Leggo sul Fatto Quotidiano che la candidata sindaco pentastellata di Monza, Doride Falduto, è stata identificata come tale dopo aver conseguito 20 voti nelle Comunarie, cosa che ha suscitato molta ilarità in rete e l'immancabile ironia degli esponenti del PD, partito che può vantare tassi di risposta, nelle proprie primarie, più elevati di vari ordini di grandezza.
Non
voglio sparare a zero sulle modalità di individuazione/selezione dei
candidati grilliani, che hanno il gran pregio di esistere, cosa non
scontata, anche se il sistema è spesso sottodimensionato, ma non è
la prima volta che vedo il personale politico pentastellato designato
in votazioni con volumi di partecipazione degni al massimo di
un'assemblea di condominio di dimensioni medio-piccole.
Poi
però quei candidati vincono alla grande, o conseguono piazzamenti di
tutto rispetto, con un numero di voti immensamente più grande di
quello con il quale sono stati individuati. E' un fenomeno
interessante, e mi sono chiesto cosa potesse significare.
Nello
specifico mi sembra di poter dire che M5S sul territorio non sembra
capace di aggregare, coinvolgere ed organizzare grandi masse nei
processi di elaborazione delle istanze locali, mentre in caso di dimostrazioni quali, per esempio, i vaffa day, di
elezioni amministrative, ma in futuro anche in quelle politiche, il brand pentastellato e le sue narrazioni paiono capaci di
riscuotere una fiducia molto robusta e assai diffusa, finendo col
premiare la creatura politica i cui atomi costituenti, all'infuori di
Grillo e di pochi elementi apicali, scompaiono in un rumore di fondo
abbastanza indistinto.
Non
è un effetto inaspettato. Nel nostro paese i grandi partiti hanno
sempre funzionato nello stesso identico modo. La DC e il PCI, i due
grandi partiti chiesa hanno sempre aggregato una base
elettorale molto più ampia, spesso con adesioni di stampo
smaccatamente fideistico, della fetta di popolazione che partecipava
all'elaborazione delle proposte politiche. Del resto c'è da
chiedersi quanto avrebbero gradito le segreterie l'intromissione di una base che avrebbe perturbato le dinamiche delle segrete stanze
di comando dei due colossi.
Un
effetto della polarizzazione tra due concezioni antagonistiche del mondo, si
dirà.
Si, ma fino ad un certo punto, dato che il meccanismo è sopravvissuto pressoché intatto all'indebolimento della preminenza ideologica ed alla scomparsa di quei due soggetti, prima disgregati e poi confluiti, con i tronconi più rilevanti, in una creatura che si pretendeva fosse di sintesi, ma che è stata il teatro di un braccio di ferro che ha definitivamente marginalizzato la componente socialista.
Si, ma fino ad un certo punto, dato che il meccanismo è sopravvissuto pressoché intatto all'indebolimento della preminenza ideologica ed alla scomparsa di quei due soggetti, prima disgregati e poi confluiti, con i tronconi più rilevanti, in una creatura che si pretendeva fosse di sintesi, ma che è stata il teatro di un braccio di ferro che ha definitivamente marginalizzato la componente socialista.
Un
meccanismo che si è riproposto pressoché identico dopo l'avvento,
la discesa in campo, di Berlusconi e del suo partito-azienda, contrapposto al PD. Lo schema si è automaticamente
ricostituito, con folle plaudenti e sorde ad ogni contraddizione,
anche la più plateale, al seguito dei due nuovi attori, però con i
termini generali slittati sensibilmente più a destra.
Ma
anche ora che Forza Italia è ridotta ai minimi termini, scalzata da
un PD che si è impadronito del suo programma di controrivoluzione
liberista, riuscendo peraltro a portare a compimento molti dei suoi
elementi, lo schema si ripropone ancora una volta con l'ingresso del
Movimento 5 Stelle.
Quello che non cambia, non è mai cambiato e costituisce l'aspetto più generale del fenomeno, è l'estrema riluttanza del popolo italiano a coinvolgersi direttamente nella vita politica nazionale, preferendo di gran lunga la delega fiduciosa, salvo poi lamentarsi amaramente di essere stato turlupinato.
Quello che non cambia, non è mai cambiato e costituisce l'aspetto più generale del fenomeno, è l'estrema riluttanza del popolo italiano a coinvolgersi direttamente nella vita politica nazionale, preferendo di gran lunga la delega fiduciosa, salvo poi lamentarsi amaramente di essere stato turlupinato.
Qualcosa
sembrava potesse cambiare con l'esperimento delle primarie del PD,
profondamente innovativo e massicciamente partecipato, ma presto
snaturato dalla palese indifferenza dimostrata dalle varie correnti
partitiche nei confronti delle indicazioni di una base che pure aveva
partecipato entusiasticamente.
Lo
sconsolante spettacolo istituzionale seguito alle elezioni politiche
del 2013, con parlamentari totalmente autoreferenziali, il rifiuto
di riconoscere l'avvento del nuovo attore politico, il sorprendente
M5S, e un Napolitano dedito a letture quantomeno personali del
dettato costituzionale, hanno evidenziato che l'esperimento di
consultazione diretta aveva in realtà più una veste scenografica
che effettiva, considerazione poi definitivamente confermata dalla
pratica di far affluire alle urne delle primarie truppe
cammellate dedite al voto mercenario, come avvenne,
successivamente e a dispetto delle piccate smentite dello stato
maggiore renziano, a Milano, Roma e Napoli.
L'unico
esperimento di coinvolgimento diretto, di successo e numericamente
rilevante, è stato dunque rovinato dall'indegnità di una classe
politica miserabile, con l'effetto di convincere definitivamente
l'italiano medio che andare oltre la delega in bianco al politico di
fiducia, o di convenienza, è faticosamente inutile.
L'elettore
non riesce a percepire la necessità di partecipare alla
elaborazione della linea politica, e neanche concepisce l'importanza
di vigilare sull'operato dei propri rappresentanti, e dunque si
limita a dare il voto, e sempre più spesso neanche quello, ma
confidando che stavolta andrà meglio e senza articolare
granché le proprie aspettative.
L'opzione
sembra essersi ridotta ad una difficilmente comprensibile aspettativa
che il re delle slide, Renzi, faccia seguire alle sue dozzinali
trovate marketing da corso motivazionale aziendale una effettiva
capacità di modernizzazione del paese, mentre è del tutto evidente
che l'unica cosa che abbia mai patrocinato sia un tuffo all'indietro
di perlomeno ottant'anni nella dinamica dei diritti costituzionali e
del lavoro.
In
alternativa si confida che il Movimento 5 Stelle discenda sui posti
di comando del paese come un fuoco purificatore in grado di scrostare
dalle istituzioni i sedimenti di una corruzione morale e politica di
lungo corso. Come questo possa avvenire nei fatti e in dettaglio
non è dato sapere poiché, per quanti sforzi si facciano, risulta
arduo individuare un programma di governo articolato, organico e
realistico al di fuori di alcuni capitoli rivendicativi, che sembra
abbiano più che altro il compito di rappresentare un pur
giustificato malcontento.
Sia
in un caso che nell'altro, per quanto posso capire, i vari supporter
sembrano pensare che le numerose contraddizioni ed ambiguità delle
due proposte, piddina e pentastellata, siano una sorta di prezzo da
pagare per avere la parte qualificante che loro interessa, in un
bilancio totale che sperano risulti alla fine positivo. Non certo
una disposizione mentale innovativa, che tra l'altro ha fin qui
deluso amaramente, ma è così che sta andando.
Per
segnare un passo realmente nuovo che ci tragga dal letamaio nel quale
ci dibattiamo, ciascuno di noi dovrebbe praticare una cittadinanza
attiva e consapevole, in grado di designare la rappresentanza, ma
anche di pretendere di vigilarne l'operato e di assicurarsi che le
aspettative espresse all'interno di istanze permanenti di
elaborazione, vengano portate avanti senza travisamenti e cedimenti.
E' però una cosa faticosa, spesso ingrata, e pretende una disposizione d'animo
battagliera, senso della comunità e una certa onestà intellettuale,
meglio delegare.
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