Nel
2013 M5S impose
la pratica dello streaming,
vista come imprescindibile prassi di trasparenza (salvo poi farla
cadere quando quel metodo documentò le increspature dei
consessi parlamentari pentastellati) al solo scopo di rivendicare
pubblicamente la propria unicità e
umiliare Bersani, e con lui il PD,
che in quella occasione sollecitò, seppure di malavoglia e sapendo a
cosa andava incontro, lo stesso senso
di responsabilità che
ora invoca Di Maio.
In
quella occasione Crimi e Lombardi furono i portatori
materiali del sonoro ceffone che propiziò sia le condizioni
oggettive dei successivi inciuci che
l'avvento di Renzi e del renzismo.
Il PD non
aveva allora ancora imboccato la strada che lo ha condotto
all'attuale disastro, che non è solo elettorale, ed esistevano in
quel momento anche altre opzioni, altre diramazioni del sentiero, che
avrebbero potuto portare ad altri esiti.
Molti
sostengono, con qualche ragione sia chiaro, che quell'incontro fu una
manfrina dal copione già scritto e dall'esito scontato, ma io credo
che se qualcuno avesse avuto il coraggio di sparigliare le carte,
Grillo, ma anche Bersani, il paese si sarebbe potuto risparmiare
molti dei successivi tormenti.
Il
PD nel 2013 prese circa 10 milioni di voti, e M5S circa 8,6. I
rispettivi pesi erano sostanzialmente comparabili, e la gestione del
paese avrebbe avuto basi paritarie, al contrario di quanto potrebbe
avvenire oggi.
Ma
le cose andarono diversamente, il Parlamento andava aperto
come una scatoletta di tonno, la vittoria appariva
immancabile allo stato maggiore pentastellato, e la strategia
scolpita su qualche gloriosa lastra di marmo.
Anche
grazie a quella sceneggiata, all'interno del PD presero forza le
correnti favorevoli a quello che poi divenne il patto del
Nazareno, ma soprattutto vennero poste le premesse adatte
all'avvento di Renzi e del renzismo, con tutto quello che ne è
conseguito.
Fu
dunque, a mio parere, un disegno lucidamente perseguito, perché a
M5S serviva un
PD impresentabile, ed era fondamentale che lo fosse in maniera
evidente.
Il senso
di responsabilità non
era allora moneta corrente, o forse qualcuno
ritenne responsabile consegnare
il paese ad un processo che aveva il solo scopo di esaltare la
propria virtù, per rendere il proprio successo, posticipato nel
tempo, ineluttabile.
I
risultati sono qui, davanti agli occhi di tutti, e a me pare che
pochi possano dire di non avere responsabilità, effettive o morali,
negli assetti che patiamo, anzi proprio nessuno.
Con
questo voglio dire che le colpe sono tutte in capo a M5S, con il PD
nelle vesti della vittima incolpevole? No, per niente, ma date
le argomentazioni che vengono oggi sviluppate circa l'appoggio dem ad
un esecutivo pentastellato, mi sembra necessario ripassare alcuni
eventi della passata legislatura, che hanno ispirato il titolo di
questo testo.
Ora,
io capisco che molti compagni caldeggino un atteggiamento
responsabile da parte del PD, e
di LeU, per evitare un governo leghista, ma a quei
compagni vorrei dire che il pericolo è assai
teorico, dato che un governo del centrodestra sarebbe minoritario
tanto quanto quello pentastellato, dunque altrettanto gracile, e che
un raccordo Lega-M5S è piuttosto improbabile,
nonostante la sovrapposizione di molti punti di programma, per due
distinte ragioni:
- i due partiti "pescano" nello stesso bacino elettorale, a dispetto dei molti voti anti-PD provenienti da un popolo di sinistra esacerbato, e sono a tutti gli effetti diretti concorrenti;
- la Lega non può permettersi di supportare M5S senza disfare i governi e le amministrazioni locali di cui è membro, insieme a Forza Italia, in larga parte del paese.
Starei
anche abbastanza tranquillo circa la creazione di un partito di
Renzi, generato da una scissione dal PD, dato che secondo le
previsioni più accreditate non porterebbe al centrodestra un numero
di parlamentari sufficiente a conseguire la maggioranza necessaria a
garantire un governo stabile.
Un
PD responsabile, inoltre e data la disparità
assoluta del proprio peso parlamentare rispetto al Movimento, in un
governo pentastellato non avrebbe alcun peso decisionale, avendo in
realtà il solo scopo di assumersi la responsabilità di tutte le
contraddizioni del programma grilliano, concepito per vincere, ma
difficilmente attuabile, date le condizioni oggettive, mentre
eventuali successi sarebbero intestati tutti ai sanculotti
del terzo millennio, e non certo ai collusi e
indagati, col capo cosparso di cenere e costretti ad
una recalcitrante responsabilità.
Dunque
a me pare che la propensione all'atteggiamento responsabile,
caldeggiato a sinistra da alcuni dirigenti, e da molti simpatizzanti
sia di Leu che del PD, sia solo un tentativo, all'indomani della
severa sentenza elettorale, di recuperare un ruolo spurio in grado di
far dimenticare la desolante inconsistenza della sinistra nel paese,
senza passare da un ormai inevitabile e quanto mai necessario
processo di radicale autocritica.
Una
certa ilarità, inoltre, suscita in me il confronto tra le
dichiarazioni ante voto pentastellate, tutte improntate ad un
divertito, o talvolta indignato, disprezzo per ogni eventuale forma
di alleanza, o collaborazione, tra il Movimento ed un ceto politico
di indagati e collusi, e la compunta chiamata
alle armi di un Di Maio paludato nei panni da statista che la invoca
per il bene del paese, e dopo cotanti precedenti.
Meno
divertito sono per l'imbarazzante lettura che il buon Gigino dà
degli obblighi presidenziali nella formazione
del prossimo governo, misura diretta della sua suprema presunzione ed
autoreferenzialità.
Tra
i molti difetti del Rosatellum,
infatti e con buona pace di Di Maio, c'è il piccolo particolare che
non è stabilita alcuna gerarchia tra partiti e coalizioni,
dunque la scelta di Mattarella tra affidare l'incarico a Di Maio o a
Salvini non può essere fatta in punta
di diritto, come
pretende il capo
politico 5Stelle
bensì operando una scelta di natura eminentemente politica, e di
conseguenza intrinsecamente opinabile.
Comunque
a me interessa relativamente chi dei due, Lega o M5S, verrà scelto,
perché non mi aspetto nulla di buono da ambedue. Forse, alla fine,
mi potrebbe pure andare bene un governo pentastellato, perché questo
consentirebbe di andare a vedere bluff che hanno bisogno urgente di
venire esplorati, ma senza che vengano convocati colpevoli
di comodo, quali dovrebbero essere PD e LeU in veste
di responsabili.
A
mio parere Mattarella dovrebbe affidare ad un esterno,
stile Ciampi nel '93, l'incarico di formare un governo tecnico, in
attesa del più che certo verdetto di incostituzionalità del
Rosatellum, che si occupi della promulgazione di una nuova legge
elettorale.
E
stavolta dovremo tornare alle urne solo dopo che la Corte
Costituzionale, con procedura d'urgenza, la avrà esaminata e
ritenuta conforme alla legge fondamentale. Anche il fatto
che dovrebbe essere una legge non ad hoc sarebbe
un graditissimo cambiamento.
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