Votate per Macron. Con la stessa energia ed entusiasmo con cui ci opporremo a lui quando sarà eletto.
Capisco
lo spirito col quale Varoufakis pronuncia questa esortazione, ma non
so se sarei capace di aderirvi, non in Francia intendo, dove la cosa
ha un senso, ma qui da noi, con quel consiglio calato nella nostra
realtà dai nostrani ragionevoli in servizio permanente
effettivo.
Qui
purtroppo, a fronte di sistemi elettorali, proposte politiche e
protagonisti differenti, e con nessuno, proprio nessuno, in grado di
opporsi con entusiasmo ed energia all'alternativa ad
una autarchica Le Pen polenta e osëi, quel consiglio
risulta suggestivo, ma irricevibile.
Quell'alternativa
difensiva potrebbe essere costituita solo da chi ci ha già
martirizzato con lo smantellamento dello Statuto dei Lavoratori, con
tentativi di riassetto istituzionale semi-autoritari, e la
sottomissione ai desiderata teutonici di un'Europa cui il guappo
di Rignano oppone solo simulacri rituali di fastidio, una
specie di teatro kabuki dell'orgoglio italico.
Oppure
potrebbe essere quell'altro equivoco nazionale, araldo di una
democrazia digitale sistematicamente negata nella
pratica, macchina da guerra mirabilmente efficace nella denuncia e
indeterminata ed opaca sul piano della proposta di governo.
E
a queste due alternative, chi si dovrebbe opporre con entusiasmo
ed energia e con qualche speranza di ottenere qualcosa?
Quale delle piccole schegge di una fu-sinistra che
popolano il panorama politico? Chi fra gli stati maggiori in
transumanza tra sigle, in cerca di eserciti da comandare, dediti
all'autoascolto onanistico?
Perché
è indubbio che senza un portatore vivo e vitale di entusiasmo
ed energia, io posso solo scegliere il tipo di agonia che mi
attende. O la morte violenta di un neofascismo sostanziale,
xenofobo e isolazionista, o la bollitura a fuoco lento di una
sinistra di governo, che esprime in realtà le ragioni
di un neoliberismo incurante della persona umana, o la patacca
di un populismo che raccatta consensi a destra e a manca,
curando di evitare come la peste di fronteggiare le contraddizioni
sulle quali campa, in attesa di franare sotto il loro peso quando non
potrà più addossarne la responsabilità ad altri.
Lo
so! L'astensione non costituisce una soluzione, ma d'altra parte io
non ho soluzioni da proporre, e sono anche un po' infastidito da chi
mi sventola davanti al naso gli inefficaci simulacri gabbati come
tali, confondendo il fare purchessia col risolvere.
E
certo ad indispettirmi non è Varoufakis, che cala il suo messaggio
in un contesto, quello francese, nel quale la sinistra mostra
perlomeno segni di ripresa. No, chi mi fa saltare la mosca al naso
è chi pensa che l'esibizione di una volitività priva di
verosimiglianza possa occultare il vuoto pneumatico che dovrebbe
opporsi, scampato il pericolo, al contravveleno votato in emergenza,
in un tatticismo d'accatto che già ci è costato carissimo in
passato.
Si,
tatticismo! Perché se dietro vi fosse un disegno strategico
plausibile, con i debiti presupposti, le adeguate risorse e la
necessaria credibilità, con un programma definito, attendibile e
condivisibile, o perlomeno la promessa verosimile di un suo
inverarsi, allora io voterei chiunque, consapevole che si tratterebbe
di un punto di passaggio sgradevole in un processo che potrei
condividere.
Ma
così non è! Non c'è nulla in grado di opporsi con
entusiasmo ed energia all'insediarsi del pifferaio di
Hamelin, neoliberista o populista, che ci salverà dai topi di fogna
neofascisti. O quantomeno non c'è nessuno che, in questo momento,
offra qualche prospettiva di poter contrastare, o perlomeno
impensierire, un eventuale Macron de noantri.
L'unica
speranza è che, al momento del voto alle prossime politiche, si
condensi a sinistra qualcosa che si possa definire, seppure con
disperato ottimismo, promettente. Solo che dovremmo smetterla di
cincischiarci, stante la vicinanza di quel passaggio elettorale, e
cominciare a fare sul serio.
Nel
frattempo però eviterei di sventolare la concretezza di Varoufakis,
arruolato ad uso e consumo di una realtà per la quale sospetto che
il buon Yaris utilizzerebbe parole completamente differenti.
Le scelte giuste vengono dall’esperienza, e l’esperienza viene dalle scelte sbagliate. (Arthur Bloch)
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