Il
generale Aung San, padre della più nota Aung San Suu Ki, diceva
sempre che "puoi anche non
occuparti di politica, ma la politica certamente si occuperà sempre
di te" e questo, con buona pace
della narrazione qualunquistica da maggioranza silenziosa stile anni
'60, è incontrovertibilmente vero, agli occhi di chi si dà la pena
di osservare la realtà.
Un
ulteriore pensiero che mi occupa sempre la mente è che la politica e
l'economia sono così inestricabilmente collegate che mi chiedo
spesso se ha un senso mantenerle concettualmente separate.
Le
nostre vite e le nostre prospettive, dopo il disastro economico del
2011, sono drammaticamente cambiate e in peggio, e non pare proprio
che si stia lavorando per un recupero, bensì per la stabilizzazione
di un impianto neoliberista con fortissime connotazioni classiste;
una struttura sociale costituita da un vertice ridottissimo e con
grandi capacità economiche, contrapposto ad una vastissima base di
"servi della gleba" che vivono all'insegna di precarietà e
negazioni di diritti civili, economici ed umani.
Insomma
un impianto sociale di stampo medioevale con caste ristrette ed
onnipotenti che dominano un esercito di derelitti, in competizione tra loro
per un tozzo di pane amaro e secco.
Warren
Buffett, il terzo uomo più ricco al mondo, ammette che "la
lotta di classe esiste e l'abbiamo vinta noi". I
cialtroni del PD, rientrando nell'angusto e provinciale ambito
nostrano, concionano di cambiamenti di verso, ripresine e modernizzazioni, mentre invece lavorano alacremente, e
per conto terzi, all'implementazione di un nuovo evo oscuro, un "anno
mille" di irredimibile povertà, ideologica e spietatamente
mantenuta.
Continuiamo
pure a “non occuparci di politica”, ma poi non addossiamo tutte
le colpe ad altri.
Non
basta scrivere sui social invettive tipo “dimettetevi, tutti a
casa”, perché se poi alle urne non ci andate, quelli, invece di
dimettersi, vengono confermati.
L’offerta
politica è insoddisfacente? Certo, è così, anche perché quando i
partiti fanno porcate ci limitiamo a ululare alla luna, quando siamo
in coda alle Poste, o ci facciamo tagliare i capelli dal barbiere, ma
non ci viene in mente di scrivere e manifestare il nostro sdegno.
Quei
politici possono andare e venire dai loro luoghi, partito, parlamento
e consigli locali senza che nessuno li metta a confronto con
l’insoddisfazione di cui sono causa. E’ tornata l’ora di
riservare loro qualche nutrito lancio di monetine, come accadde a
quell’altro noto e carismatico politico, poi fuggito all’estero.
Tolse
il disturbo, ma noi riprendemmo a non interessarci di politica, ed
eccoci qui.
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