E
così, proprio all'indomani di un breve periodo di incoraggianti
segnali di cambiamento (il raid di Cortina, un serio recupero del
decoro nella comunicazione politica, gli annunciati piedi nel piatto
di professionisti, corporazioni e – speriamo – banche ed
assicurazioni), proprio quando la gente, esasperata ma
straordinariamente responsabile, cominciava a maturare la convinzione
che, pur pagando un prezzo salato, qualcosa si avviava verso il
cambiamento (e miglioramento), nell'esatto momento in cui mercati e
partners mostravano di apprezzare la straordinaria volontà di
recupero italiana, ebbene proprio allora sono arrivati tre colpi
carogna, dritti sotto la cintura, a colpire quelli che la Litizzetto
chiama “gli amici di Maria”.
Colpo
n.1
La
consulta dichiara non ammissibili i referendum abrogativi
dell'attuale legge elettorale.
Non
che tale esito fosse del tutto inatteso. Fin dal primo momento era
stata ventilata la possibilità che i giudici della Consulta
potessero giudicare il primo quesito – abrogazione totale del
“Porcellum” - non ricevibile, perché la sua omologazione avrebbe
lasciato l'ordinamento del tutto privo di una legge elettorale
(un'eventualità pericolosa e folle).
Il secondo quesito –
abrogazione delle variazioni al “Mattarellum” che hanno generato
l'attuale legge elettorale – a sua volta veniva giudicato di
problematica ammissibilità per questioni legate al premio di
maggioranza. Per sapere esattamente le motivazioni della sentenza
bisognerà attendere la sua pubblicazione che, molto probabilmente,
confermerà le ipotesi di cui sopra; nel frattempo eccoci qui a
valutare le conseguenze.
Si
potrebbe obiettare che, vista la previsione, concepire i referendum
in quel modo è stato quantomeno improvvido. Sarà anche vero, ma
provate voi a creare un quesito, su di una materia così arcanamente
tecnica, in grado di essere compreso, univocamente interpretato ed
efficacemente condiviso dalla gente comune, quella che nella vita si
occupa di tutt'altro e che, come me per esempio, ha violente reazioni
allergiche tutte le volte che legge un testo in “legalese”.
E
comunque qui quello che conta è che l'azione del comitato
referendario ha raccolto una quantità straordinaria di firme, vale a
dire di consenso, tale da testimoniare l'indubbia ostilità della
popolazione italiana verso l'attuale legge elettorale e da far
ipotizzare la sua abrogazione a colpo sicuro, se i referendum fossero
stati accettati.
Può la classe politica ignorare una tale
direttiva, proveniente da gente sempre più insofferente e con le
spalle al muro? Certo é che si proverà a farlo. Tocca a noi
farci sentire forte e chiaro. Investiamo un po' del nostro tempo e
scriviamo, in massa e magari collettivamente (gruppi Facebook e
quant'altro), alle cariche istituzionali, ai partiti ed ai sindacati.
Esigiamo che chi pretende di rappresentarci lo faccia
effettivamente. Va bene lamentarci, tra di noi, dell'incapacità
dei nostri rappresentanti, ma vediamo di essere anche rompiballe,
altrimenti la colpa è anche nostra!
Colpo
n.2
La
Camera non concede il nulla-osta all'incarcerazione dell'on.
Cosentino.
Qui
l'esito, fino alla vigilia del voto, appariva un po' meno scontato.
Forse l'intuizione di un possibile cambiamento nel Paese ci aveva
fatto indossare lenti rosate che ci hanno indotto ad un ottimismo
prematuro.
Qui
non intendo, sia chiaro, disquisire su valutazioni relative
all'operato dell'on. Cosentino; è materia della magistratura ed io
non ho titolo alcuno, né sono adeguatamente informato dei fatti, per
entrarci legittimamente. Ho un'opinione, naturalmente, ma è
personale e del tutto ininfluente.
Le
mie critiche, semmai, riguardano il processo di elaborazione e le
motivazioni del voto espresso dalla Camera. Di tutto hanno parlato
questi non-rappresentanti. Li chiamo così per via del sistema,
praticamente leninista, di individuazione del deputato/a, nominato
dal “capo” e ratificato da un elettore che, così, può scegliere
tra il caso A ed il caso A (come Ancora lui/lei).
Effettivamente
un sistema molto simile era alla base della formazione della Duma
sovietica. Dipenderà dal fatto che la coalizione politica che ha
patrocinato la vigente legge elettorale si avvale di consiglieri,
selezionati tra il fior fiore di una schiera di ex-comunisti,
romanticamente fedeli alla pratica del centralismo democratico? La
buona qualità del personale politico che ne risulta, comunque, è
spesso incidentale.
Sta
di fatto che l'istituzione, invece di votare sull'unico aspetto che
le competeva, la presenza del cosiddetto fumus persecutionis, ha
disquisito a lungo, con motivazioni e tesi prevalentemente ipocrite e
di natura tattica, di tutt'altro.
L'impudica
esibizione di tesi interessate, considerazioni improprie e mercenarie
storture dei fatti, ha dimostrato chiaramente che per quell'organismo
il tornaconto politico, la manovra, la miopia e la difesa delle
prerogative di casta hanno la precedenza sul dettato costituzionale e
sullo stesso regolamento che si è dato.
Del
resto è del tutto evidente che il parlamento in carica è un fossile
vivente, espressione di un momento politico passato e delegittimato,
asincrono rispetto al sentimento popolare vigente ed alla crisi che
stiamo vivendo.
Non
stupiamoci dunque troppo della determinazione assunta dalla Camera,
ricordiamocene piuttosto ed informiamo di conseguenza le nostre
azioni, rivendicative ed elettorali. Questo, peraltro, rende
ancora più necessaria ed urgente la reazione alla bocciatura dei
referendum.
Colpo
n.3
Declassamento
dell'Italia operato da Standard & Poors.
Questo,
dei tre sganassoni, è il più pericoloso perché travalica il
provincialismo italiota, la cui redenzione risiede principalmente
nelle nostre capacità e possibilità d'intervento.
Il
colpo, anzi, proviene da un ambito internazionale (ma geograficamente
collocato negli USA) profondamente intossicato dalla preminenza
anglosassone, spocchiosa ed autoreferenziale, e dal pregiudizio
neoliberista.
Lo stesso ambito che a mio modesto parere è il
terriccio, umido e brulicante di infime forme di vita, da cui è nata
la bestia avida e spietata della speculazione finanziaria. Quella
che, per intenderci, è all'origine della crisi economica mondiale
che ci sta flagellando.
Lo
so, quando dico queste cose vengo accusato di superficialità e
provincialismo e mi viene opposta la considerazione che le società
di rating hanno scopi più ampi della semplice trombatura
dell'Italia.
Sono
d'accordo, l'orizzonte operativo di S&P è ampio quanto l'intero
globo, e allora? Non vi sembra che, nate per offrire
valutazioni terze agli investitori, queste agenzie vantino comunque
un DNA straordinariamente univoco e sinistramente unilaterale? Vogliamo dare un'occhiata all'azionariato per verificare potenziali
(o effettivi) conflitti d'interesse?
Inoltre, non è forse vero che,
come è costume di una comunità (quella finanziaria) che
pretenderebbe di essere scientifica, determinati assunti prendono
forza di dogmi religiosi, quindi rivelati e intangibili, spazzando
via ogni dialettica?
Non è forse evidente, infine, che data
l'eccessiva sacralità attribuita alle valutazioni emesse da queste
agenzie, le loro sentenze diventano ineluttabilmente autoavveranti?
Dov'è la scientificità in tutto questo?
E
non è tutto. Affidarci esclusivamente, come facciamo, alla
presunta sagacia delle agenzie di rating, sarebbe già grave ed
incauto in presenza di una soddisfacente serie di predizioni
azzeccate. Purtroppo però non è questo il caso e, vista
l'impressionante sequenza di cantonate (Enron, Parmalat, Lehman
Brothers e via elencando) infilate da questi guru, si tratta di una
pratica quantomeno sospetta.
Per
dirla con Andreotti “a
pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”
o, come dicono gli americani, “dove
c'è fumo, c'è arrosto”.
Magari non è il caso di evocare complotti internazionali, ma
la gravità e l'ampiezza delle bocciature proferite da S&P assume
l'aspetto di un'offensiva nei confronti dell'Europa e,
indipendentemente dagli intenti di chi le ha emesse, qualcuno ne
beneficia a spese di qualcun altro.
Direte: certo, succede sempre
così. E' vero, è solo che ritengo sospetta la scelta di tempo.
Il
declassamento non è avvenuto quando ci si dibatteva senza
prospettive nella crisi del debito sovrano, ma proprio quando
l'Europa dava segni consistenti di ritrovata coesione e cominciava ad
approntare le prime efficaci concertazioni.
Di più, è avvenuto in
coincidenza con il rilancio di un'ipotesi di compimento dell'unità
politica continentale.
Credete
forse che un'Europa federale non possa essere vista come un
pericoloso competitor? Questo per le entità statali. Ma anche per
i privati, credete forse che agli speculatori non convenga di più
uno spezzatino europeo, meno ostico da aggredire e piegare alle
proprie esigenze?
Si
obietterà che le turbolenze finanziarie sono pericolose e colpiscono
anche chi scaglia la pietra. Gliene fosse mai fregato qualcosa. Se
fossero veramente lungimiranti non sarebbero scommettitori.
Quali
orientamenti dobbiamo trarre da tutto ciò. Credo che non abbiamo
alcuna scelta. Mio nonno, uomo sobrio, determinato e gentile, era
straordinariamente saggio e diceva:
”Quando
piove puoi solo bagnarti o aprire l'ombrello. Nessuno ti impedisce di
desiderare il bel tempo, ma farlo non ti servirà a nulla”.
Ha
subito la rovina finanziaria della sua famiglia, avvenuta proprio
quando, divenuto maggiorenne, affrontava autonomamente la vita. Ha
combattuto una guerra, affrontato l'ostracismo derivante dal rifiuto
della tessera del Partito Nazionale Fascista, sopportato un'altra
guerra ed ha contribuito ad una ricostruzione laboriosa, sempre con dignità e senza
perdere la sua gentilezza e bonomia. E' morto sereno, realizzato
e invitto. Lo amavo molto.
Inveire
contro chi gioca con il nostro destino può alleviare il nostro
disagio, ma non risolve i nostri problemi. Dobbiamo "aprire l'ombrello", ripararci e
per farlo dobbiamo essere forti e risoluti, individuare gli obiettivi paganti
e perseguirli.
Soprattutto
dobbiamo dare il benservito a chi ci ha condotti fino a qui.
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