Sono
stato in silenzio per un po'. Ero in attesa della “Mazzata”,
con tanto di maiuscola e virgolette. Quella di cui ci si ricorderà
negli anni e di cui si parlerà come si è parlato del sessantotto,
dell'attentato a Togliatti, del rapimento di Moro. Dell'evento,
insomma, che ha impresso all'esistenza di tutti una drammatica
svolta. L'evento dopo il quale qualcosa è cambiato per sempre e non
in meglio, temo.
Dovrei
tacere anche ora. L'amarezza ed il risentimento che provo formano un
groppo enorme, che fatica ad uscire e a disporsi in forma di pensieri
ordinati.
Ma
non ci riesco, devo espellere il grumo disgustoso che mi tengo
dentro.
Ill.mo
Sig. Presidente della Repubblica
Ill.mo
Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
ho
ascoltato, come tutti, per giorni e giorni le analisi di politici,
economisti e giornalisti. Lasciando da parte le ricette che ciascuno
di loro proponeva, mi sembra che tutti concordassero, al minimo, sul
fatto che fosse necessario intervenire con estrema urgenza e con
grande incisività per ricondurre la situazione entro limiti
travalicati, oramai, da molto tempo. Alla gravità e durezza dei
provvedimenti necessari, inoltre, avrebbe dovuto corrispondere anche
grande equità al fine di renderli più moralmente sopportabili.
Vorrei
delimitare meglio il concetto di equità. Qui non è sufficiente dire
che tutti devono concorrere, ci mancherebbe altro. Bisognerebbe anche
definire la maggiore o minore capacità di sostenere il peso dei
provvedimenti, salvaguardare il sacrosanto principio della
progressività e pretendere di più da chi ha di più (che poi è
pretendere la stessa cosa da tutti, se ci pensate bene). Ancora di
più. Visto che ci sono persone e categorie che hanno prosperato
parassitariamente sulle spalle di chi ha sempre fatto il proprio
dovere, ebbene costoro dovrebbero sostenere il peso della gran parte
della manovra di salvataggio. Hanno frodato il fisco
sistematicamente? Hanno, a suo tempo, applicato su merci e servizi un
tasso di cambio Euro/Lira personalizzato e maggiore di quello
ufficiale? Hanno mantenuto la difesa corporativa delle loro
professioni azzerando la concorrenza e praticando tariffe abnormi?
Hanno condotto aziende utilizzando capitali altrui, intascando il
frutto e smistando i costi ad altri? Hanno insomma drenato la
liquidità esistente riversandola, magari, in depositi all'estero e
con ciò impoverito la nostra economia lasciandoci il conto da
pagare? Lo hanno fatto, eccome se lo hanno fatto. Loro, di
conseguenza, avrebbero dovuto essere interessati dalla maggior parte
degli interventi del “decreto salva Italia”, poiché loro hanno
effettivamente vissuto al di sopra delle proprie possibilità.
Non
è stato così, come è sotto gli occhi di tutti. E manca ancora la
parte che riguarda il lavoro. Non sono per nulla impaziente di
vederla affrontata.
Nella
buona sostanza, mi sembra, la parte investimenti è vagamente
definita in senso strategico e, sostanzialmente, demandata ad
un'articolazione futura ancora da strutturare. Tra l'altro uno dei
pochi elementi esplicitati – l'intervento sull'IRAP – privilegia
l'assunzione di donne e giovani, cosa in sé più che giusta, ma
rende ancora più antieconomico assumere o mantenere in servizio quei
lavoratori over-50 che, sempre più estromessi dalle imprese, si
vedono spostata la pensione ancora più in là. Per non parlare di
quelli che non sono più in grado di fare scelte. Qualcuno ha già
scelto per loro e li ha già espulsi, e si trovano di fronte a
svariati anni di degradanti espedienti e lavoretti per la
sopravvivenza, in attesa di una pensione svalutata.
La
parte tagli, invece, è molto meglio definita e, in sostanza,
corrisponde quasi integralmente all'intervento sulle pensioni.
Complimenti. Alla faccia dell'equità si è andati a cercare i soldi
dove era più facile trovarli e non dove era più giusto. Si
comunica, a chi era comunque disposto a sostenere sacrifici, che sarà
l'unico a doverlo fare, perlomeno a un livello tale da sconvolgere la
propria vita e quella dei suoi familiari.
Il
richiamo alla gravità del momento attuale suona, a questo punto, uno
sporco ricatto. La prossima volta che faranno appello al nostro senso
del dovere e di responsabilità, cosa dovremmo fare? Come sarà
possibile trattenere quella rabbia che sta montando dentro di noi?
Come sarà possibile credere ancora che esiste un bene comune? Come
sarà possibile mantenere la coesione necessaria al superamento di
questo grave momento?
Mi
sono sempre sforzato di essere un cittadino responsabile e credo di
esserci riuscito fin qui. Mi piacerebbe continuare a trovare le
ragioni per farlo. Mi piacerebbe che qualcuno mi aiutasse a farlo.
L'ho
inviata e, come ho detto in una lettera che ho scritto giorni fa, provo la stessa soddisfazione di un pedone che manda a
quel paese l'automobilista che l'ha inzaccherato. Poca roba. E'
come ululare alla luna.
08/12/11
Leggetelo anche voi. Il grado di condivisione del suo contenuto potrà anche variare, ma ritengo che, comunque, sia rappresentativo di un sentimento molto diffuso. Bisogna tenerne conto.
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