martedì 26 novembre 2019

Quando, con l'acqua sporca, si butta anche il bambino.


Sul fenomeno sardine, a sinistra, ci stiamo accapigliando duramente, come nelle migliori nostre tradizioni, perdendo come al solito di vista elementi fondamentali.

Dunque ricapitoliamo. Da una parte ci sono gli organizzatori del fenomeno, che pare siano tutti puzzoni dem (qualcuno ha sostenuto perfino che vi siano leghisti delusi e, ça va sans dire, grillini dissidenti), dall'altra migliaia di persone che, un tempo del tutto silenti, sono scese in piazza a dimostrare che ne hanno la "scuffia piena", come direbbero a Milano.

Questo in un paese che, alle ultime elezioni politiche ha visto un 26% di astenuti (alle amministrative non è raro arrivare al 40%) e che nei sondaggi, per esempio quelli trasmessi da Mentana il lunedì sera, vede il "non risponde" tra il 30 e il 38%.

A me pare evidente che gran parte di quei pesciolini proviene dall'astensione, ovvero da quella parte di popolazione che non vota più principalmente perché non ha nessuno abbastanza rappresentativo delle proprie istanze da votare.

Questo significa che non vota a destra, perché contraria ai programmi post/neo/fascisti che ne rappresentano la cifra, al punto che scendono in piazza per sconfessare la supposta prevalenza della Lega nei sondaggi, tale in forza di un meccanismo basico del marketing: le cose diventano vere ed acquisiscono consistenza se sostieni che è così.

Non vota neanche PD, perché quel partito li ha traditi, passando nel campo dell’antagonista di classe, anche se magari non utilizzano questa definizione tecnica da kabulista d’antan, quale in fondo sono. E però neanche vota M5S, perché ha sempre ritenuto i neosanculotti grillini un'accolita di pataccari, e con ragione a giudicare dallo spettacolo pietoso che stanno dando.

E arriviamo alla ragione che suscita la critica rancorosa della sinistra cazzuta: l’astenuto (e sardina?) non vota neanche la sinistra-sinistra, perché in gran parte si tratta di formazioni autoreferenziali perse in un circuito di autorassicurazione ideologica, che si trova a disagio nel calare nel tessuto di una realtà spigolosa e contraddittoria, in uno scenario che richiederebbe, preliminarmente, un'autocritica che nessuno intende fare.

Siamo di sinistra, dunque dovremmo sapere che esserlo ci impone di comprendere la realtà oggettiva, di sapere che la distillazione di una teoria necessita di una verifica pratica che DEVE portare ad esaminare criticamente quella teoria, procedendo per affinamenti successivi.

Dovremmo sapere che non basta affermare i giusti principi, ma anche essere capaci di raggiungere le persone e convincerle, ascoltando prima e parlando dopo, mentre invece non ascoltiamo quasi per nulla, dunque parliamo al vuoto e ci incazziamo pure quando ci schifano. 

Alle ultime politiche ho votato per una formazione che, con tutti i problemi che affliggono la gente e ben sfruttati dalla destra (disoccupazione, welfare comatoso, imposizione fiscale monstre con ritorni ridicoli, territorio violentato, infrastrutture cadenti, edifici scolastici in rovina), in piena campagna elettorale non ha trovato di meglio da fare che promuovere una battaglia contro il 41-bis, in un paese che ha una malavita organizzata che controlla intere regioni, ed è presente ovunque e in ogni settore merceologico. 

La ragione ufficiale? E’ un provvedimento condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in quanto favorisce “trattamenti inumani e degradanti”, detto da un organismo che non può valutare adeguatamente la consistenza del fenomeno mafioso.

Quella semi-ufficiale? Il dispositivo di legge è utilizzato per stroncare i compagni arrestati nel corso delle manifestazioni NO-TAV, mi venne risposto. Per coerenza dunque dovremmo anche eliminare la carcerazione preventiva, perché serve ad imprigionare i dissidenti, piuttosto che pretendere che la legge venga applicata senza pericolose interpretazioni di comodo.

Quella effettiva, perlomeno secondo me? Proporre programmi d’intervento realistici sui problemi della gente comporta pericolosi confronti con una realtà contraddittoria, come nel caso dell’ILVA, dove difendendo nel breve l’occupazione condanni a morte per avvelenamento migliaia di persone, e promuovendo una corretta politica ambientale getti in mezzo alla strada migliaia di lavoratori e relative famiglie.

Meglio(sic!) tirar fuori virtuose battaglie, ideologicamente correttissime, condannandosi alla marginalità, e infatti quel partito è rimasto ben sotto, insieme ad altri consimili, alla soglia di sbarramento, favorendo di conseguenza l’avvento dell’esecrabile governo grillo-legaiolo. 

L’alternativa sarebbe stato votare PD, ma con che coraggio? Già! Votare per la causa scatenante dell’egemonia, culturale prima ancora che politica, di una destra xenofoba e liberticida fa raggricciare i nervi, solo che se non tiriamo fuori qualcosa di credibile, che non faccia tornare quelle sardine nel cono d’ombra dal quale sono provvisoriamente riemerse, al prossimo giro solo quello, votare obtorto collo il PD, ci rimarrebbe da fare, oppure subire un regime nel quale schedare untermenschen sarebbe naturale come respirare.

Nel frattempo quelle che non hanno capito un cazzo pare siano le sardine e chi le vede con favore. Eh già!




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