venerdì 15 novembre 2019

Solo la libertà del dissenso rende credibile il consenso. (Pino Caruso)


Un amico bolognese ha commentato con legittimo entusiasmo la sua partecipazione al flash mob delle 15.000 sardine che, a Bologna, hanno dimostrato a Sua Ferocità Salvini che la piazza non era tutta sua, ponendo una certa ipoteca sulla sua marcia trionfale verso l'espugnazione della regione rossa per eccellenza.
Il mangiatore di nutella ha subìto con un certo nervosismo lo smacco, cianciando di squadristi rossi che avrebbero impedito l'afflusso dei partecipanti alla sua poco riuscita manifestazione, svoltasi con ampi spazi vuoti nella sala destinata alla kermesse, tanto da indurre l’autoaffondato ex Ministro della Paura a dirigere sapientemente le inquadrature dei cameramen in modo da non evidenziare sedie rimaste tristemente vuote. 
E non è che gli abbiano dato fastidio i simpatizzanti dei centri sociali, altri 10.000 partecipanti, che hanno tentato di marciare sul
Paladozza, sapendo benissimo di non poterci arrivare, e infatti prontamente sviati dagli idranti della Polizia. 
No, quelli li aveva messi in conto e sapeva come gestirli e girare in suo favore un contrasto a quel punto quasi rituale, agendo il suo solito eroico vittimismo: “
hanno cercato di farci tacere, ma noi (mussolininamente) tireremo dritto”.
Decisamente a fargli sentire un alito freddo sulla nuca sono stati i pesciolini di Piazza Maggiore. Migliaia e migliaia di persone che hanno risposto ad un appello che più informale non si potrebbe, lanciato da quattro ragazzi del tutto estranei alla politica organizzata e coronato da un successo enorme; 15.000 persone riunite, stipate, in una piazza senza alcun emblema di partito, con solo la silhouette di una sardina a denotarne il comune intento.

Tutte quelle persone, con preavviso minimo e senza alcuno sforzo organizzativo, si sono riunite per dire a Salvini che loro ne avrebbero abbastanza delle sue rodomontate e delle sue menzogne e che non è poi così scontato che gli italiani si bevano per forza tutte le sue imperiali puttanate.

Erano tutti di sinistra? Non lo so. Credo che molti lo fossero, e credo che tra di loro vi fosse una folta rappresentanza di quell’elettorato rifugiatosi nell’astensione perché privo di partiti votabili.

Comunque uno scricchiolio preoccupante per il
leone del Papeete che, a questo punto spera ardentemente che i partiti di sinistra, o sedicenti tali, facciano i consueti sforzi per mettere il cappello su un moto spontaneo, azzerandone ardore e spinta propulsiva con le solite smanie verticistiche e la proverbiale, e letale, ansia omologatrizzatrice.
Comunque sia, un abbastanza invelenito interlocutore del mio amico-sardina, dopo essersi prodotto in un incipit piuttosto desolante, ma preparatorio della qualità dialettica a seguire, ha non troppo sorprendentemente argomentato come segue:
«... in piazza ci vai quando manifesti contro la legge Reale o contro i Decreti Delegati, ma andare a manifestare contro un leader politico non ha neanche senso, perché viviamo in un regime che si chiama democrazia e se uno ha un progetto politico che non ti va semplicemente, molto semplicemente, non lo voti. In realtà voi 15.000 siete scesi in piazza per manifestare non contro Salvini, che se proprio non l'avete ancora capito in queste cose ci sta come un pesce in barile, no, avete manifestato contro quel 30% di vostri connazionali che lo votano, e questo mi fa francamente un po' incazzare. Chi siete voi per decidere che un terzo dei vostri connazionali sono nemici da combattere? La solita sicumera della sinistra, quelli bravi, quelli che hanno capito il mondo e te lo spiegano, perché gli altri, ovviamente, sono tutti deficienti da rieducare.»
Il resto ve lo risparmio, non aggiunge nulla al fatto che il soggetto ha della democrazia una concezione ad uso strettamente personale e ad assetto variabile, rozza e incompleta, e che in tutta evidenza non gradisce per nulla di assumersi la responsabilità del suo sentire, vedendo nel dissenso una insopportabile compressione alla sua facoltà di fare come gli sembra più opportuno.
La democrazia, riducendo il tentativo di definirla ai suoi minimi termini, consisterebbe nel poter dire quello che si desidera, quando lo si desidera mantenendosi entro i limiti della legge, sempre se in un contesto democratico e stato di diritto, e del buongusto e buona educazione, se possibile.

Detto questo in democrazia ognuno si assume le sue responsabilità. Tra queste vi è anche quella di portare in palma di mano un fannullone dedito alle menzogne più azzardate e uso ad addebitare ad altri le proprie colpe e a vendere come buoni risultati mai conseguiti, come fa abitualmente l'inutilmente lodato Capitano, mangiatore di nutella, festaiolo del Papeete ed ex Ministro della Paura, dedito alle improvvide dimissioni .

Comunque, e lo dico per amor di precisione, quel 30% di elettori votanti diventano in realtà il 22,5% degli aventi diritto, stante l'astensione stabilmente attestata sul 25%, cosa che rende quest'ultima il vero primo partito italiano.

Mi si dirà che non sono comunque pochi, ed è vero, ma non sono la maggioranza che pretendono di essere, e se decidono di prendersi la responsabilità di aiutare un pericoloso incapace a diventare il prossimo premier, io riconosco senz'altro loro il diritto di farlo, dopodiché sono comunque libero di argomentare come meglio preferisco circa le ragioni che li spingono a farlo, perché avranno anche il diritto di mandare a culo tutto, ma non gratis perdio.


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