Nei
giorni scorsi, su Facebook, ho manifestato la speranza che il PD,
alla prossima tornata elettorale, pagasse un prezzo pesante per il
disprezzo dimostrato verso quella parte del suo elettorato, piuttosto
consistente, che proviene dalla tradizione socialista e comunista.
Una
sorta di ululato alla luna il mio, reso ancor più vano dalla
consapevolezza che il popolo italiano, già resuscitatore di
pregiudicati e impalmatore di novelli Peron, potrebbe pure decidere
di gratificare il mentalista fiorentino di un'approvazione che mi
farebbe accarezzare il proposito di dichiararmi apolide.
Sono
stato immediatamente commentato da un mio amico e collega (essendo
leggermente più anziano di me ha lavorato pure con mio padre) che è
rientrato da qualche anno in Italia, dopo aver lungamente operato
nella filiale parigina della defunta azienda per la quale lavoravamo,
e che contempla il desolante quadro nel quale viviamo con ancora più
straniata incredulità di quella che proviamo noi, che vi siamo
sempre stati esposti.
Mi
ha imputato un “grossolano errore di valutazione”, sostenendo che
“quando gli italiani votano 1/3 PD, 1/3 Berlusconi et 1/3 Grillo
c'è poco da stare allegri. Renzi è l'ultimo treno per Yuma”.
Ancora una volta viene invocato un pragmatismo che, a mio parere, ha
già dimostrato tutti i suoi limiti.
Sono
stato fino a febbraio dell'anno scorso, pervicacemente e a dispetto
dei campanelli d'allarme che risuonavano nella mia testa, un elettore
del PD poiché in sostanza ritenevo che quel partito fosse l'unica
possibile carta da giocare, anche se ero ben conscio della deriva
"centrista" che minacciava di travolgerlo.
Dopo
il voto del febbraio 2012, i maneggi di Napolitano e l'imposizione di
un governo di larghe intese (alla faccia dell'elettorato PD che era
contrario) non ho potuto che prendere atto del successo delle manovre
egemoniche della componente postdemocristiana, della
marginalizzazione della "cosca perdente" postcomunista e
del prevalere delle ragioni mitteleuropee nel trattamento della
crisi.
Mi
sono allora chiesto: alla luce del supremo disprezzo dimostrato nei
confronti dell'elettorato, del prolungamento del bacio della morte
con il centrodestra e delle politiche economiche fallimentari
perduranti, ha senso che io continui a prendere il PD come
riferimento? E mi sono risposto che no, che sarebbe stato assurdo e
contraddittorio, e questa risposta me la sono data molto prima che
Renzi facesse ori, carte e primiera, come è recentemente accaduto.
Il
mio amico sostiene che Renzi è l'unico che può sparigliare le
carte. Forse, e forse no, ma se anche ci riuscisse credo proprio
che i "rimedi" che potrebbe confezionarci non riuscirei
proprio a digerirli.
In fin dei conti non posso dimenticare che a suo tempo manifestò il suo gradimento per quel detestabile individuo che dirige la defunta FIAT, salvo poi ritirarlo, senza vergogna e senza spiegazioni, non appena quell'endorsement divenne imbarazzante, per non parlare del senatore Ichino e della sua, per me, discutibile visione dello statuto dei lavoratori, altra incondizionata approvazione che il nostro ha poi opportunamente “sfumato”.
In fin dei conti non posso dimenticare che a suo tempo manifestò il suo gradimento per quel detestabile individuo che dirige la defunta FIAT, salvo poi ritirarlo, senza vergogna e senza spiegazioni, non appena quell'endorsement divenne imbarazzante, per non parlare del senatore Ichino e della sua, per me, discutibile visione dello statuto dei lavoratori, altra incondizionata approvazione che il nostro ha poi opportunamente “sfumato”.
Il
buon Matteo, come Berlusconi e Grillo, dice quello che gli serve,
quando gli serve e senza preoccuparsi di smentirlo il giorno dopo, se
la cosa gli fa gioco. Dove sarebbe la boccata d'aria fresca? Ci
tirerà solo pacchi ben confezionati ed io ho esaurito la mia
sopportazione e non ho più illusioni da coltivare.
Renzi
non è responsabile dei tentennamenti e della pratica tatticista
suicida della componente PCI (che ha fatto praticamente harakiri) ma
si è limitato a trarne le opportune e per lui vantaggiose
conseguenze.
Io
non ho nessuna fiducia nella sua capacità di interpretare un piano
di ripresa che abbia un respiro strategico. Come tutti i politici
italiani (tranne Prodi che sarà pure una mortadella, ma che è
l'unico che ho sentito parlare di prospettive ventennali) Renzi si
limita a guardare la linea dell'orizzonte. E siccome i nostri
politici non sono dei giganti il loro orizzonte è di conseguenza
piuttosto vicino.
La
furbizia da venditore "porta a porta", che conduce il buon
Matteo ad esternazioni presuntamente ispirate (da Baricco?) e le
ricette economiche suggeritegli da Davide Serra (il titolare di un
hedge fund, figuriamoci) non potranno che condurci verso un'assetto
neoliberista in salsa parrocchiale, e a me la cosa ripugna e non
interessa.
Eccoci
dunque alla domanda finale, che tutti ci poniamo: che fare? Pare che
quasi tutti, tranne i renziani, rispondano "non lo so". Una
risposta come questa denuncia tutta la drammaticità del momento.
Personalmente
è la prima volta che mi trovo in questa situazione. In passato mi
sono sempre trovato a condividere un progetto con qualcuno, magari
minoritario e massimalista, come nella mia gioventù, oppure con un
po' di pragmatico opportunismo, come negli ultimi anni di consonanza
col PD, ma è la prima volta che non so dove sbattere la testa, e mai
come ora l'offerta politica mi è apparsa cialtrona ed impraticabile.
E' la prima volta in vita mia, e i prossimi che faccio sono i 60
anni, che non coltivo alcuna fiduciosa speranza e la cosa mi riempie
di rabbia.
Votare
PD non avrebbe alcun senso per me. Avevo pensato di optare per SEL,
che da quando si è costituita ha rappresentato più adeguatamente
il mio pensiero, e che ho colpevolmente tradito per rafforzare il
"più grande partito dell'opposizione" (essere troppo furbi
non è mai una buona idea), ma l'invereconda telefonata di Vendola
con il dirigente ILVA mi ha molto raffreddato, e la recente emersione
di una componente tatticista (Gennaro Migliore) durante il loro
congresso mi ha ancor più scoraggiato.
Ci
sarebbe la "coagulazione" dei vari pezzi e pezzettini della
sinistra attorno alla lista per Tsipras, sulla quale alla fine ho
puntato, ma è una creatura fragile ed il suo percorso è difficile e
molto lungo.
Per
come la vedo io i vari pezzi di sinistra ancora inglobati dentro il
PD, sto parlando del personale politico e non di elettori, contano
come il due di picche e non hanno alcuna speranza di incidere sul
futuro di quel partito. Se rimangono al suo interno sono masochisti e
si assumono la responsabilità di avallarne le scelte centriste.
Uscendone
non combineranno forse, e sul momento, poi 'sto granché, ma potrebbe
essere importante per una futura ripresa della sinistra in questo
paese. Al minimo sarebbe una scelta di chiarezza, e di conseguenza un
gran bel cambiamento.
Il PD, alle prossime elezioni potrà o affrontare un tracollo elettorale, pagando il prezzo di tutte le ipocrisie praticate, oppure cavarsela ancora una volta.
Il PD, alle prossime elezioni potrà o affrontare un tracollo elettorale, pagando il prezzo di tutte le ipocrisie praticate, oppure cavarsela ancora una volta.
In
questo ultimo caso vorrà dire che la connotazione del suo elettorato
è molto variata e che si è di molto spostata verso il centro,
magari pigliandosi anche un pezzetto di transfughi del centro destra.
Comunque
vada, un disastro.
Nessun commento:
Posta un commento
Ti ringrazio per aver voluto esprimere un commento.