giovedì 24 febbraio 2022

Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. (S.Agostino)


Un mio amico, in buona compagnia peraltro, ribattendo alle critiche circa il doppiopesismo americano verso i concetti di autodeterminazione dei popoli, sostiene che si può concordare sulla condanna del feroce pragmatismo USA del passato, ma si chiede se per farlo si può accettare che si scateni una guerra, e proprio ora che l’entrata dell’Ucraina nella NATO era sparita dai radar.

Ecco, dire che quell'entrata sia una fase ormai superata è un esercizio di ottimismo sfrenato e poco realistico, ed anche il segnale di retropensieri quantomeno prevenuti.
"Il percorso strategico dell'Ucraina verso l'adesione alla Nato rimane invariato"
ha affermato in un tweet, ancora pochi giorni fa e con le nere nubi del conflitto che si addensavano, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, e l'Ucraina è da anni la principale produttrice di provocazioni e meccanismi di innesco della tensione della regione.
Comunque mi pare che sia assolutamente evidente che il cinico pragmatismo americano sia tutto tranne che passato. Altrettanto certamente quello russo non è meno gelidamente indifferente ai principi etici che disegnano i concetti di "giusto e sbagliato" che ci sforziamo di tenere al centro del nostro modo di giudicare. Dunque sbaglia chi si sforza di operare quelle belle distinzioni manichee che cercano di identificare i "buoni" ed i "cattivi", secondo i criteri cari a chierichetti e giovani esploratori; sbaglia o collabora, consciamente o inconsciamente, alla propalazione di una "verità" mendace ed interessata, con i buoni e i cattivi in posizione relativa rispetto ai desiderata dei commissionanti la narrazione di comodo. I due contendenti sono troppo grossi e potenti, e con interessi concorrenti e di portata mondiale, per muoversi all'interno dei confini etici e morali che cerchiamo di far valere a livello individuale. Ciascuno di essi opera cinicamente per mantenere una salda presa su territori e risorse funzionali ai loro interessi. Dopo la caduta del Muro, e la scomparsa del socialismo reale, gli USA hanno messo a frutto la temporanea debolezza dell'antagonista cingendo i suoi confini sempre più dappresso. Ora però l'orso russo non è più così debole e certo non può facilmente accettare il completo isolamento che gli stanno costruendo attorno, così come l'aquila americana reagirebbe molto vivacemente se Messico e Canada entrassero a far parte di una sfera d'influenza a lei ostile. Non mi sembra neanche utile cercare responsabilità in tutto ciò, perché quello che abbiamo sotto gli occhi è un caso di "concorso di colpa" da manuale.

L'Ucraina, ovvero la causa di comodo che sta dietro il confronto globale, ha sempre paventato un ritorno russo e si è sempre adoperata per tirarsi addosso la coperta atlantica; nel farlo non ha mai smesso di provocare il vicino ex sovietico, per avvalorare le sue richieste a fronte di una minaccia russa che lei stessa rinfocolava.
Nel frattempo ha pensato bene di consegnarsi in mano ad una cricca neonazista che, da sola, avrebbe dovuto decretarne l'isolamento, se i valori che tutti dicono di difendere non fossero, come invece è, totalmente eclissati dagli interessi geopolitici, dell'una e dell'altra parte.

Ora che la Russia ha rotto gli indugi:
  • l'Occidente si accorge che Zar Vladimiro I, piccolo padre di tutte le Russie, è venuto a vedere il bluff, da bravo e gelido politicante di alto rango;
  • Biden non ha che due strade: abbozzare accettando il fatto compiuto pur dietro la faccia feroce di sanzioni che dovranno fare i conti con la fame energetica mondiale o precipitare il mondo in un conflitto ad alta tecnologia e letalità;
  • L'Ucraina ha perso tutto e rimane con un pugno di mosche in mano.
L'Europa, in tutto questo, si segnala ancora una volta per inconsistenza politica e per desolante assenza di autonomia. Comunque vada saranno l'Europa e gli europei a pagare il prezzo più salato del confronto in atto, come peraltro sta già avvenendo a livello economico, e vorrei ricordare, già che ci siamo, che un'Europa prostrata e priva di coesione e capacità decisionale è esattamente negli interessi sia russi che americani, che certo non vogliono che un mercato vasto e remunerativo possa decidere in autonomia delle proprie sorti. Qui siamo tutti chiamati a schierarci con un guelfo o un ghibellino e chi, come me, li schifa ambedue viene trattato come un irresoluto opportunista. Quel flautato gesuita di Letta ci fa sapere che:

"I comodi terzismi sono stati spenti dalle bombe di Putin. Ora è o di qua o di là"
Parli per sé questo servo. Siamo in molti a non essere né di qua né di là. Noi siamo altrove, in un posto dove già siamo costretti a subire, figuriamoci se vogliamo anche collaborare.

Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.