Mi
è ricapitato sotto l'occhio il log di una discussione in chat con un
amico
di Facebook
sulle riforme renziane e sulla straordinaria baggianata della cosiddetta austerità espansiva,
una delle tante, troppe, trovate del guappo di Rignano, sempre pronto
a coniare formulette di bassa lega da convention aziendale.
Si
tratta di una geniale strategia
in base alla quale lo Stato taglia la spesa inducendo di conseguenza i cittadini a ricorrere a servizi privati alternativi, per
supplire a quanto toglie loro, oppure a rinunciarvi del tutto.
In genere per il cittadino questo
significa spendere di più, spesso indebitandosi.
In
altre parole, la spesa pubblica è sostituita da (più elevata) spesa
privata, e il debito pubblico è sostituito da (più elevato) debito
privato. Il servizio risultante, per chi non ha molto fieno
in cascina,
è un notevole arretramento nei livelli della prestazione, oppure, come detto, il suo azzeramento.
Sono
un soggetto che ha un serrata e articolata frequentazione della
pubblica sanità, sempre più sotto attacco e già in larga parte
appaltata a strutture convenzionate, dunque mi viene naturale
considerare le implicazioni del compimento di questa austerità
espansiva in quel campo, ovvero la totale cessazione del presidio
statale con passaggio ad una gestione integralmente privata.
Consideriamo
una parte importante della popolazione, quella con pregresse
patologie croniche. Ebbene, un cardiopatico, con quadro clinico
diabetico e affetto da miopia potrebbe in effetti stipulare una
polizza sanitaria, ma molto difficilmente troverebbe qualcuno
disposto a coprire le sue patologie, se non a prezzi assolutamente
proibitivi.
Questa
è una cosa che si può tranquillamente riscontrare già nelle
polizze integrative che alcune aziende stipulano per i propri
dipendenti dove, di norma, le spese odontoiatriche, pressoché
immancabili, sono di norma oggetto di una prestazione aggiuntiva a
pagamento, limitandosi quella standard a coprire gli esiti di eventi
traumatici. Uguale discorso per tutto ciò che ha a che fare con
difetti della vista preesistenti al momento della stipula.
Ci
sarebbe poi da considerare, come gli statunitensi possono
testimoniare, che le coperture sanitarie non assicurano le migliori
prestazioni sanitarie, e talvolta neanche quelle medie, dipendendo
tutto dai livelli di spesa che l’assistito può sostenere e dai
margini che l'azienda assicuratrice vuole realizzare.
Austerità espansiva? Forse nel breve termine e a prezzo della costruzione programmatica della crisi prossima ventura, ma tant’è. Il liberismo postula cicli di sfruttamento, non sostenibile, di condizioni date, seguito da un collasso dell’ambiente operativo, ritenendo possibile ricominciare da capo spostandosi, per così dire, a lato.
Un’impostazione settecentesca, che risale cioè a tempi nei quali erano disponibili frontiere e mercati vergini che non richiedevano investimenti proibitivi.
Ora
però l’ambiente operativo è limitato e sempre meno produttivo,
ragione per la quale prospera, o prosperava, il terziario, nel
tentativo di estrarre margini non raggiungibili diversamente, o
esplode la finanza più esoterica, quella che, slegata totalmente dai
processi produttivi, si solleva tirandosi per i
lacci delle scarpe
e crea ricchezze dal nulla il cui costo, demandato alla prossima -
inevitabile – crisi, finirà in capo ai paria della società.
Qualcuno ha notato che quei cicli divengono sempre più corti a testimonianza che stiamo raschiando il fondo del barile?
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