
Cominciamo col dire che gli elettori che hanno votato per M5S, alla Camera, nello scorso 4 marzo sono esattamente 10.937.305, cosa che fa del Movimento, come sappiamo, il primo partito italiano, senza se e senza ma.
Proseguiamo col dire che è pressoché impossibile sapere quanti di quegli elettori si siano effettivamente accreditati presso la piattaforma, peraltro risultata piuttosto insicura e costantemente ansimante, non appena sottoposta a livelli anche limitati di accessi, e che l'unico dato che ho fortunosamente reperito riporta il risibile numero di 140.000, ovvero l'1,28% degli elettori pentastellati. Prendendolo però per buono, ne dobbiamo far discendere che si è pronunciato in proposito il 32% degli iscritti citati nei titoli giornalistici.
Trattandosi tuttavia di un dato non certificato (l'ho riportato solo per sottolineare l'opacità che avvolge il sistema di voto digitale grilliano), dimentichiamocelo e prendiamo atto che gli abilitati che si sono espressi sul contratto sono esattamente 44.796, ovvero lo 0,41% degli elettori del Movimento, e che il 94,37% rivendicato dai titoli di cui sopra, corrisponde al non cospicuo numero dei 42.274 favorevoli (2.522 i contrari), ovvero lo 0,39% del popolo pentastellato.
Quanto sopra non per squalificare l'esito della consultazione, ma solo per dire che certi toni trionfalistici sono piuttosto ridicoli. A me già basta considerare che:
- la consultazione elettorale ci ha consegnato un primo partito, M5S, ed una prima coalizione, centrodestra, al cui interno vi è quella Lega che sta trattando col Movimento;
- l'infima qualità del Rosatellum bis impedisce di discriminare una gerarchia tra quelle due primazie;
- il popolo pentastellato ha rumoreggiato assai più quando si è profilato un abboccamento col PD, rispetto all'attuale concerto con la Lega.
Dato dunque che il favore elettorale ha privilegiato, col voto e con le dinamiche successive, l'evoluzione di un'ipotesi di governo sostanzialmente di destra moderata, con molte componenti di quella estrema non neofascista, e che il funzionamento delle nostre istituzioni non abbisogna di strutture altre rispetto alla:
- prassi del conferimento di un incarico da Primo Ministro;
- formazione di un governo su un programma;
- successiva votazione della fiducia;
tutta questa rappresentazione pataccara di democrazia diretta (nel frattempo la Lega ha promosso i banchetti) non è altro che fumo negli occhi, per spogliarsi della responsabilità delle proprie future azioni.
Non è necessario, infatti, possedere arcane doti divinatorie per sapere che questa armata Brancaleone, se investita della responsabilità di governare, ci porterà a sbattere la capoccia su molti solidissimi muri, dato che privilegia le soluzioni demagogiche, senza porsi problemi di fattibilità e verosimiglianza, e quando ciò accadrà ci sentiremo dire: “ma l'avete voluto voi, e ci abbiamo le prove”.
Insomma, signori miei, avete voluto la bicicletta? Bene, ora pedalate.
A me fanno un pochino pena, e anche molto incazzare, i compagni grillini, con i loro spericolati esercizi di free climbing sugli specchi, che si fanno bastare i larvati accenni ad un'abrogazione della Legge Fornero tutta da verificare, l'epocale endorsement per un NO TAV che non fa i conti con l'Europa ed i notoriamente cazzutissimi francesi, e che liquidano flat tax e rodomontate razziste dicendo che “si aprono prospettive per una nuova sinistra”, sottintendendo che si piglieranno il buono dell'operato legastellato predisponendosi a protestare ed opporsi per il cattivo dell'operato del governo giallo-verde.
Protestare?
Opporsi?
E come?
Con chi?
Attraverso quali canali?
E intendente farlo contando sulla straordinaria benevolenza normalmente riservata a chi critica le virtù pentastellate? Sfruttando la proverbiale correttezza dialettica e dibattimentale che ha sempre accolto le rimostranze degli implicitamente collusi e venduti che osano dissentire?
Dormite bene, cari compagni. Sarà anche poco elegante, ma io ho già bello pronto un bel “ve l'avevo detto, cazzoni”!
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