lunedì 5 dicembre 2011

Il basso impero


Sono stato in silenzio per un po'. Ero in attesa della “Mazzata”, con tanto di maiuscola e virgolette. Quella di cui ci si ricorderà negli anni e di cui si parlerà come si è parlato del sessantotto, dell'attentato a Togliatti, del rapimento di Moro. Dell'evento, insomma, che ha impresso all'esistenza di tutti una drammatica svolta. L'evento dopo il quale qualcosa è cambiato per sempre e non in meglio, temo.
Dovrei tacere anche ora. L'amarezza ed il risentimento che provo formano un groppo enorme, che fatica ad uscire e a disporsi in forma di pensieri ordinati.
Ma non ci riesco, devo espellere il grumo disgustoso che mi tengo dentro.

Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica
Ill.mo Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri

ho ascoltato, come tutti, per giorni e giorni le analisi di politici, economisti e giornalisti. Lasciando da parte le ricette che ciascuno di loro proponeva, mi sembra che tutti concordassero, al minimo, sul fatto che fosse necessario intervenire con estrema urgenza e con grande incisività per ricondurre la situazione entro limiti travalicati, oramai, da molto tempo. Alla gravità e durezza dei provvedimenti necessari, inoltre, avrebbe dovuto corrispondere anche grande equità al fine di renderli più moralmente sopportabili.
Vorrei delimitare meglio il concetto di equità. Qui non è sufficiente dire che tutti devono concorrere, ci mancherebbe altro. Bisognerebbe anche definire la maggiore o minore capacità di sostenere il peso dei provvedimenti, salvaguardare il sacrosanto principio della progressività e pretendere di più da chi ha di più (che poi è pretendere la stessa cosa da tutti, se ci pensate bene). Ancora di più. Visto che ci sono persone e categorie che hanno prosperato parassitariamente sulle spalle di chi ha sempre fatto il proprio dovere, ebbene costoro dovrebbero sostenere il peso della gran parte della manovra di salvataggio. Hanno frodato il fisco sistematicamente? Hanno, a suo tempo, applicato su merci e servizi un tasso di cambio Euro/Lira personalizzato e maggiore di quello ufficiale? Hanno mantenuto la difesa corporativa delle loro professioni azzerando la concorrenza e praticando tariffe abnormi? Hanno condotto aziende utilizzando capitali altrui, intascando il frutto e smistando i costi ad altri? Hanno insomma drenato la liquidità esistente riversandola, magari, in depositi all'estero e con ciò impoverito la nostra economia lasciandoci il conto da pagare? Lo hanno fatto, eccome se lo hanno fatto. Loro, di conseguenza, avrebbero dovuto essere interessati dalla maggior parte degli interventi del “decreto salva Italia”, poiché loro hanno effettivamente vissuto al di sopra delle proprie possibilità.
Non è stato così, come è sotto gli occhi di tutti. E manca ancora la parte che riguarda il lavoro. Non sono per nulla impaziente di vederla affrontata.
Nella buona sostanza, mi sembra, la parte investimenti è vagamente definita in senso strategico e, sostanzialmente, demandata ad un'articolazione futura ancora da strutturare. Tra l'altro uno dei pochi elementi esplicitati – l'intervento sull'IRAP – privilegia l'assunzione di donne e giovani, cosa in sé più che giusta, ma rende ancora più antieconomico assumere o mantenere in servizio quei lavoratori over-50 che, sempre più estromessi dalle imprese, si vedono spostata la pensione ancora più in là. Per non parlare di quelli che non sono più in grado di fare scelte. Qualcuno ha già scelto per loro e li ha già espulsi, e si trovano di fronte a svariati anni di degradanti espedienti e lavoretti per la sopravvivenza, in attesa di una pensione svalutata.
La parte tagli, invece, è molto meglio definita e, in sostanza, corrisponde quasi integralmente all'intervento sulle pensioni. Complimenti. Alla faccia dell'equità si è andati a cercare i soldi dove era più facile trovarli e non dove era più giusto. Si comunica, a chi era comunque disposto a sostenere sacrifici, che sarà l'unico a doverlo fare, perlomeno a un livello tale da sconvolgere la propria vita e quella dei suoi familiari.
Il richiamo alla gravità del momento attuale suona, a questo punto, uno sporco ricatto. La prossima volta che faranno appello al nostro senso del dovere e di responsabilità, cosa dovremmo fare? Come sarà possibile trattenere quella rabbia che sta montando dentro di noi? Come sarà possibile credere ancora che esiste un bene comune? Come sarà possibile mantenere la coesione necessaria al superamento di questo grave momento?
Mi sono sempre sforzato di essere un cittadino responsabile e credo di esserci riuscito fin qui. Mi piacerebbe continuare a trovare le ragioni per farlo. Mi piacerebbe che qualcuno mi aiutasse a farlo.

L'ho inviata e, come ho detto in una lettera che ho scritto giorni fa, provo la stessa soddisfazione di un pedone che manda a quel paese l'automobilista che l'ha inzaccherato. Poca roba. E' come ululare alla luna.


08/12/11
Qualche giorno dopo, consultando il sito di Innovando, ho letto questo post.
Leggetelo anche voi. Il grado di condivisione del suo contenuto potrà anche variare, ma ritengo che, comunque, sia rappresentativo di un sentimento molto diffuso.   Bisogna tenerne conto.

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