Leggo
del moltiplicarsi di manifestazioni, attentati e proteste nei
confronti di Equitalia.
Da che ho memoria sento persone e perfino
istituzioni (la scuola con la mitizzazione dei moti contro "l'iniqua
tassa sul macinato") stigmatizzare il concetto stesso di fisco,
ma qui siamo di fronte ad uno scenario da fine impero.
Non
sono insorti solo bottegai (nell'accezione bordighiana e spregiativa
del termine) dediti all'occultamento del proprio reddito per
sottrarlo all'imposizione fiscale o artigiani che evadono per
"pompare" il valore aggiunto della loro attività al fine
di non prendere atto della propria marginalità o rentiers
depositanti nei paradisi fiscali più o meno offshore, qui hanno
cominciato ad agitare cappi e forconi anche le vere vittime
dell'evasione fiscale.
Sto
parlando dei poveracci con redditi discontinui e vergognosamente
inadeguati che scivolano nell'opaco mondo del “nero” e che lo
fanno un po' per non erodere ulteriormente gli spiccioli che riescono
a percepire e un po' perché sottoposti ai diktat dei loro
sfruttatori. Questi ultimi, a loro volta, o sono solo marginalmente
messi meglio e sottostanno, a loro volta, ad altri sfruttatori,
oppure sono proprio quella categoria di incivili parassiti che
ritengono di non dover concorrere al mantenimento del proprio paese.
Negli
eventi riportati dalla cronaca si avverte chiaramente che qualcuno,
farisaicamente e dolosamente, sfrutta lo stato di profonda
prostrazione del nostro Paese per mistificare gli encomiabilissimi
ed inediti sforzi volti a combattere la piaga dell'evasione fiscale.
Lo fa nel solito e sperimentato modo, offrendo cioè alla gente
esasperata un “untore” di comodo sul quale scaricare la propria
rabbia.
I
raids a Cortina e in altre amene località saranno pure stati
spacciati come folcloristici, ma qualcuno ha tremato ed ora rimesta
nello stagno per sollevare il provvidenziale fango. Il fatto che
Equitalia, che è un soggetto che si remunera con percentuali sulle
somme recuperate, si sia segnalata nel tempo per particolare
arroganza, pressapochismo e odioso sfruttamento del proprio
strapotere, non ha fatto altro che facilitare la sua individuazione
come capro espiatorio.
Ma
dietro a tutta questa cortina di fumo (derivante ahimè da incendi
reali) rimane pur sempre un concetto.
Il
proprietario di una casa ha la responsabilità – e la convenienza
-di manutenere il suo bene. Se la casa è singola può anche
decidere di andare contro il proprio interesse scegliendo di non
investire nella sua manutenzione. Fatti suoi verrebbe da dire, e
invece non è esatto. Se lo stato di incuria fosse tale da causare
crolli, e l'evento causasse danni o lesioni a terzi o ad altre
proprietà, questo sconsiderato proprietario verrebbe giustamente
giudicato responsabile, penalmente e civilmente, per le sue
omissioni.
Ancor
più evidente risulta il principio di responsabilità quando si
consideri l'unità abitativa inserita in un condominio. La
gestione e la manutenzione delle parti comuni è di pertinenza di
tutti i condomini e financo, per alcuni aspetti, degli inquilini.
E' evidente, anche al più sprovveduto, che il peso di questa
gestione è troppo elevato per un solo proprietario e per questo la
legge ed il codice civile disciplinano minuziosamente la
responsabilità in solido dei proprietari.
Ora,
chiunque abbia partecipato anche ad una sola assemblea condominiale è
al corrente della non trascurabile possibilità che uno o più
proprietari si sottraggano al dovere di corrispondere la propria
quota di spese. Indipendentemente dalle motivazioni di questo
comportamento, è evidente che chi non partecipa alle spese, oltre a
danneggiare gli altri proprietari, si comporta parassitariamente
usufruendo, a spese loro, del riscaldamento, dell'illuminazione,
dello smaltimento dei rifiuti, della pulizia delle parti comuni e
della loro manutenzione.
Tre,
fondamentalmente, sono le motivazioni che muovono tipicamente questi
personaggi. Il condomino può essere in lite con l'amministrazione
o con altri proprietari e, non pagando le quote, intende esercitare
una certa pressione. Può anche verificarsi che, semplicemente,
la persona non ha in quel momento un reddito abbastanza capiente per
versare la propria quota. Si tratta di fattispecie che possiedono
una propria dignità e oggettività (più la seconda che la prima a
mio parere), ma a dispetto del grado di opinabilità che è possibile
attribuirvi, si tratta pur sempre di situazioni che possono essere
transitorie e che non escludono la volontà di addivenire ad una
sistemazione o composizione della turbativa.
E'
la terza possibilità che risulta completamente inaccettabile. Sto
parlando dell'asociale che, confidando nella propria faccia di bronzo
e nell'inefficienza italiana della giustizia civile, decide di non
onorare i propri obblighi, di procrastinarne, in tutto o in parte,
l'esecuzione o di accaparrarsi servizi in più o spazi comuni e,
magari, indivisi. In realtà, non è assolutamente raro che faccia
tutte queste cose contemporaneamente e nel farlo, odiosamente, cerchi
di contrabbandarsi come uno dei primi due.
La
similitudine che ho elaborato è trasparente. La nostra nazione è
il condominio, noi tutti siamo i condomini ed abbiamo pure gli
inquilini (gli stranieri più o meno extracomunitari).
Il
nostro condominio, nel corso degli anni, ha optato per una gestione
gravosa con vantaggi non equamente distribuiti e quote sempre più
onerose per compensare il mancato gettito dei morosi.
Arrivati
ad un passo dal fallimento, l'amministratore eletto ha lasciato il
posto ad un curatore che non deve coltivare voti, che ha caricato
quelli che hanno sempre pagato di ulteriori sacrifici e che,
fregandosene dei rituali bizantini e dilatori di un sistema
inefficiente, ha cominciato ad entrare in casa dei parassiti
promettendo pignoramenti ed espropri.
I
parassiti non hanno gradito ed ora montano vergognose campagne. I
poveracci che faticano a campare sono stati opportunamente
catechizzati su quanto sarà tremenda l'IMU ed ora si ribellano. E'
vero, quella tassa sarà in molti casi una botta insopportabile, ma
la colpa non è esclusivamente di chi la impone. Vogliamo parlare un
attimo di chi ha portato i nostri "tecnici" (che comunque
sono eccessivamente strabici e mirano da una parte sola) a dover
confezionare questo scherzetto?
Invece
di far saltare le dita ai dirigenti Equitalia e minacciare gli
impiegati, vogliamo identificare i veri colpevoli? Quelli ai quali
abbiamo pagato servizi, strade, incentivi alle imprese e pensioni
d'oro senza che contribuissero con un centesimo e che magari
ululavano contro Stato, Fiamme gialle e fisco?
Forse
sarò eccessivamente tranchant, ma le tasse sono imprescindibili e
vanno pagate. Si, è vero, sono troppo alte, il gettito che ne
deriva è utilizzato malamente e Equitalia è stata in passato troppo
arrogante e pressapochista.
Ma
questi aspetti attengono al malcostume, dovranno essere corretti e non sono da confondersi con
il sacrosanto principio sancito dall'art. 53 della nostra costituzione:
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Vedo il fatto che le tasse vadano pagate come il primo e ultimo anello di una catena che però in Italia ha troppi anelli deboli in mezzo.
RispondiEliminaSono sicura di non aver bisogno di spiegarmi con te perchè so che siamo d'accordo.
Oggi in Italia, anche il principio più esatto rischia di diventare iniquo o beffa se in parallelo non andiamo a lavorare sulle persone.
Sicuro però che la deriva "terroristica" in passato è servita molto poco a noi comuni mortali ed è stata provvidenziale per i "burattinai".
Come sempre, carissima Paola, individui sinteticamente e rapidamente il nucleo di ogni ragionamento. Penso che, in passato, abbiamo ritenuto che stabilire principi fosse di per se strategicamente sufficiente. Abbiamo dato per scontato (e quanto in buonafede mi domando) che le persone si sarebbero adeguate per una favoleggiata e non molto efficace, si è visto, ineluttabilità dialettica. Non ha funzionato molto bene. In futuro dovremo lavorare maggiormente sulle persone, ma nel frattempo ribadiamo i principi, altrimenti torneremo nuovamente al punto di partenza, o alla fine di tutto.
RispondiEliminaNon c'è niente di più efficace della coerenza in politica e nella società: dico quello che penso, faccio quello che dico. Ecco basterebbe questo piccolo principio a rendere possibile il tuo post e a coniugare persone e obiettivi.
RispondiEliminaUna piccola prova di esame che permetterebbe perfino di pensarla diversamente, ma tra pari e onesti gentiluomini (o donne).
Comunque oggi la storia mi sembra più giusta... dopo la sconfitta della Merkel, resa ancora più significativa perchè viene da un paese che pur essendo "forte" economicamente probabilmente non accetta di essere stupido e violento.
Per fortuna c`è sempre qualche ragione per nutrire speranze. La doccia fredda alla Merkel in Europa e la frana della casta qui da noi.
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