giovedì 13 febbraio 2020

Piove sul giusto, ma anche sull'ingiusto, occasionalmente e per cambiare.

Sallusti, impareggiabile megafono della versione berlusconian-destraiola della realtà in questo disgraziato paese, conciona sull'uso politico della magistratura e su una a suo dire "mancata" separazione dei poteri costituzionali nella vicenda della concessione dell'autorizzazione a procedere contro l'ex Ministro degli Interni, Sua Ferocità Salvini, per la vicenda di Nave Gregoretti.

A suo dire questa sconcezza, che tale è il giudizio dell'incredibile direttore responsabile de Il Giornale, sarebbe stata messa in atto consentendo che il cittadino Salvini, come tutti i cittadini di questo paese, venisse messo nella posizione di rispondere del proprio operato in un'aula giudiziaria.

Il cittadino senatore Salvini verrà dunque giudicato, dopo che gli è stato 
contestato un reato, nei termini e modi previsti dalla legge, e dopo che un dispositivo di salvaguardia, di cui non tutti i cittadini possono beneficiare, ovvero un'autorizzazione parlamentare rilasciata in due fasi successive, commissione ed aula, ha detto che sì, Sua Ferocità Salvini ha operato in modo abbastanza opaco da meritare un procedimento giudiziario.

Vorrei peraltro sottolineare che un'azione giudiziaria è cosa diversa da una condanna, ma anche dall'assoluzione "a prescindere" che Sallusti, Salvini e tutto il bestiario della destra auspicavano.

Del resto che si può pretendere da chi sostenne senza vergogna i ridicolissimi e presuntissimi rapporti di parentela di un'arrogante ragazzina marocchina con un presidente egiziano?

Io non sono certo un'estimatore di Emma Bonino, ma oggi ho ascoltato una sua dichiarazione che condivido in pieno.
La senatrice infatti ha detto che Salvini ha il diritto di difendersi in "un processo", ma non quello di difendersi "dal processo".

E sì, esimio direttore Sallusti, e garantisti destrorsi a comando, ma normalmente forcaioli con i vostri avversari, viviamo in uno stato di diritto, nonostante i vostri titanici sforzi per far finta di stare in una "democrazia discrezionale".
Gli individui sono liberi di agire come credono, ma poi devono assumersi la responsabilità di quello che fanno, e la sede ove ciò avviene è un'aula, ma non quella parlamentare, bensì quella di un tribunale.

E ancora si, miei cari analfabeti costituzionali, tali non per ignoranza, ma per calcolo, il Senato della Repubblica non ha condannato Salvini, e neanche lo ha assolto, perché non è nelle sue prerogative farlo.  Quella è una funzione che viene svolta altrove.

Quello che può fare il Senato è mettere in atto una decisione, quella si politica, che sancisce che l'operato di un ministro della Repubblica è tale da meritare, o meno, un esame da parte della Magistratura, la quale, in questo caso, agisce solo dopo che un altro potere, quello legislativo, ha consentito che ciò accadesse.

Dunque quello che può fare il Senato è sottrarre un parlamentare al vaglio della giustizia, e spesso l'ha fatto, proprio con il senatore Salvini tra l'altro ed in una precedente occasione, ma non questa volta.


E alla fine non è detto che Salvini venga condannato, ma certo farà "fruttare" questa faccenda con la sua abituale e invereconda furbizia da peronista fallato.
Nulla, in questa vicenda costituisce un vulnus per le istituzioni, tranne il suo tentativo di porsi fuori della legge e di atteggiarsi a vittima.

Il Senatore Salvini sperava forse di farla franca, come nel caso di Nave 
Diciotti, solo che chi gli lanciò allora una ciambella di salvataggio, l'ondivago M5S, ora non ha battuto ciglio ed ha votato per l'autorizzazione a procedere. 

Quando ha capito che questa volta non avrebbe potuto ricattare con successo gli alleati che a suo tempo congedò con l'improvvida crisi di governo che decretò il tramonto del Conte 1, il prode Matteo ha deciso di giocarsela sul lato emozional-ricattuale, calandosi nelle vesti di difensore della Patria, vittima dei poteri forti, disegnandosi come vittima e gettando, leoninamente, non il cuore oltre l'ostacolo, bensì i figli, quelli sì innocenti e incolpevoli.

Non so come andrà a finire, e in fondo il GIP potrebbe pure decidere di non procedere, però mi disturba parecchio chi ciancia, inutilmente e non solo a destra, di "politica per via giudiziaria".
Noi siamo un paese che ha avuto come Presidente del Consiglio un personaggio che è stato condannato in via definitiva per reati di natura fiscale, commessi mentre era in carica o da parlamentare della Repubblica, e che ha caldeggiato leggi che hanno frenato il regolare decorso dei procedimenti nei quali era imputato.

In uno stato di diritto chi sbaglia deve essere giudicato e, se del caso condannato.   Se qualcuno pensa che lo status di deputato o senatore costituisca motivo di automatica impunità, ebbene credo che dovremmo allora parlare piuttosto di "giustizia per via politica", come in una buona, vecchia, cara, nauseabonda e schifosa repubblica delle banane qualsiasi.

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