lunedì 19 febbraio 2018

Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio!




Si avvicina, a grandi passi, la tornata delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, alla fine di una delle più squallide campagne elettorali di cui ho memoria nei miei quasi sessantaquattro anni di vita.

Sono settimane che manifesto la mia totale sfiducia nei confronti di ogni singola proposta politica tra quelle che si affannano, in un florilegio di promesse ridicole e programmi velleitari, a contendersi il favore elettorale, e così, per la prima volta da quando ho la facoltà di esercitare il mio diritto di voto, mi trovo a valutare seriamente la possibilità di non votare per alcun partito.

E' una decisione che mi angustia profondamente, dato che sono cresciuto disdegnando l'astensione quale esercizio di qualunquismo, ma credo che in questo passaggio noi si sia di fronte ad un fenomeno mai prima verificatosi con pari consistenza nella nostra storia repubblicana, ovvero il continuo incremento del numero di elettori che non si vede rappresentato da alcuna formazione politica.

Ho dunque fatto i miei compitini ed ho trascritto i sondaggi del 16 febbraio 2018, gli ultimi pubblicabili prima del silenzio pre-elettorale, rilasciati da EMG per conto del TG La7, in un foglio elettronico, e li ho elaborati tramutando le percentuali in numero di elettori.

Esaminando il risultato delle mie fatiche è emerso qualcosa di più del dato, sottolineato da Masia e Mentana, che vede nei probabili esiti elettorali un sostanziale stallo, con una quota di indecisi - 12,3% del campione, ovvero 6,5 milioni di elettori - che getta sul tutto la stessa aleatorietà di un lancio di dadi.

Una delle cose che non vengono colte quando si leggono i sondaggi è che le percentuali  riferite ai partiti sono sempre relative agli intervistati che esprimono un'intenzione di voto positiva, col risultato che sommando tutti i risultati, partiti + indecisi + astenuti/scheda bianca, emergono dei totali eccedenti il 100%, nel nostro caso il 146,3%.

In realtà se si rielaborano i dati confrontandoli con l'intero campione quelle percentuali cambiano drammaticamente, tanto che M5S, il partito che con il 27,1% risulta primo nei sondaggi, corrisponde ad un meno entusiasmante 14,55% del corpo elettorale, così come la coalizione in testa a tutti, il Centrodestra, slitta da un grandioso 37,5% ad un più modesto 20,14%.

Alla luce di questa analisi, con i dati riferiti all'intero corpo elettorale, emerge chiaramente che il primo partito italiano è in realtà quello dell'astensione, che mette a segno un terrificante 31,9% (34% aggiungendovi le schede bianche), ovvero un terzo dell'elettorato, molto più del doppio di M5S, quasi tre volte il PD e quattro volte FI.

Anche prendendo in considerazione le coalizioni vediamo che l'astensione mette a segno uno scarto di circa 7 milioni di elettori in più rispetto al centrodestra, scarto che corrisponde alla consistenza sia del centrosinistra che di M5Ssopravanzati ciascuno di circa 10 milioni di voti. 

Si tratta di sondaggi chiaramente, e negli ultimi tempi gli istituti demoscopici non hanno certo brillato, complice la consistenza abnorme della quota di indecisi, ma se può risultare aleatorio cercare ora di strologare chi conseguirà più voti,
non mi pare possano esistere molti dubbi sulla scarsa capacità della politica italiana di rappresentare le istanze della maggioranza degli elettori.
Questo aspetto rende, tra l'altro, irricevibili le considerazioni circa il fatto che chi si astiene ha torto.   Io, posso sbagliare.  In centomila possiamo appartenere al popolo di qualunquisti che non si interessano di politica, ma 17 milioni di elettori non possono aver torto, sono troppi, e se hanno torto allora ancor più sbagliano i partiti politici, che non riescono ad intercettare la loro fiducia e ad interpretarne le istanze.

Non sono in grado di dire cosa accadrà dal 5 marzo in avanti, ma certamente avremo un Parlamento:

  • eletto con una legge che molto difficilmente passerà indenne dall'esame della Corte Costituzionale;
  • rappresentante a malapena una minoranza dispersa dell'elettorato italiano;
  • pronto alle aggregazioni più indecenti.
In una parola: un disastro.



Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.