domenica 3 marzo 2019

Chi si estranea dalla lotta ecc. ecc.

Io ne avevo già il sospetto.   PD ed M5S hanno, in fondo, importanti punti di contatto, cosa che giustifica in gran parte il tasso di ferocia che utilizzano per squarciarsi reciprocamente il ventre.

Gli obiettivi di dettaglio che perseguono potranno essere differenti, però su alcune cose, metodologie propagandistiche e modelli variamente grossolani di manipolazione delle coscienze, sono piuttosto sovrapponibili e, alla fine, si rivolgono pur sempre alla stessa platea, seppure con tassi di successo di volta in volta differenti.

Qui ed ora mi interessa focalizzarmi su un aspetto particolare e di sempre maggiore rilevanza.       Mi riferisco al disprezzo che ambedue riservano ad un fenomeno che si è andato ingrossando in maniera inversamente proporzionale al tasso di credibilità della nostra classe politica: l'astensione.

Quando M5S, prima della pessima prova che sta dando ora che è al potere, coltivava sogni di grandezza e si sentiva alla vigilia di una presa della Bastiglia epocale, quel Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno, ben più di qualche energia veniva riservata dalla loro macchina propagandistica per stigmatizzare l'astenuto, visto come un pericoloso sabotatore in grado di insidiare le magnifiche sorti e progressive dei novelli sanculotti, negando loro i numeri per il conseguimento di una vittoria definitiva.

Un sistema elettorale indeciso tra un proporzionalismo disinnescato ed un maggioritario incompiuto per ripetuti interventi della Corte Costituzionale, grazie anche alla rilevanza numerica dell'astensione, ha consegnato un risultato elettorale che sarebbe stato compiutamente affrontabile solo da forze in grado di agire i meccanismi istituzionali senza la pesante zavorra di un'antipolitica cialtrona e strumentale.

Sorpresi (sic!) da una fatale insufficienza respiratoria, i frastornati grilloidi hanno sbattuto il grugno su uno dei loro dogmi preferiti, l'autosufficienza, e si sono visti costretti ad alleanze per le quali non avevano elaborato alcuna metodologia affidabile.

Tutti ricordano il gran rifiuto renziano, che in realtà era tutto tranne che imprevedibile e la cui improbabile praticabilità mise in grande agitazione il mondo dei sostenitori pentastellati, avvezzi da più di un quinquennio all'indicazione del mostro pidiota quale fonte di ogni male.

Pochi hanno interesse a ricordare che quello stesso mondo, in gran parte, non fece una piega al pensiero di una connivenza con la Lega, della quale condivideva molte posizioni, su immigrazione e sinistra lato sensu in particolare.

Oggi che quei rivoluzionari all'amatriciana, orbi di una vittoria mutilata, si sono rivelati essere un'accolita variamente frequentata da dilettanti poco dotati, campioni della morale ad assetto variabile, mestieranti sotto mentite spoglie e teste di legno al servizio di interessi opachi il loro arcinemico, il PD, si frega le mani e si attrezza se non per una rivincita, perlomeno per un recupero che lo riporti al centro delle dinamiche parlamentari.

Pensando di sentire risuonare, forti e squillanti, le trombe della riscossa e, senza sprecare un solo attimo per riconoscere i molti e devastanti errori compiuti nel recente, recentissimo, passato, la scalcinata corazzata dem si ricicla quale argine all'arrembante salvinismo e ripercorre, senza vergogna alcuna, la strada dell'usuratissimo voto utile, al quale affida un recupero originato da considerazioni di convenienza, non avendo null'altro da proporre.

Ed ecco che, per le medesime ragioni che a suo tempo motivarono l'acidità delle considerazioni grillesche, oggi incrociamo la rotta di una pletora di supporter piddini che grondano frasette sprezzanti e intrise di superiorità morale tese a stigmatizzare la bestia nera, l'astenuto.

Perché lo fanno? Ma perché l'astensione svuoterà anche il loro opportunismo miserabile, ecco perché, e dunque le critiche non si risparmiano, nel vano tentativo di disinnescare il pericolo.

Recentemente sono intervenuto in una discussione sull'inutilità di partecipare a primarie PD che offrono una scelta tra candidati virtualmente indistinguibili tra di loro, se non per esteriorità stucchevoli, e che confermano ogni scelta strategica passata, e catastrofica per le fortune elettorali di un partito impropriamente definito di sinistra.

A un certo punto, puntuale come la proverbiale morte, emerge questa sentenza, rivolta al titolare del profilo che accoglieva il dibattito:

"Ma se non t'interessa, per coerenza, stai zitto, invece di spruzzare veleno dicendo baggianate senza senso".  

Leggero e benevolo, non vi pare? 

E no, zitti una beata fava di niente, caro il mio sepolcro imbiancato.  Quei tre pretendenti, comunque vada, non diventeranno presidenti della Bocciofila di Roccacannuccia di Mezzo.    Uno di loro guiderà il secondo partito italiano (tra quelli votati, ma in realtà il terzo, perché il primo partito italiano è quello dell'astensione) e dunque non mancherà di incidere sulla vita di un sacco di gente.     A me, come a milioni di italiani, non interessa chi vincerà un turno di primarie sostanzialmente aperto anche agli oppositori, perché comunque vada sarà un altro disastro.

Preparato il tavolo, ecco che il nostro cala il suo carico, e con fare dolente, comunque tipico e, come dicevo all'inizio, virtualmente indistinguibile dal tono e dai contenuti di equivalenti esercizi di infastidita superiorità espressi a suo tempo dal grillino medio, mi sento rispondere:

"Chi non vota fa una scelta, per carità, ma poi, a giochi fatti, non può rientrare in partita criticando le scelte degli altri. Chi non sceglie, per coerenza, dopo deve stare zitto. Troppo comodo criticare senza aver giocato."

E' fastidioso esser presi per scemo da un idiota.  Questa è una vecchia obiezione che poteva valere quando gli astenuti si tenevano entro il limite storico e fisiologico del 2-4%, ma da qualche anno a questa parte parliamo di perlomeno UN QUARTO degli elettori (alle ultime politiche si tratta del 27,1%, circa 13 mln di aventi diritto) e la cosa non può essere liquidata così alla svelta, se non in malafede.

La classe politica italiana non è adeguatamente rappresentativa, e questo è un fatto.
Chi si astiene dalla lotta, è un gran figlio di mignotta  poteva essere uno slogan adeguato un tempo, ma ora non lo è più.

Peraltro io ho votato, ma solo perché mi ripugna non esercitare un diritto così fondamentale, però capisco molto bene chi ha deciso non di astenersi, bensì di non collaborare con chi sta facendo strame delle nostre terga. 

Chi si astiene, con questi numeri, in realtà è come se votasse, e dichiara, forte e chiaro, ma non per i sordi come il mio interlocutore, che se sulla ribalta si affacciasse un partito di sinistra che voltasse le spalle ai tradimenti del PD, e non fosse lunarmente onanistico come certi duri e puri, lo voterebbe in massa.

Come so che ciò avverrebbe? Semplice: l'astensione cresce e l'unica parte politica che svanisce è la sinistra, mentre la destra non fa altro che esercitare la transumanza tra sigle.

Astenuti, si, ma a ragion veduta e con ogni diritto per farlo e per sfanculare chi li obbliga a quella scelta.

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