Noto, nella macedonia mista del popolo di sinistra una certa propensione a "fare alla svelta", a creare con urgenza un'alternativa di sinistra (ma non sarà piuttosto ricreare la sinistra?) per sconfiggere Renzi, ridimensionare Salvini e togliersi di torno M5S, nientemeno. Ci abbiamo messo anni per autodistruggerci così radicalmente, crederemo mica di rimettere in piedi tutto in poco tempo vero?

E a chi vorrebbero rivolgersi questi "portatori di speranza"? Allo stesso "parco buoi" di cui si sono ricordati puntualmente in epoca elettorale e che poi, altrettanto puntualmente, veniva riposto nell'apposita custodia? Gli stessi impiegati, operai, studenti, cassaintegrati, disoccupati, le stesse donne le cui aspirazioni ed aspettative, i cui diritti costituzionali venivano calpestati per l'assoluta inanità politica che quei dirigenti sapevano dispiegare?
Qualcuno ha ricordato a questi arrembanti "revanscisti" che il primo partito d'Italia è quello dell'astensione? Banale vero? Eppure pare che la cosa venga spesso dimenticata. O vogliamo parlare di quelli che si sono rivolti a M5S? Con cosa li si schioda quelli?
Il fatto è che non si deve solo ricostruire da zero una rappresentanza politica, ma anche ricordarsi, o per certuni capire, che quella rappresentanza è uno strumento che un blocco sociale si dà. Se il blocco non c'è, non c'è neanche la rappresentanza. Ma questo blocco sociale è disperso, esiste ma non ha coscienza di sé ed ha una sola certezza, quella di essere stato tradito.
L'unica cosa che abbonda sono i dirigenti senza "casa" e smaniosi di tornare sulla piazza.
Un volta il mio medico curante mi disse che il fegato, come molti organi interni, sopporta molti maltrattamenti prima di ammalarsi e che così come ci mette molto per sviluppare una patologia, ci mette assai per poi guarire, e che dunque una completa remissione poteva aver luogo solo dopo un percorso che non prevede scorciatoie. La sinistra italiana è quel fegato, ed è stato trattato malissimo.
O si comprende questo, oppure si rischia semplicemente di ripetere le esperienze fallimentari di altre inutili scissioni e aggregazioni verticistiche, completamente slegate dalla base. Eppure dovremmo averla capita che è così facendo che abbiamo disgustato un sacco di gente.
L'iniziativa di Landini, che si basa su reti già esistenti, funzionanti e partecipate, mi sembra la giusta strategia, ma ricostruire una base, pensionare leaderini e capetti e formare una nuova classe dirigente, espressione della militanza e non di comitati centrali più o meno autoreferenziali non è cosa che fai in pochi trimestri.
Dunque zaino in spalla e passi lunghi e ben distesi, che la strada da fare è molta.
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