lunedì 4 giugno 2018

Per poter agire nel modo giusto è necessario vedere la realtà esattamente per quella che è. (Björn Larsson)

Scrivo questo articolo riciclando una risposta che, su Facebook, ho dato ad un mio contatto che ho classificato, a mio uso e consumo, quale compagno grillino, anche se lui protesta continuamente di non aver mai votato M5S.

La cosa sarà anche vera, ma non incide poi molto sul fatto che è pervicacemente impegnato a promuovere un avvicinamento tra la sinistra, in senso lato, ed il Movimento, producendo, copiosamente, post all'insegna di quesiti retorici che vorrebbero indurre risposte obbligate.   Non gli rimprovero l'intento, anche se non lo condivido.  Semmai trovo fastidiosa ciò che non posso definire altro che un'ambiguità di fondo.

Comunque sia, la domanda del giorno, di più giorni in realtà, è:


SONO GLI ELETTORI CHE SBAGLIANO?

Una domanda che riflette abbastanza bene una delle linee di difesa più praticate dal Movimento nei confronti di chi gli rimprovera la sua alleanza (che tale è, anche se gli interessati preferiscono chiamarla Giuseppe Contratto) con la Lega.

Dopo un acceso dibattito, contrappuntato anche da una puntuale assaltatrice pentastellata che nutre pochissima stima per il mio raziocinio e per la mia onestà intellettuale, si finisce, come da progetto, a parlare più delle colpe della sinistra che dell'ambiguità pentastellata, e in fondo questo rivela la debolezza di fondo, che è l'inesistenza della sinistra in quanto alternativa praticabile.

Alla fine si arriva al dunque, cioè al fatto che le urne hanno parlato, e anche piuttosto chiaramente, per quanto riguarda gli orientamenti perlomeno, mentre come abbiamo visto per il governo è stato più faticoso.
La realtà è effettivamente questa: M5S e Lega hanno fatto il pieno di voti, e ora con questa cosa dobbiamo farci i conti.

Ricordo che mio nonno Luigi, uomo che rispettavo tantissimo, diceva: 
quando piove, o apri l'ombrello, o ti bagni. Nessuno ti impedisce di sperare che faccia bel tempo, ma farlo non serve a nulla.

La sinistra, intesa come movimento politico organizzato, nelle sue varie articolazioni, ha fallito miseramente, e della cosa si può discutere solo argomentando sulla gravità degli errori fatti, non certo sulla sostanza del fallimento.

Di fronte alla mutazione sostanziale della struttura del lavoro, indotta dalla finanziarizzazione dell'economia, in un quadro di contrazione delle risorse naturali e di accumulo di scorie, che ci stanno uccidendo, la sinistra in senso lato non ha saputo abbandonare il fortino di una prassi superata dagli eventi, e laddove ha azzardato una risposta, da Blair in giù, negli inferi, questa è stata di spostamento, armi e bagagli, nel campo avversario.

Laddove ci si è accontentati di un'occhiuta e cipigliosa aderenza ad un'ortodossia senza più strumenti, ci si è votati alla sublimazione per assoluta inanità, ridotti ad azzannarsi vicendevolmente le chiappe su inutili contrasti dottrinari.

Il risultato è qui, sotto gli occhi di tutti. Le ultime elezioni hanno detto a PD (sinistra del tutto nominale), e Forza Italia (che di sinistra non è mai stata) che il giorno di paga era arrivato, e che le trattenute erano maggiori degli emolumenti, e io certo non mi dolgo per questo. 
Chi è causa del suo mal pianga se stesso, e vada finalmente a farsi fottere.

Il voto popolare è sovrano, e certo queste elezioni si sono svolte in modo assolutamente regolare, dunque gli elettori NON hanno sbagliato, ma si tratta di un'affermazione di principio. Hanno esercitato liberamente il diritto più importante di cui sono titolari, ma sta di fatto che l'offerta era drogata.

Il popolo italiano, lasciato solo di fronte ad emergenze talvolta accuratamente coltivate, ha dovuto scegliere tra i maggiori responsabili dei loro problemi (curiosamente la Lega arrembante è tra questi), un nuovo che ha saputo interpretare magnificamente il dissenso, e sulla cui coerenza ho mille motivi per essere diffidente, ed una fragorosa assenza, quella sinistra che, unica, avrebbe tra i suoi valori fondanti il concetto di solidarietà, che è del tutto assente nelle proposte dei vincitori, ma anche dei perdenti di rango.     In sua vece ha stravinto il noi contro loro.

Quelli che io chiamo i compagni grillini pensano che basteranno l'abrogazione del Job Act e della Legge Fornero per qualificare e giustificare la connivenza con il partito più fascista al di fuori dell'area geneticamente neofascista, ma io credo che si illudano, e che il prezzo da pagare per quegli encomiabili provvedimenti, che vorrei vedere come verranno applicati, dato che sospetto si tratterà di pannicelli caldi per spuntare un impegno senza incidere più di tanto, sarà altissimo e devastante per i diritti sociali e per le prospettive democratiche del paese.

Il contratto accuratamente sbandierato non garantisce altro che la non ingerenza reciproca sui punti più contrastati, con il furbo escamotage di escluderli dalla progettualità, ma come il ministro Fontana insegna certi argomenti non ci faranno il piacere di non presentarsi alla porta, e allora vedremo chi farà cosa e, perdonatemi, ma io non sono per nulla fiducioso.

Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.