Un
vecchio proverbio, tedesco mi pare, dice grosso modo che “chi
guarda gli alberi non vede la foresta”; profondo e
contemporaneamente banale, come tutti i proverbi.
Sta
di fatto che, distratti dai lanci giornalistici e coinvolti nelle
aspre dispute che infiammano il dibattito politico, rischiamo di
perdere la visione d'insieme e di non capire che sta svolgendosi il
tipico teatrino mistificante dei soliti, e noti, “furbetti”.
A
posteriori, non appena il tempo avrà aggiunto un po' di distanza,
si vedrà più chiaramente di quanto non appaia ora chi, nel nostro
sciagurato paese, è animato dal senso civico e del dovere.
Si
prenderà atto di chi pur protestando accetta, ancora una volta, di
rinunciare a sacrosanti diritti - pagati nel corso di una vita con
rinunce, lotte e sudati guadagni - in nome dell'emergenza di cui,
peraltro, non porta neanche la principale responsabilità.
Altrettanto
nitidamente spiccherà chi, già tradizionalmente abbarbicato a
privilegi irragionevoli e chiuso nel recinto della propria gilda
corporativa, ritiene di poter continuare ad imporre monopoli di
fatto, cartelli e protezionismi asfissianti.
Verranno,
retrospettivamente, inchiodati alle loro responsabilità coloro che
senza adempiere adeguatamente ai propri obblighi fiscali, reclamano
servizi per i quali non hanno pagato e che anzi hanno sottratto a
chi, più fragile, ne avrebbe avuto maggior diritto.
Tutto
ciò sarà chiarissimo, ma è lampante già da ora, se riuscite a
superare le ciniche manovre di “distrazione di massa” messe in
atto dai renitenti alla cittadinanza responsabile.
Il
governo tecnico si è insediato con il compito di trarre il paese
dalle secche di una perniciosa decadenza economica e strutturale, un
vero e proprio “bacio della morte”.
Non
si trattava di elaborare aggiustamenti, pannicelli caldi o manovrine
di facciata.
Si
trattava di lacrime, sudore e sangue di churcilliana memoria.
I
lavoratori dipendenti ed i pensionati (quantitativamente la parte più
rilevante della nazione) sono stati precettati immediatamente e con
le brusche, per di più.
Certo
che hanno protestato, visto il rospo da ingoiare.
Naturale che abbiano fatto presente che avevano già dato, peraltro spesso a
fondo perso e senza ricevere vantaggi commisurati.
Chiaro che hanno accettato di fare la propria parte senza ricatti, rivolte e minacce all'ordine
pubblico, come sempre.
Adesso
è venuto il turno dei petrolieri che, misteriosamente, non riescono
a differenziare che di pochi millesimi il prezzo alla pompa tra le
varie compagnie, che reagiscono come ghepardi all'aumento del greggio
e come bradipi al suo ribasso, che ricattano i gestori e li incatenano alle proprie politiche commerciali.
E'
la volta delle ferrovie che abbandonano il traffico pendolare e che
disorganizzano subdolamente i collegamenti interregionali, per
dichiararli improduttivi, e scodellano sostitutive Frecce Rosse
costosissime e parcellizzate in classi esclusive.
Tocca
ora alle banche che, come i petrolieri, sono singolarmente allineate
nell'offerta commerciale, che pretendono depositi, li remunerano poco
e male e non adempiono alla loro funzione principale, l'erogazione
del credito.
E' il turno dei notai, imprescindibili, costosi e territorialmente contingentati;
professione chiusa per antonomasia.
Tocca
alla pletora di professioni e mestieri dediti alla mimesi fiscale ed
alle prestazioni, più o meno approssimative, accompagnate dalla rituale formula di “80
senza e 100 con”.
Tocca
a tutti costoro o, meglio, toccherebbe.
I
grossi (banche, petrolieri, ferrovie ecc. ecc.) hanno già azionato
le loro liaison e da consumati volponi, senza eccessivo clamore,
hanno già strappato differimenti e conferimenti ad authority,
presenti o future, dove non disperano di poter edulcorare o
depotenziare i decreti governativi.
I
piccoli (professionisti, farmacisti, autotrasportatori e tassisti e via elencando),
chi più chi meno, si sbragano e minacciano di paralizzare il paese.
Ma come, non erano i flagellatori dell'eccessivo ricorso allo
strumento dello sciopero?
Il
problema è che in Italia il pensiero scientifico, con il conseguente
rigore, è negletto. E' troppo impegnativo. C'è il rischio di dover
essere coerenti.
Il
nostro è un paese di avvocaticchi. La verità assoluta non esiste,
esiste solo la propria tesi contingente. Così
quello che tu fai costituisce una prevaricazione, mentre per me è un
sacrosanto diritto, o viceversa. Dipende dall'immediato tornaconto.
Vorrei
dire solo una cosa al governo ed ai politici. Vedete bene di riservare anche a questi incivili mantenuti le stesse brusche maniere che ci avete riservato.
Questa
volta non potrà andare a finire come al solito. Chi ha sempre
fatto la propria parte, con scarso vantaggio e nessun riconoscimento,
questa volta è prossimo al tracollo e, come tutti quelli che hanno poco da perdere, diviene estremamente reattivo e portato
ad incazzarsi parecchio.
Questa
volta non abbiamo dato a fondo perso, abbiamo
investito le nostre ultime sostanze e vogliamo vedere un adeguato
ritorno.
Avete capito PERDIO?
Nessun commento:
Posta un commento
Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.