Sul
fenomeno sardine, a sinistra, ci stiamo accapigliando
duramente, come nelle migliori nostre tradizioni, perdendo come al solito di vista elementi fondamentali.
Dunque ricapitoliamo. Da
una parte ci sono gli organizzatori del fenomeno, che pare siano
tutti puzzoni dem (qualcuno ha sostenuto perfino che vi
siano leghisti delusi e, ça va sans dire, grillini dissidenti),
dall'altra migliaia di persone che, un tempo del tutto silenti, sono
scese in piazza a dimostrare che ne hanno la "scuffia piena",
come direbbero a Milano.

A
me pare evidente che gran parte di quei pesciolini
proviene dall'astensione, ovvero da quella parte di popolazione che
non vota più principalmente perché non ha nessuno abbastanza
rappresentativo delle proprie istanze da votare.
Questo
significa che non vota a destra, perché contraria ai
programmi post/neo/fascisti che ne rappresentano la cifra, al punto
che scendono in piazza per sconfessare la supposta prevalenza della
Lega nei sondaggi, tale in forza di un meccanismo
basico del marketing: le cose diventano vere ed acquisiscono
consistenza se sostieni che è così.
Non
vota neanche PD, perché quel partito li ha traditi,
passando nel campo dell’antagonista di classe, anche se magari non
utilizzano questa definizione tecnica da kabulista d’antan,
quale in fondo sono. E però neanche vota M5S, perché
ha sempre ritenuto i neosanculotti grillini un'accolita di
pataccari, e con ragione a giudicare dallo spettacolo pietoso che
stanno dando.
E
arriviamo alla ragione che suscita la critica rancorosa della
sinistra cazzuta: l’astenuto (e sardina?) non vota
neanche la sinistra-sinistra, perché in gran parte si
tratta di formazioni autoreferenziali perse in un circuito di
autorassicurazione ideologica, che si trova a disagio nel calare nel
tessuto di una realtà spigolosa e contraddittoria, in uno scenario
che richiederebbe, preliminarmente, un'autocritica che nessuno
intende fare.
Siamo
di sinistra, dunque dovremmo sapere che esserlo ci impone di
comprendere la realtà oggettiva, di sapere che la distillazione di
una teoria necessita di una verifica pratica che DEVE portare
ad esaminare criticamente quella teoria, procedendo per affinamenti
successivi.
Dovremmo
sapere che non basta affermare i giusti principi, ma anche essere
capaci di raggiungere le persone e convincerle, ascoltando prima e
parlando dopo, mentre invece non ascoltiamo quasi per nulla, dunque
parliamo al vuoto e ci incazziamo pure quando ci schifano.
Alle
ultime politiche ho votato per una formazione che, con tutti i
problemi che affliggono la gente e ben sfruttati dalla destra (disoccupazione, welfare comatoso, imposizione fiscale monstre con
ritorni ridicoli, territorio violentato, infrastrutture cadenti,
edifici scolastici in rovina), in piena campagna elettorale non ha
trovato di meglio da fare che promuovere una battaglia contro
il 41-bis, in un paese che ha una malavita organizzata che
controlla intere regioni, ed è presente ovunque e in ogni settore
merceologico.
La ragione ufficiale? E’ un
provvedimento condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
in quanto favorisce “trattamenti inumani e degradanti”,
detto da un organismo che non può valutare adeguatamente la consistenza del
fenomeno mafioso.
Quella
semi-ufficiale? Il dispositivo di legge è utilizzato
per stroncare i compagni arrestati nel corso delle manifestazioni
NO-TAV, mi venne risposto. Per coerenza dunque dovremmo
anche eliminare la carcerazione preventiva, perché serve ad
imprigionare i dissidenti, piuttosto che pretendere che la legge
venga applicata senza pericolose interpretazioni di comodo.
Quella
effettiva, perlomeno secondo me? Proporre programmi
d’intervento realistici sui problemi della gente comporta
pericolosi confronti con una realtà contraddittoria, come nel caso
dell’ILVA, dove difendendo nel breve l’occupazione
condanni a morte per avvelenamento migliaia di persone, e promuovendo una
corretta politica ambientale getti in mezzo alla strada migliaia di
lavoratori e relative famiglie.
Meglio(sic!)
tirar fuori virtuose battaglie, ideologicamente correttissime,
condannandosi alla marginalità, e infatti quel partito è rimasto
ben sotto, insieme ad altri consimili, alla soglia di sbarramento,
favorendo di conseguenza l’avvento dell’esecrabile governo
grillo-legaiolo.
L’alternativa sarebbe stato votare PD,
ma con che coraggio? Già! Votare per la causa scatenante
dell’egemonia, culturale prima ancora che politica, di una destra
xenofoba e liberticida fa raggricciare i nervi, solo che se non
tiriamo fuori qualcosa di credibile, che non faccia tornare quelle
sardine nel cono d’ombra dal quale sono provvisoriamente riemerse,
al prossimo giro solo quello, votare obtorto collo il PD, ci rimarrebbe da fare, oppure subire un
regime nel quale schedare untermenschen sarebbe
naturale come respirare.
Nel
frattempo quelle che non hanno capito un cazzo pare
siano le sardine e chi le vede con favore. Eh già!