Ho fatto cenno diverse volte, nei miei post su Facebook, al fatto che sistemi esperti ed intelligenza artificiale - AI - stanno assumendo ruoli sempre più vasti e sofisticati nei processi di produzione di beni e, ancora di più, nella gestione ed erogazione di servizi.
Questo
avviene in ogni campo e molto spesso con modalità talvolta
inavvertibili, tali da configurare un effetto "rana bollita"
che non ci fa percepire compiutamente quanto sta accadendo e quali
conseguenze vi saranno per le nostre vite, soprattutto se non viviamo
di rendita e dobbiamo poter contare su uno stipendio, quindi su
un'occupazione di qualche tipo.
Vi
faccio un piccolo esempio. Produco con una certa frequenza brevi
video - max 20 minuti - per conto dell'AssociazioneFilippo Astori OdV
di cui sono socio e volontario. Sono piccoli prodotti che confeziono
"in casa", con un editor video che mi consente montaggi di
buon livello, con un'impronta, certo non professionale, ma perlomeno
abbastanza accattivante da eccedere la sensazione di prodotto
amatoriale.
Non ho grosse difficoltà per quanto riguarda la parte visiva; i nostri volontari ed il direttore dell'orfanotrofio tanzaniano che supportiamo ci forniscono con grande continuità fotografie e girati "freschi", la cui amatorialità viene spesso mascherata da qualche trucchetto di montaggio, e non ho difficoltà neppure nella stesura dei testi che accompagnano i video, perlomeno fino a quando non li tramuto in "voce narrante", aspetto nel quale la povertà dei mezzi di cui dispongo emerge senza veli.
All'inizio ho provato ad auto registrarmi, ma non è così semplice e scontato conseguire un buon risultato. Ottenere un parlato adeguato, senza rumori di fondo e con una dinamica del suono decente, fuori di uno studio di registrazione, spesso con microfoni inadeguati, non è semplice.
Avrei anche un timbro di voce spendibile, ma, a parte una pesante calata meneghina che controllo a fatica e con esiti incerti, ho anche un paio di scheletrati, nel cavo orale, che producono talvolta un "effetto dentiera" fastidiosissimo.
Spesso il risultato generale dei miei sforzi non è proprio confortante, comunque non commisurato del tutto con lo sforzo applicato.
A un livello molto superiore al mio l'esigenza di corredare i propri video con voci narranti viene coperta dal cosiddetto "speakeraggio", o "voiceover", ovvero dalla prestazione di attori che spesso campano, tra una produzione e l'altra, proprio di questa attività.
Nel sito di una società che fornisce questo servizio si legge:
"Abbiamo selezionato i nostri speaker tra i più grandi professionisti italiani e stranieri. Veri e propri talenti della voce che sanno trasformare semplici parole in vibrazioni capaci di raggiungere il cuore del tuo target, attraverso sfumature, riflessi e colori capaci di dare al tuo racconto carattere, intensità, spessore. Non accontentarti di una voce qualsiasi,scopri tutti i talenti della voce a tua disposizione, trova la tua voce nazionale o internazionale tra le nostre."
I
professionisti in questione sono tutti ottimi attori, dotati di
un'eccellente dizione e capaci di trasmettere i messaggi che
interpretano con la corretta carica emozionale, però quel servizio è
costoso, sia per la dotazione tecnica necessaria per il suo
svolgimento, sia per la retribuzione di quelle voci, i cui
proprietari magari non si arricchiranno con i compensi che ottengono,
ma spesso ci apparecchiano le cene, tra una produzione, teatrale o di
altro tipo, e l'altra, mai abbastanza ravvicinate.
I
piccoli filmaker come me non hanno le risorse per avvalersi di quel
servizio, ma il settore in sé è piuttosto ampio, vale diversi
milioni di fatturato annui... e si appresta a cambiare radicalmente
obbligando, in prospettiva, quegli attori a cercare altre fonti di
reddito.
La
rivoluzione si chiama “text-to-speech”,
ovvero una funzione che prende un testo scritto e lo tramuta,
mediante un'applicazione di intelligenza artificiale, in una voce
sintetizzata, una voce che in qualche modo è già entrata in molte
case, non so se avete presente "Alexa"
e la sua inquietante capacità di risponderci a tono.
Ebbene
già ora, e per poche decine di Euro, anche i piccoli filmaker come
me possono comprarsi l'accesso permanente ad un servizio "text
to speech" che può produrre qualcosa di più del risultato
robotico, inascoltabile oltre poche frasi, possibile fino a poco
tempo fa.
Già ora, in questo preciso momento, curando la punteggiatura e acquisendo un minimo di confidenza con alcuni consigli di stesura del testo, si può ottenere una voce narrante limpida e arcanamente espressiva, non ancora del tutto indistinguibile da una prestazione umana, ma abbastanza convincente da essere applicata a prodotti come quelli che confeziono io e, mi sono accorto, già ora diffusamente impiegata in molti brevi promo pubblicitari, come quelli che introducono i video su YouTube.
Qui
propongo un brevissimo video con tre brevi testi recitati da me, con
il mio inadeguato microfono a condensatore, da un sintetizzatore che
sembra tirato fuori da un film di fantascienza degli anni '60 e
infine dall'applicazione online alla quale posso accedere dopo aver
pagato una piccola somma.
Tra
non molto i processi che elaborano la funzione di trasposizione dallo
scritto al parlato si affineranno ancora di più, con la solita
velocità incrementale e travolgente alla quale ci ha abituati la
tecnica informatica, ed il risultato ottenibile potrebbe diventare
appetibile anche per operatori più importanti, togliendo a centinaia
di attori una componente irrinunciabile del proprio reddito.
Quello
che sta accadendo nel campo dello speakeraggio, il subentro di
sistemi esperti e intelligenza artificiale al lavoro umano, è un
processo molto più diffuso di quanto siamo capaci di percepire nel
complesso, che investe ogni settore merceologico e che configura
pesantissime conseguenze sul piano sociale, economico e culturale, un
vero e proprio terremoto che interviene sulla struttura del lavoro,
mutandola radicalmente e definitivamente, con effetti che non ci
stiamo attrezzando a comprendere con la dovuta attenzione, e che
impattano drammaticamente sulle nostre aspettative e sulla tutela dei
nostri diritti individuali.
Si potrebbe obiettare che il lavoro svolto da un essere umano non potrà mai essere del tutto rimpiazzato da qualcosa che non potrà mai eguagliarlo in termini di qualità, flessibilità e capacità decisionale autonoma, ma non si considerano due fattori.
Primo: già ora operatori umani riconducono la loro attività all'interno di schemi prefissati che non prevedono l'esecuzione di azioni non preventivate, costituendo queste più un costo che una soluzione.
Secondo: noi in realtà ci siamo sempre adattati di buon grado alla semplificazione dei processi. Un prodotto di sartoria sarà sempre superiore, per molti versi, ad una confezione, ma noi ora ci vestiamo quasi esclusivamente con prodotti industriali perché più economici, ampiamente diversificati, anche se non certo personalizzati, e immediatamente disponibili.
Sotto
l'imperio dell'ottimizzazione dei costi e della massimizzazione dei
profitti, si è imboccata la strada della produzione automatica e
robotizzata non più solo dei beni, ma anche dei servizi. Questo
comporta la progressiva esclusione dell'essere umano dalla loro
produzione, gestione ed erogazione, e questa non è cosa da poco.
A
parte tutte le possibili e necessarie considerazioni di natura etica
e sociale che comporta la mutazione sociologica in atto, vi è da
considerare che il lavoratore è stato da tempo tramutato prima di
tutto in un “consumatore”. Una
volta spogliato della sua veste di “prestatore
d'opera” e
avviato ad essere relegato nella categoria dei disoccupati o dei
precari sottopagati, come camperà? Come muterà la qualità della
sua vita?
Vedendola
poi dal punto di vista di chi ha reso possibile, anzi ha perseguito
attivamente, il “sogno
bagnato”
iperliberista, viene da chiedersi con quale potere d'acquisto potrà
mai quel non più lavoratore sostenere il ruolo di consumatore? E
come starà in piedi un sistema così stupido da segare il ramo su
cui sta appollaiato?
Senz'altro
quello stupido qualcosa si inventerà, ma dubito fortemente che la
cosa piacerà a chi sta subendo quel processo. Da molto tempo infatti
so che ci sono molti chiodi, ma relativamente pochi martelli.
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