E' di ieri la notizia di una nuova strage di innocenti nel cuore dell'America rurale, perpetrata nel luogo e nel momento che un evento del genere sconcia più efficacemente: una chiesa, nel "giorno del signore" e mentre i fedeli, mietuti dalla follia dell'omicida, sono riuniti in preghiera.
La cronaca d'oltreoceano ci ha abituati a questo tipo di notizie che ci pervengono con sconcertante regolarità, testimoniando di ripetuti atti di solitaria follia, di persone che, in preda a disperazione o persi in qualche delirante complesso di persecuzione, si armano e urlano il proprio malessere uccidendo innocenti ed inermi che hanno la sola colpa di trovarsi nel luogo e nel momento sbagliati.
E' forse un portato dell'assuefazione se, in questa circostanza, mi sono ritrovato a discutere, sui social, su un aspetto funzionale dell'evento, più che del fatto in sé. Un mio amico infatti si dichiarava un tantino perplesso per il fatto che le testimonianze parlano di "una ventina di colpi sparati" a fronte dei quali ci sono 27 morti e 24 feriti, imputando la discrepanza alla scarsa attendibilità di testimonianze rese da persone sotto stress.
La verità è che un corpo umano non è un "bersaglio duro", ed una pallottola 357 magnum, per esempio, o una 44, potrebbe trapassare un primo bersaglio e conservare abbastanza energia per uccidere o ferire ancora una o due vittime allineate sulla traiettoria, e in una chiesa si sta raggruppati.
Ho rappresentato questa considerazione dilungandomi in una serie di considerazioni tecniche, che qui ometterò, ma poi mi sono reso conto che apparentemente io ed i miei interlocutori stavamo comportandoci come quei becchini di lungo corso che si puliscono le unghie mentre attendono di riempire la fossa, distaccati e indifferenti di fronte alla morte.
Non è così naturalmente. Su quella tematica in particolare sviluppai una speciale sensibilità a seguito di un'esperienza mentale che feci sotto le armi quando, imbracciando per la prima volta un fucile d'assalto carico, mi chiesi cosa sarebbe successo se, dando fuori di testa, avessi sparato, al poligono, verso i miei commilitoni schierati per tre invece che verso il bersaglio.
In quel frangente fui a un passo dal gettare l'arma, dato che mi resi conto del potere devastante che gestivo in quel momento. La cosa mi prese di sorpresa; ero molto giovane e non mi ero ancora preso il tempo di analizzare le implicazioni del mio obbligo di leva, essendo questo un passaggio implicito e scontato della mia fuoriuscita dalla condizione di adolescente in attesa di "fare sul serio".
Fu un momento importante della mia vita, che mi rese consapevole di cose cui non avevo mai realmente pensato prima.
In molti film di guerra, Full Metal Jacket per esempio, si parla del fatto che la mente è la principale componente del "sistema d'arma sniper".
Quando si impugna un'arma carica ci si assume una responsabilità enorme, sempre, anche nell'ambiente controllato di un poligono.
Se la mente è debole o disturbata, o si agisce con leggerezza, il fatto di essere agenti di morte diventa un fattore che assume il controllo della tua volontà.
Ma anche se la mente è equilibrata l'atto di uccidere, ferire o invalidare, soprattutto non sotto l'impulso dell'autoconservazione, comporta un prezzo esorbitante, una perdita di integrità sull'altare di un compromesso tra la tua natura di animale sociale, portatore di una cultura antropologica eticamente evoluta, e le ragioni di sopraffazione del dispositivo organizzato che rappresenti, e per conto del quale agisci.
In questo senso sono stato molto colpito dalla frase che ho utilizzato per il titolo di questo testo. Il cecchino, quando spara il suo primo colpo "vero", uccide l'innocente che è in sé, prima ancora che il proiettile esca dalla volata del suo fucile e prima di uccidere il suo bersaglio.
Il folle che ha compiuto la strage in Texas pare fosse un ex militare e che fosse mosso da risentimenti di origine familiare. Mi chiedo se ha provato, la prima volta che ha imbracciato un'arma carica, la stessa inquietitudine che provai io a suo tempo, e quali e quanti punti critici ha incontrato maneggiando, da soldato, i suoi strumenti di morte. Di certo in uno di quei momenti ha perso il retto cammino.
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lunedì 6 novembre 2017
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