Seguo abitualmente
alcuni blog. Uno di questi è Innovando ed è stato già citato nel
mio post del 19 dicembre 2011 “C’è vita anche nella destra liberista?”.
Questo
blog, al contrario del mio, non è solo una bacheca dove appendere, per così dire, i propri pensieri, è anche l'ufficio
virtuale dove il curatore propaganda la propria offerta quale consulente di
comunicazione, nell'ambito Web, per le aziende.
Quest'ultima
definizione è fortemente riduttiva e la adotto per brevità, basta
visitare il sito per rendersene conto.
Non
ho un interesse specifico o professionale nel leggere le
argomentazioni professionali del redattore (sono in mobilità
propedeutica alla pensione, Fornero permettendo), ma mi fa piacere
verificare come certe persone analizzino gli scenari, presenti e
futuri, cercando di costruire un percorso, piuttosto che subirlo.
Provengo
da un ambiente, quello bancario, storicamente tetragono
all'innovazione e ho sempre dovuto lottare, con scarso successo,
contro la resistenza al cambiamento opposta dalla catena gerarchica a
cui ero sottoposto.
Il
sito, comunque, non offre esclusivamente comunicazione professionale;
molto spesso infatti vengono pubblicati interventi godibilissimi
centrati sull'attualità ed i commenti che vi appaiono,
frequentemente, non sono meno interessanti.
Argomentazioni
stimolanti dunque, ma qualche volta permeate da un certo nichilismo,
forse conseguente ad una forte esasperazione.
Io
non mi sento di condividere quell'atteggiamento poiché l'ira, con la
proverbiale acqua sporca, ti fa gettare l'altrettanto proverbiale
bambino. Considerato che i teorici del “tanto peggio, tanto
meglio” hanno sempre cinicamente coltivato e sfruttato
l'esasperazione altrui per perseguire i propri scopi, generalmente
imponendo la propria visione e lasciando salatissimi conti da pagare,
non vedo per quale ragione favorirli nelle loro turpi macchinazioni.
In
data 17 dicembre 2011 ho letto, sul sito in questione, un intervento particolarmente
esasperato che, dopo aver amaramente enumerato alcuni incontestabili
storture che ci affliggono, concludeva adombrando cupamente rivolte e
ghigliottine in azione.
Poiché
questo è uno stato d'animo sempre più incombente, condiviso e, a
mio parere, pernicioso l'ho commentato come segue:
“tutte
le rivoluzioni sono violente, e tutte si verificano quando il tessuto
sociale è distrutto e le strutture dello stato sono tanto marce da
dissolversi.
In
genere scoppiano inalberando idee e concetti preesistenti e maturati
lentamente, che questi siano illuminismo, socialismo o altre
elaborazioni del pensiero umano.
Questi
concetti inoltre vengono immancabilmente traditi, proprio da quelle
rivoluzioni, non appena il più grosso e bastardo degli insorti o,
più spesso, l'astuto temporeggiatore (anche lui grosso e bastardo),
approfittando del languore ”post coitum” degli esasperati
insorti, riesce a prendere il potere.
Così
la monarchia francese, assolutista e decadente, dopo un periodo di
fervore rivoluzionario viene sostituita da una monarchia imperiale ed
imperialista, esautorata a sua volta dal ripristino dello status quo
ante. L'illuminismo era preesistente alla rivoluzione francese, ne
è stato ostacolato ed il suo benefico influsso si è esplicitato a
dispetto di questa.
L'anacronistico
impero russo, marcia carogna liberticida, è stato spazzato via da un
regime assolutista imploso su se stesso e sostituito, dopo 80 anni,
da una cricca di oligarchi. Quella società non era mai uscita dal
medioevo, non ha assimilato realmente ideali esogeni e tutte le sue
squassanti vicissitudini non le hanno guadagnato altro che un
simulacro di democrazia.
Quando
la notte è scura è più facile appiccare incendi che alimentare
focolari, ma solo questi ultimi durano fino alla mattina lasciandoti
una casa da abitare.
L'ardore
idealista è una mena ottocentesca. Ha fallito alla prova dei
fatti e la circostanza che il fascismo se ne sia impossessato per
infarcire di vuota retorica i suoi proclami, me lo rende indigesto.
Certo
è che le rivolte, spesso, sono ineludibili. Anche la grandine, i
terremoti e le malattie. Forse che per questo dobbiamo ritenerle
benefiche? “
La
risposta è stata:
“Non
sono né benefiche né malefiche. Come hai scritto tu, sono
ineludibili come lo è il progresso. Il progresso non è né bello né
brutto, semplicemente è e per poter diventare evolutivo ha bisogno
di scrollarsi di dosso il peso del passato. Questo comporta
oggettivamente un momento rivoluzionario.”
Mi
sembra una visione sbagliata. Ritengo che il progresso sia un
processo complessivamente lineare, che sia il risultato di
sedimentazioni. I sussulti rivoluzionari conseguono al vecchio che
non vuole mollare e non al nuovo che emerge.
Le
rivolte hanno spesso rallentato il progresso e alimentato la
reazione, non sono indispensabili e sono pericolose.
Nessun commento:
Posta un commento
Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.