Un
avviso a tutti quelli che si accingono a leggere questo scritto.
L'articolo prende le mosse dalla politica italiana degli anni '50,
con il potente PCI togliattiano ed uno dei suoi più accaniti
detrattori, ma alla fine è rivolto al popolo pentastellato.
Ciascuno faccia le sue considerazioni e decida se procedere o meno.
Quella
qui a lato è una vignetta, disegnata ed ideata dal Guareschi di
Peppone
e Don Camillo,
della serie contrordine
compagni,
che compariva puntualmente sul settimanale umoristico Candido
di strettissima osservanza anticomunista.
Le
battute che comparivano nelle vignette, sempre concettualmente
identiche, si basavano sulla convinzione guareschiana che il popolo
comunista fosse assolutamente acritico e totalmente supino alle
indicazioni del segretario del partito, al punto da prendere per
buona ogni direttiva, anche la più assurda, come quella risultante
da un errore di battitura, dando luogo senza alcuna ambascia anche
alle conseguenze più assurde e ridicole.
Il
successo, relativo ma innegabile, delle vignette era assicurato dal
fatto che effettivamente quel popolo comunista non era molto abituato
ad esprimere critiche ad una dirigenza che non andava troppo per il
sottile nel trattare
la dissidenza interna, ma, e qui sta il punto, neanche desiderava
farlo.
Il
mondo era diviso in due visioni assai diverse ed antagonistiche, il
confronto risultante era duro e poco articolato e il nostro paese era
una frontiera sensibilissima, una marca esterna del blocco
occidentale, situata in un punto strategico a ridosso della cortina
di ferro,
nella quale operava il più grande, potente e importante partito
comunista d'opposizione del mondo.
Gli
americani, grazie a questo, ci riservarono sempre attenzioni
particolari
che hanno drammaticamente limitato la nostra sovranità e intossicato
il dibattito politico, propiziando anche eventi luttuosi e campagne
terroristiche, agite per interposti estremismi.
Noi
uscivamo da un ventennio di dittatura fascista, succedutasi ad un
regime monarchico semiassoluto gestito da una schiatta di regnanti
felloni e dediti ad epocali salti della quaglia, e nessuno era
facilmente disposto ad incrinare la compattezza di un fronte che
agiva per il riscatto di masse popolari che sbocciavano solo allora
ad una autodeterminazione in divenire, inebriante ed inedita.
Molti
potevano anche nutrire dubbi e perplessità, ma tutti pensavano che
qualche contraddizione si sarebbe anche potuta ingoiare, pur di conseguire un traguardo superiore e definitivo.
E
per un po' effettivamente fu così. Tutti noi che ci riferivamo
alla metà sinistra del mondo politico, pur declinando diversamente
percorsi, dottrina e strategie, avevamo le nostre brave
contraddizioni, a cui mettevamo la sordina per puro calcolo
strategico.
Raggiungiamo lo scopo, prima di tutto, e poi ci dedicheremo alle rifiniture,
giusto? No invece. Sbagliato! Ragionevole forse, ma disastroso,
come è sotto gli occhi di tutti.
Quelle
contraddizioni, da cui discese una progettualità miope e di piccolo
cabotaggio, causarono la perdita della rotta, con cedimenti tattici
ad ogni sorta di diluizione della strategia generale, cui si sommò
l'implosione del socialismo reale, con relativa perdita
dell'ancoraggio ad una realtà alternativa, inefficiente e
contraddittoria, ma politicamente spendibile.
Ed
è da figlio illegittimo, e critico, del PCI togliattiano, padre
ancestrale di ogni possibile sinistra italiana (cui M5S comunque non appartiene), che mi rivolgo ai
miei amici pentastellati per chiedere loro se, alla luce della
straordinariamente impudente gestione della faccenda Cassimatis,
nonché di numerosi altri accessi di cesarismo grilliano, non pensano
di stare compiendo gli stessi errori che portarono noi trinariciuti
alla
perdizione.
In
questi giorni mi dilungo molto sul fatto che M5S continui a
raccogliere consenso, al punto da risultare nei sondaggi quale primo
partito italiano, nonostante sia portatore di evidentissime
contraddizioni, titolare di opache gestioni municipali e
caratterizzato da un relativismo valoriale che da ogni situazione
riesce sempre ad estrarre la convinzione del proprio valore, anzi
della propria virtù, e l'immancabile condanna del resto del mondo,
infame e corrotto, col semplice espediente di essere
straordinariamente benevolo con se stesso quanto intransigente con
tutti gli altri.
La
democrazia
digitale
è agita da risicatissime votazioni, numericamente assimilabili ad
assemblee di condomini minuscoli e uno
vale uno,
ma se il risultato non piace al detentore
del brand allora
si rifà tutto da capo, coinvolgendo votanti esterni alla realtà
coinvolta, e presumibilmente più ragionevoli.
Le olimpiadi non si fanno, ma il nuovo stadio si, però privo
delle opere che lo renderebbero ragionevolmente fruibile. I
vitalizi non esistono più, ma la parola fa ancora salire il sangue
agli occhi di una popolazione stremata e messa all'angolo, dunque la
si usa senza troppi distinguo, perché rende molto bene.
E
potrei andare avanti ancora a lungo, aggiungendo che la a suo tempo assai sbandierata
legge elettorale grilliana viene ora dimenticata perfino dal suo
stesso estensore, quel Toninelli abbacinato dalla possibilità di
conseguire il premio di maggioranza, avvelenato e incongruo residuo
di una legge, l'Italicum, in precedenza scomunicata da un M5S che
ora, con il PD in rapido affondamento, pensa invece di trarne
beneficio.
Tutte
le mie critiche sono, naturalmente, opinabili, ma se devono essere
rigettate mi aspetto che la cosa avvenga motivando e spendendosi in
una dialettica logicamente sostenibile ed in presenza di una costanza
di valori di riferimento, di qualcosa che equalizzi i termini di
confronto e che propizi l'analisi comparata di proposte e situazioni,
ma questo avviene molto raramente, quando discuto con i miei contatti
grilliani.
Il
più delle volte invece, dopo aver subito l'accusa infamante, e
destituita di ogni fondamento tengo a dire, di essere un seguace del
PD renziano, mi si obietta che gli
altri sono
tutti collusi e disonesti, che il personale politico è inesperto
ma volenteroso,
e che è giusto
fidarsi di Beppe, che lui sa cosa va fatto.
E
io a questo punto mi arrendo, e non discuto più, risultando evidente
che è del tutto inutile farlo, ma non rinuncio ad esprimere il mio
pensiero su spazi miei personali pubblici, blog e social, dove penso
di avere il diritto di dire la mia, magari a futura memoria, perché
prima o poi i nodi verranno al pettine ed io vorrei avere un supporto
al mio ve
lo avevo detto,
che sarà magari poco elegante, ma che non rinuncerò a
pronunciare.
Posto che di sicuro nemmeno io faccio parte della schiera di fedeli renziani, non parteggio neppure per i grilliani. O meglio: posso capire perché in tanti ancora, nonostante evidenti incongruenze e ritrattazioni e salti quaglieschi (vedi in Europa...), continuino a crederci ed a votarli. Perché in effetti altrove - davvero qui destra e sinistra non esistono più, parlamentarmente parlando - non c'è altro. Ci sono loro, improvvisati ed improvvisanti, alcuni anche molto bravi e meritevoli di ben altro palcoscenico, ma con poche idee e peraltro confuse (saranno antifascisti? io ancora non l'ho capito...) nella maggioranza. E però... che altro offre il panorama politico? Niente, perché anche Ferrero, che pure spesso dice cose che condivido... è vecchio. Ma non nel senso di età, ché quella è a mio avviso una scempiaggine estrema. Nel senso che, lui, la possibilità di cambiare da dentro ce l'ha avuta... eppure. Eppure, appoggiando il meno peggio, il risultato è quello di non contare manco uno. Ergo... risolleviamoci finché siamo in tempo... se ancora lo siamo (quanto agli errori togliattiani ed altri, con me sfondi porte aperte, anzi spalancate...)
RispondiEliminagrazie per l'ospitalità.
ma te lo posso dire? a me Guareschi piaceva... mi piace tuttora, anche se prende in giro la "mia" parte :)
Ah certo, Guareschi piaceva anche a me perché quando il dito entra nella piaga hai un bel dire che è tutta propaganda, ma se sei convinto che quella piaga c'è, dopo aver rimbeccato il "nemico di classe" dovresti anche sistemare le cose in casa tua, altrimenti, come è poi accaduto, quella casa ti crolla in testa.
EliminaQuello che mi getta nello sconforto è vedere come ricaschiamo negli errori di sempre, con una costanza degna di miglior causa.