Mancano,
al momento in cui scrivo, esattamente dieci giorni al 4 marzo 2018,
data alla quale saremo chiamati a votare per il rinnovo del
Parlamento, e tutti i segnali ci dicono che andremo incontro ad uno
stallo istituzionale che potrà essere risolto
solo
in due modi: ritornando alle urne, magari dopo aver promulgato una
legge elettorale meno indecente del Rosatellum,
oppure ricorrendo a qualche Große
Koalition all’amatriciana,
indecente e innaturale.
Ho
già espresso in maniera articolata le mie considerazioni circa il
fatto che il partito italiano e la coalizione che si assicureranno i
risultati elettorali più lusinghieri, M5S
e centrodestra
rispettivamente,
valgono, una volta sommati assieme, esattamente quanto il numero di
elettori che si asterranno o deporranno una scheda bianca nell’urna.
La
politica italiana è ormai permanentemente scollata da gran parte del
popolo - 34%
-
che dovrebbe rappresentare, a certificazione dello stato comatoso
della democrazia nel nostro paese e del fallimento del sistema nella
sua globalità.
Un mio amico e
collega, acceso sostenitore di M5S, sostiene che
“i non votanti coscienti come te di quel 34% pesano circa il 15, ma essendo abbondanti, quindi cala trinchetto che l'astensione pesa, ma non pesa quello che dici tu. Gli altri non hanno quasi mai votato, ma non perché non sanno chi votare, ma perché, semplicemente, non gliene fotte nulla e credo che sia davvero un bene che non votino”.
Capisco
come, essendo M5S al momento accreditato quale primo
partito italiano
tra quelli che verranno votati, al mio amico non interessi prendere
atto del disastro civico che ci riguarda, salvo poi prendersela con i
rincoglioniti
che
non votando defrauderanno il Movimento della immancabile
vittoria,
ma una semplice occhiatina ai dati storici sull’astensione racconta
una storia differente, come si evince dall’immagine qui sotto.
Negli
anni dal 1948 al 1979 la consistenza fisiologica dell’astensione,
sostanzialmente composta da persone disinteressate alla politica e
all’esercizio di una cittadinanza attiva, si è sempre mantenuta
tra il 6
ed
il 7%.
Quel
livello comincia ad aumentare dopo la famosa intervista del 1981 a
Berlinguer sulla Questione
Morale,
sunteggiata dall’affermazione che
“i partiti non fanno più politica, hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia”.
Alle
successive elezioni del 1983 quel dato si porta a poco meno del 12%,
per poi aumentare in corrispondenza dello scandalo di Mani
Pulite e
non fermarsi più, impennandosi logaritmicamente dopo il bunga-bunga,
le nipoti
di Mubarak,
il diffondersi della corruzione, la crisi, il tradimento del PD
nei
confronti della sua base elettorale e la supina accettazione di ogni
diktat europeo.
Il
corpo elettorale, nel corso di settantadue anni di storia
repubblicana, è aumentato dell’83,18%,
il numero di votanti del 35,72%,
quello degli astenuti del
470,33%.
Anche ammettendo che il mio amico abbia ragione, e che dunque poco meno di 9 milioni di italiani se ne fottano, a me pare che alla cosa dovrebbe essere posto riparo urgentemente, recuperandoli ad una cittadinanza attiva che non può che passare dalla ricostruzione di una credibilità da troppo tempo scomparsa.
I
problemi del paese sono grandi, e le prospettive, nonostante la
propaganda del PD e l’accorta manipolazione dei dati statistici,
non sono buone, anche perché il modello gestionale è
immancabilmente quello neoliberista, più o meno temperato da
risvolti semi-assistenziali o privilegi accortamente distribuiti, e
siamo ancora lontani dalla feccia
del
proverbiale amaro
calice.
Ci sono milioni di
persone che faticano ad arrivare alla fine del mese, milioni di
giovani che non possono mettere in piedi un progetto di vita, e tutti
hanno la prospettiva di una vecchiaia di indigenza e lavoro gramo, se
saranno fortunati, protratto fino al giorno della loro dipartita, in
una società disgregata dove ci si arrampicherà sui corpi dei meno
fortunati per prolungare un’esistenza tormentosa.
Togliere loro la
sensazione di ineluttabilità, di condanna, che pesa sul loro capo
come un macigno è l’unica cosa che li scuoterebbe dalla loro
sfiducia.
Tutti
i partiti pensano di farlo, ma i risultati dicono che si
sbagliano!
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