lunedì 2 dicembre 2019

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. (Seneca)



Ho scritto molti post sulla manifestazioni delle sardine nelle città italiane, infilandomi in più di una polemica e constatando come, in genere, si parli molto accapigliandosi con impegno, ma raramente trattando degli stessi elementi della questione.

Io parlo dell'importanza di un fenomeno che è sociale prima ancora di essere politico,

cercando di capire come potrebbe influire sul degrado della sensibilità politica del popolo italiano, che strade potrebbe imboccare e quanto stiamo, in quanto sinistra, mancando di sfruttare un'opportunità.     

Le persone con le quali mi sto confrontando, con qualcosa di più di una forte tensione, preferiscono avere una visione più tattica, e danno per scontato che si tratti di una manovra di supporto allo status quo sotto l'accorta regia di un PD infingardo e manovratore.   Il fatto che quel partito non sia, in effetti, un campione di trasparenza operativa non mi aiuta molto a far emergere le mie argomentazioni, così il più delle volte vengo trattato come un "venduto" alla causa dem.

Forse è il caso di uscire dalla stretta contingenza e assumere un punto di vista un pochino più distaccato, e il mio amico Gianfranco Personé, con la sua solita puntualità e attenzione, propone questo articolo di Paolo Ercolani, che fornisce spunti di riflessione di spiccato valore.

Tutti ci stiamo accapigliando sul fenomeno sardine, ma troppo spesso proiettandovi sopra le nostre aspettative, o i nostri timori, esaltandolo o squalificandolo, e chi lo squalifica lo fa quasi invariabilmente senza analizzarlo spassionatamente per quello che è, ovvero un fenomeno di massa piuttosto indefinito e che in quanto tale si presta fatalmente a strumentalizzazioni. preferendo nutrire una diffidenza preconcetta e insanabile, aggravata da ingombranti similitudini con ciò che poi diede origine al fallimentare esperimento grilliano, 

Effettivamente le sardine, al di fuori di un forte disagio e di una condivisa avversione per i caratteri qualificanti (sic!) di una stagione politica che ha fatto dell'odio e della delegittimazione la cifra distintiva, non hanno al momento molto da dire, collocandosi fuori di ciò che Ercolani nel suo articolo definisce "politica pensata".
Chiunque può affermare che "le cose non vanno bene", è così evidente peraltro, ma non basta, e non è mai bastato, e se non sei capace di esprimere un progetto finisci rapidamente con l'essere la massa di manovra di qualcuno, e in proposito non mancano certo i precedenti.

Una mobilitazione così ampia e in assenza di un'idea forte non può essere omogenea, e infatti non credo lo sia, dunque capisco che al momento le sardine abbiano bisogno dell'apartitismo (brutta parola eh?), perché quello è il livello, infimo, da cui bisogna partire grazie all'impresentabilità della classe politico-partitica italiana e alle narrazioni imposte dal grillismo.   

Capisco che ve ne sia bisogno per raccogliere il più ampio consenso possibile in funzione dell'obiettivo minimo, che sarebbe di contendere a Salvini la pretesa propagandistica di essere l'unico e vero interprete delle aspettative degli italiani, ma non può bastare e rischia di costare più di quanto possa rendere.
Nel momento nel quale dovessero fare un passo avanti, verso una scelta politicamente operativa, la perdita di pezzi, anche consistenti, sarà inevitabile.

Chi ha aderito al fenomeno appartiene, tagliato giù a fette grosse, a tre categorie distinte. Abbiamo una quota di simpatizzanti del PD e una di delusi di partiti assortiti, ma è la terza componente quella che, a mio avviso, è la più consistente ed interessante.
Mi riferisco a quel 26%, ma la percentuale è in costante progressione, di elettori che non votano più, e non si tratta dei tradizionali "menefreghisti" storicamente mai andati oltre il 4-5%, si tratta di gente che fatica a tirare la carretta e che non trova più rappresentanza in nessuna formazione politica.
La loro emersione dal silenzio è un evento importante, un segno di vita di cui non avevamo traccia da molto tempo.

Alla manifestazione di Firenze (40.000 persone, compagni; un numero che non possiamo ignorare) è comparsa una bandiera rossa, e gli organizzatori l'hanno fatta ritirare.  La cosa ha causato forti polemiche; c'è chi dice che questo fatto è la conferma della natura piddina dei pesciolini, chi sostiene che si sia trattato di una provocazione per suscitare, appunto, la polemica e sbandare e divaricare le diverse "anime sardiniane" prima che possano diventare qualcosa di più definito.

Io non lo so chi c'era dietro all'improvvida iniziativa, ma mi ricorda molto la pratica di alcuni gruppuscoli privi di seguito che nel '68 si presentavano al completo (poche decine di individui) con giganteschi striscioni e bandiere formato tovaglia per "prendere la testa del corteo" e dimostrare non si sa bene cosa, dato che continuavano a contare come il classico due di coppe con briscola a denari.

Quello che mi angustia è che nel momento nel quale uno dei partiti tenterà seriamente e scopertamente di impadronirsi del fenomeno sardine, il tutto si sgonfierà e quelle persone scompariranno nuovamente, perché nulla di alternativo si è fatto avanti, e se si è fatto avanti lo ha fatto inalberando bandiere senza preavviso e per dire che erano tutti degli imbecilli eterodiretti, circostanza certo non scongiurata da quella chiusura.

La sinistra dileggiante e diffidente sta, in tutto questo, perdendo un'occasione, forse per l'intima consapevolezza di non essere in grado di influire per nulla sul fenomeno, soffrendo da tempo di una paralisi progettuale e propositiva profonda, una sorta di fatale languore venato di impotenza.
Non si tratta "egemonizzare" le sardine, una pratica che non solo non ha mai funzionato tanto bene, ma che ha creato una logica letale, fatta di reciproche interdizioni e grazie alla quale si finisce col distruggere tutto ciò che non si può assimilare, ma di fornire alle componenti sardiniane che lo desiderassero, un approdo in una proposta vitale in grado di rappresentarle sul piano dell'azione politica, finalmente.

Sarebbe un grande passo in avanti per una famiglia politica, la sinistra, assente da anni dallo scenario politico, però nessuno lo sta facendo.


Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.