistra, in larghissima parte, si aspetta che le "
masse siano già belle pronte" ad una chiamata alle armi, partendo dal presupposto che quelle masse siano composte sostanzialmente da "attivisti in nuce" che devono solo essere risvegliati.

Che la proposta di cui sono latori i numerosi corpuscoli di sinistra rispecchi effettivamente la situazione o costituisca la risposta alle aspettative dei "
risvegliati" é il più delle volte un assioma non indagato, perché essendo detentori del giusto pensiero saranno eventualmente, ed opportunamente, le masse a "sbagliare".

Latita la capacità di assumersi la responsabilità di includere nella propria analisi tutto ciò che ha reso l'azione politica un esercizio di geometria su di un solido rimasto sulla scansia della storia.

La fabbrica fordista è cambiata profondamente, ed è prossima a scomparire.
La struttura del lavoro è mutata a sua volta profondamente, e conta su quote di intervento umano differenti e in progressiva contrazione.
Gli elementi di natura ambientale ed ecologica sono ormai inaggirabili e contraddicono gli elementi base della passata prassi politica, come la difficile convivenza tra diritto alla salute e diritto al lavoro nella città di Taranto dimostra.

In un quadro così mutato molta sinistra "va sul sicuro", non affronta le contraddizioni e le sintesi perigliose che ne discendono, e propone battaglie incomprensibili, quando va bene, come fece PaP proponendo quella sul 41bis, in piena campagna elettorale, con famiglie intere che passavano l'ultima settimana del mese a tirare la cinghia.

Le Sardine erano una fetta di popolazione che aveva voglia di mobilitarsi, un fenomeno che si credeva estinto.  
Sarebbe valsa la pena di aprire un canale, non di "prendere la testa del corteo", come pure qualcuno tentò di fare, provocatoriamente però e causando non inaspettati irrigidimenti.

Non si è fatto però neanche questo, si é deciso che erano tutti dei garbati borghesucci in attesa di tesserarsi col PD. 
Poi è arrivato il Covid, e la nicchia ecologica del movimento, la piazza, è diventata inagibile.
Oggi le Sardine sono solo i loro portavoce, e le inclinazioni personali di questi ultimi non ci dicono e neanche rappresentano molto, in fondo.

Sotto al mio post a un certo punto compare questo commento:

"...che ci facciamo con il PD? Io nel 77 ero a Bologna mentre Francesco lo Russo veniva ucciso. Radio Alice, ricordi? Certo che siamo pronti alla chiamata. Se è x questo io sogno una chiamata che mi faccia sentire orgoglioso di essere comunista. Il PD era diventato il mio nemico!! Per un incidente in moto sono disabile a 279 euro al mese. Mi hanno tolto mezzo polmone. Chi mi dava da vivere? La chiesa. C'era anche Casa Pound ma piuttosto morivo di fame. Chi mi ha dato il reddito di cittadinanza? I 5S e la Lega. La Lega porco cazzo!!! I pochi operai rimasti hanno in tasca la tessera CGIL ma votano Lega. Perché?"

Il mio interlocutore è evidentemente ed effettivamente un "attivista in quiescenza", come me del resto, ma non appartiene ad un esercito numeroso, questo è ciò che non viene compreso dai gruppi dirigenti dei partiti e movimenti comunisti che stanno tutti più o meno quietamente scomparendo, atomizzandosi.

Comunque io col PD non ci faccio proprio nulla, poco ma sicuro. Non è più neanche un partito blandamente socialdemocratico; potrei avere la stessa concordanza che ho con Forza Italia, cioè nulla.
Non credo neanche che possa mai riscattarsi e tornare sui suoi passi, dato che di occasioni ne ha avute e le ha sempre sdegnosamente rifiutate, contro i suoi stessi interessi peraltro, perlomeno a giudicare dai sondaggi.

Lega, M5S e quella parte di destra che ama definirsi sociale fanno cassa elargendo aiuti di cui non vi sarebbe bisogno, se avessero una politica di reale sostegno per il lavoro, i servizi ed il welfare.
Non possiamo certo fare a meno del Reddito di Cittadinanza, proprio nell'anno della paralisi pandemica, ma proporre unicamente sussidi significa perseguire il consenso rinunciando ad incidere sugli assetti che li rendono necessari, mettere un cerotto dove ci sarebbe bisogno di una cura e di una guarigione.
Molte persone votano Lega e M5S perché solo da lì arriva loro qualcosa, e non si può rimproverare ai naufraghi di aggrapparsi a tutto ciò che galleggia.

Quello che la stampa chiama "novello Piano Marshall", quella pioggia di miliardi comunitari che dovrebbero rimetterci in piedi, è ciò che viene spacciato come una sorta di nuovo corso che dovrebbe, traendoci fuori dalle secche pandemiche, anche consentirci di rinnovarci come Paese, finanziando un ammodernamento delle strutture e dei processi che preluderebbe ad una specie di riedizione del "boom economico", sintonizzato sugli imperativi ambientali, visti però come fonte di reddito, non come problemi di conservazione di un habitat vivibile.

Quei miliardi sono sottoposti a contropartite di natura organizzativa e strategica, elementi normativi che assicurino la transizione ad un liberismo non più temperato da garanzie costituzionali, un assetto nel quale il profitto prevale, scalzando dal vertice valoriale la preminenza dei diritti individuali, sociali e politici.

Questo disegno ha ottime chanches di vittoria, perché non c'è nulla in grado di opporsi che abbia un adeguato peso specifico, e costituisce un bel pezzo di legno cui aggrapparsi, secondo l'immagine dei naufraghi di cui sopra.

Le Sardine avrebbero potuto essere un ottimo punto di partenza, un ingresso in un ampio settore di popolazione che non ha un grado elevato di cultura politica, perché allevata nel disprezzo e nella diffidenza nei confronti di ciò che attiene alla politica, o da questa disgustati, da cui l'accentuazione, reiterata e un poco ridicola nella sua ingenuità, di una disposizione antipartitica vagamente grillesca che ha subito irrigidito la sinistra radicale.

Un'occasione persa, come dicevo, e proprio quando sarebbe stato particolarmente necessario acchiapparla al volo.

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