domenica 16 aprile 2017

Imbecille! Parliamone.

Un anno fa, di questi tempi, ero personalmente coinvolto nel processo costituente di un movimento politico nel quale rivestivo un incarico a livello nazionale, circostanza di cui non meno gran vanto dato che la creatura era neonata, e dunque per forza di cose piuttosto contenuta nelle dimensioni.

A un certo punto però, almeno per me, la cosa finì, perché emersero contrasti non componibili, sia a livello dottrinario che organizzativo e di metodo, ragione per la quale decisi di dimettermi ed allontanarmi, senza cominciare antipatiche ed astiose opere di sabotaggio dell'organizzazione e degli esponenti coi quali avevo avuto i contrasti.
Non ho mai potuto sopportare gli ex che poi te la fanno pagare, e anche se il processo di distacco fu per me doloroso, in quanto corrispondeva ad un fallimento personale, ho preferito operare un taglio secco e senza code velenose e patetiche.

La funzione "accadde un anno fa" di Facebook però non mi consente di dimenticare quel periodo della mia vita, dato che mi ripropone giornalmente i post degli anni precedenti in una determinata giornata, e grazie a questa retrospettiva posso oggi apprezzare il fatto che la mia produzione facebucchiana, mai molto contenuta, in quei tempi aveva raggiunto dimensioni perfino imbarazzanti.

Contemplo dunque ogni giorno l'infinita sequenza di post che condividevo dalla pagina del movimento (uno ogni mezz'ora nelle giornate calme, ancora di più in occasione di eventi, ricorrenze o in corrispondenza di tornate referendarie, cui aggiungere i miei non pochi personali contributi) e mi vengono alla mente le ragioni attorno alle quali è maturata la mia fuoriuscita.

Tralasciando infatti le mie personali valutazioni attorno ad alcuni argomenti - Europa ed Euro, ma ve ne erano altre - non conformi alla linea politica che andava definendosi, e che inibiscono tuttora qualsiasi mio rientro in quella formazione, il contrasto che portò al mio ritiro verteva proprio attorno al fatto che ritenevo eccessiva la frequenza della nostra comunicazione politica. Ritenevo fosse controproducente, forzatamente ridondante e tanto fitta da lasciare poco spazio all'elaborazione dialettica degli iscritti e simpatizzanti.
Le mie argomentazioni in proposito non furono ritenute valide (in realtà venni percepito come un elemento di disturbo e poco disciplinato), e compresi che, a meno di non voler diventare il capetto di una minoranza litigiosa (ma esisteva?) avrei fatto meglio a ritirarmi, cosa che infatti feci.

Perché tornare ora su quei fatti? Presto detto: mi sono reso conto che quella vicenda non fu che l'inizio di un processo che oggi ha raggiunto un punto per me critico.
Il fatto è che quei post non mi limitavo a condividerli sul mio profilo, ma li piazzavo anche in ogni gruppo FB di sinistra di cui ero membro, causando talvolta un certo risentimento, e propiziando la mia iscrizione d'ufficio in molti altri gruppi.

In breve tempo mi ritrovai, anche dopo le mie dimissioni, inserito all'interno di una comunità molto vasta, frammentata e litigiosa, dove le mie valutazioni a riguardo di specifiche tematiche fanno di me quasi sempre una specie di cane in chiesa.

Sono contrario alla guida mitteleuropea e liberista dell'Europa, ma ritengo l'isolazionismo nazionale un suicidio e il sovranismo un concetto troppo contiguo, nonostante puntuti distinguo, alle mene di una destra arrembante.
Sono cosciente della funzione di controllo dell'Euro, ma non penso che il ritorno alla Lira ci possa isolare dalla lunga mano della speculazione finanziaria.
Ritengo la visione politicista e di vertice, che caratterizza la transumanza di gruppi dirigenti in cerca di stati maggiori da occupare, come una letale coazione a ripetere antichi e costosi errori, tipica di ogni buon osservatore compulsivo di ombelico.
Vedo M5S come il fumo negli occhi, ma utilizzo nei confronti dei suoi aderenti l'epiteto fascista con molta parsimonia, a ragion veduta e in casi specifici.
Non riesco comunque a farmi bastare il fatto che quello pentastellato sia il primo partito italiano e dunque trovo ridicolo accorgersi, improvvisamente, che i grilliani sono tanti e cominciare per questo ad avvicinarli con una ridicola condiscendenza che denuncia, prima di tutto, nanismo progettuale e un'autostima incomprensibilmente elevata, smentita dai fatti.
Non comprendo la fascinazione verso un regime, quello russo, opinabile sotto quasi tutti gli aspetti, solo perché 
fa il culo agli americani.
Parimenti mi gettano nella più profonda costernazione le valutazioni risikare dei singoli teatri di crisi: i pregi del regime siriano, la presunta preferibilità di Trump, rispetto alla guerrafondaia Clinton, questa continua e perseguita miopia che privilegia le soluzioni a breve e costruisce immancabilmente il merdaio a lungo, un po' come hanno fatto, e fanno, gli americani con il foraggiamento dei difensori della democrazia di oggi, nonché immancabili terroristi di domani.

Insomma non sono assimilabile ad alcuna grande corrente, dunque colleziono insulti ed epiteti ovunque e la cosa non mi disturberebbe se solo fosse possibile discuterne, anche animatamente, ma rimanendo su un piano dialettico, però in genere non va così.
Più facilmente partono vere e proprie sentenze non negoziabili, disprezzo e sufficienza, ragione per la quale mi sono ritrovato, dapprima impercettibilmente, ma poi sempre più frequentemente, a ritirarmi dall'interazione, a non frequentare più quei gruppi, se non passivamente e come semplice osservatore.

Ciò a cui anelerei sarebbe una visione laica della realtà e l'abbandono di professioni identitarie decise una volta per tutte e a dispetto di lampanti evidenze fattuali.
Il processo di cui parlavo credo sia giunto al suo approdo finale, ed ora io mi limito ad affidare le mie ponderose esternazioni esclusivamente al mio blog ed al mio profilo personale, con qualche cedimento di cui in genere mi pento immediatamente. Insomma professo le mie convinzioni a casa mia, confidando nel fatto che un visitatore, a meno che non sia un barbaro assoluto, non entra in casa altrui dicendo a brutto muso al padrone di casa che è un coglione senza arte né parte, ma se lo fa ho perlomeno l'agio di buttarlo fuori a calci senza indugio, e a buon diritto.

O meglio, posso anche considerare l'idea di essere effettivamente un supponente imbecille che non capisce una beata fava, come mi è stato elegantemente fatto notare, ma pretendo solide argomentazioni a corredo, perché l'opinione di qualcuno che storta il mondo per farlo aderire alle proprie convinzioni non è sufficiente e non mi interessa.


6 commenti:

  1. Farò visita "in casa tua" in punta di piedi, giusto per non generar inutile frastuono, con la fondata speranza di scoprire il bello e l"interessante che vi si trova.

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    1. La porta è sempre aperta ed è tutto a tua disposizione. Mi farà piacere ogni tua visita.

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  2. Ciao! E' una bella sorpresa trovarti fuori da quell'accozzaglia di urlatori compulsivi di Fb... sto tornando anche io al caro vecchio blog, più riflessivo e meno superficiale. Non mi ricordo tutto quello che hai scritto, magari non sono proprio d'accordo al 100%, però mi fa piacere sapere che c'è ancora qualcuno che vuole confrontarsi e non tranciare giudizi presuntuosi quanto improduttivi. Verrò a trovarti ancora... grazie intanto.

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  3. Si, qui si può parlare articolando molto meglio. Torna pure quando vuoi. Intanto io.... restituirò la visita.

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  4. Roby, non argomento perché condivido, ammirata, la tua argomentazione. Cane in chiesa, sì, anche io e sempre più spesso ricevo uno sguardo solidale. Credo che ci sia una gran voglia di silenzio attivo. Anzi, proreattivo. Sai che ho deciso di non "parlare" più È una strategia... Ma tu continua e resisti perché conosco pochissime persone che hanno il dono di rendere attuali e concrete le parole. Forse perché nascono da una profonda onestà intellettuale. Paola Maccioni

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  5. Ti ringrazio per l'apprezzamento, ma ancor più per la vicinanza, che come sai mi conforta molto.

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Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.