E'
diventato davvero un esercizio di contrizione tenersi informati e
seguire telegiornali e trasmissioni di approfondimento. Lo è
diventato, prima di tutto, perché la situazione economica europea, e
non solo italiana, è evidentemente ben lontana da una soluzione
qualsiasi, accettabile o meno, e non ha ancora svelato tutti i
tormenti che ci attendono.
E'
inoltre particolarmente penoso affrontare la realtà in un paese come
il nostro, dove l'azione più che ventennale di ilari ed
irresponsabili venditori porta a porta - assurti al ruolo di opinion
maker e statisti – ha convinto la gente che non vi sono problemi
che non possano essere risolti da una bella dormita e da una robusta
dose di immotivato ottimismo d'accatto.
L'irresponsabililtà,
eletta a sistema di vita e meccanismo di governo, alla fine non paga
(a meno che tu non sia uno speculatore, un evasore o un malavitoso).
I
miei genitori avevano interiorizzato uno schema preciso e, per i
tempi, convenzionale per il loro progetto di vita. Lavoro, uno
qualsiasi purché sicuro e decentemente remunerativo (lo si accettava
anche sottopagato, in attesa di tempi migliori), acquisti
pianificati, fortemente limitati al necessario e propedeutici al
miglioramento della propria situazione, estrema ripugnanza a
contrarre debiti se non per beni durevoli e strategici (la casa per
esempio), corretta valutazione della convenienza di una maggiore
istruzione per i propri figli.
Qualsiasi miglioramento del tenore
di vita veniva considerato esclusivamente dopo
il conseguimento di una maggiore capacità di spesa.
Tutto
ciò, inoltre, era scrupolosamente inserito all'interno di un quadro
etico preciso, quasi calvinista, e con l'acuta – anche se non
esplicitamente articolata - consapevolezza del significato e del
valore di concetti quali senso del dovere, della comunità e del bene
comune.
E'
lo schema che, sotto i miei occhi fin dal primo giorno di vita, ho
assunto a mio riferimento. La differenza sta nel fatto che,
rispetto ai miei genitori (e grazie a loro) ho potuto partire da un
gradino più alto. Il mio salto l'ho spiccato dalle loro spalle.
Identico discorso per mia moglie che, semmai, è molto più rigorosa
di me.
Non
so esattamente quando questa etica e questo modo di intendere la vita
hanno perso appeal, quando sono stati declassati da dignitoso stile
di vita a grigia e monotona sopravvivenza degna solo di opachi
travet, minchioni e perdenti.
Intendiamoci, non che un tempo
non esistessero altre e più disinvolte declinazioni del concetto di
progresso personale, solo che non avevano e non pretendevano di avere
tutta la legittimazione, cafona e rapace, che hanno adesso.
Un
tempo chi prendeva scorciatoie egoistiche e parassitarie non esibiva
questa scelta, poiché la condanna sociale era pronta e scontata e
la vergogna un prezzo che non si voleva pagare.
Oggi,
scusate la banalità, il sistema è ribaltato. Quando esprimo i
valori e le scelte che furono dei miei genitori, e che cerco di
onorare, colgo più frequentemente di quanto ritenga accettabile
sorrisetti di compatimento e seccate manifestazioni di fastidio.
Vengo
definito un noioso integralista, un patetico conservatore, un
incapace alla ricerca di giustificazioni per la propria incapacità,
un patologico invidioso del successo altrui.
Non
ho voglia di contestare queste grossolane critiche. Chi le
proferisce mi è estraneo quanto una forma di vita aliena. Mi
sento degradato anche solo nel prenderle in considerazione. Purtroppo
non posso liberarmi con uguale disinvoltura delle conseguenze delle
scelte espresse da quelle persone, le stesse che hanno buttato in
vacca tutto e ci hanno lasciato il conto da pagare.
Tutto
dunque si riduce alla contrapposizione tra responsabilità ed
edonismo? Non è solo questo, ci sono di mezzo giganteschi
interessi finanziari.
Grazie ai famigerati Chicago Boys ed alle
loro istanze neoliberiste, è passato il concetto che costruire e
pianificare il proprio futuro è da imbecilli. Molto meglio bruciare
le tappe e conseguire traguardi anche al di là delle proprie
effettive possibilità. Ed è stato senz'altro così, perlomeno per
tutti gli attori finanziari che hanno speculato su questa sorta di
allegria programmatica.
E'
paradossale che proprio coloro che hanno sempre criticato la
socialdemocrazia e le sue ricette economiche e sociali,
sermoneggiando che non esistono “pasti gratis”, che tutto, alla
fine, si paga, ebbene che proprio loro abbiano costruito un mondo ed un
sistema di buoni pasto presunti gratuiti o, perlomeno, estremamente
convenienti.
Grazie all'instaurazione di un regime fatto di crediti accessibili senza
requisiti, santificazione della leva finanziaria ed incentivazione di
consumi voluttuari, dopo aver nascosto sotto il tappeto dei prodotti
derivati e della finanza creativa la tossicità delle strategie
perseguite, è passato anche il concetto che la formica è antica,
noiosa ed importuna, mentre la cicala è trendy e smart (l'uso
dell'inglese è antropologicamente giustificato).
Si è a lungo
vissuti in un eterno presente privo di scadenze e con un domani
rimandato a data da destinarsi.
Su
di una cosa avevano ragione, alla fine si paga tutto e siccome la
pratica seguita è stata dissipatoria ed irresponsabile, ora che il
domani è finalmente arrivato, il risveglio corrisponde al
proverbiale dopo-sbornia con tanto di atroce mal di testa ed alito
fetido.
La
domanda è: ci siamo definitivamente giocati il fegato? Non lo so,
ma credo che ci convenga dare una risposta negativa.
Tutti,
mi pare, sono sconvolti di fronte all'enormità del recupero che ci
attende. La sfiducia e lo sconforto minano il nostro morale.
Io voglio citare un antico proverbio cinese: “anche un viaggio di mille miglia comincia con un passo”.
Io voglio citare un antico proverbio cinese: “anche un viaggio di mille miglia comincia con un passo”.
Se
i nostri genitori sono riusciti ad emergere da un dopoguerra di
rovine, materiali e morali, a maggior ragione potremo farcela noi,
basta recuperare il senso della prospettiva e la fibra morale che
abbiamo accantonate perché qualcuno ci aveva convinti che fossero
desuete.
Solo
una cosa dovremo tenere sempre presente. Dovremo pretendere da noi
stessi e dagli altri il maggior grado di integrità possibile.
Basta con furbacchioni, parassiti, veline, calciatori, nani e
ballerine.
Non c'è bisogno di fare rivoluzioni, dobbiamo solo non tollerare più i parassiti ed essere pazienti ma determinati.
Come
dico sempre, dobbiamo essere cittadini, e non sudditi.
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