Un
mio carissimo amico ha commentato su Facebook, dopo la sentenza che
ha nuovamente dichiarato la Knox e Sollecito colpevoli per l'omicidio
della povera Meredith Kercher,
di temere che “in
America abbiano della Giustizia Italiana la stessa percezione che noi
abbiamo della Giustizia Indiana” e io comprendo benissimo lo stato
d'animo che lo ha indotto ad una considerazione come questa.
Ma dopo una iniziale condivisione di questa esternazione mi sono anche
detto che la
loro giustizia
però può vantare poco più che una maggiore velocità (fatto non
disprezzabile) ed una puntigliosa spietatezza. Noi
abbiamo presente la sentenza su Bernie Madoff e ci rode assai vedere come da noi criminali finanziari e fiscali come lui caschino sempre in
piedi, ma la giustizia americana non è definita esclusivamente dai
procedimenti maggiori che riescono a prendersi i titoli di prima
pagina dell'informazione mondiale.
La
natura della giustizia americana è definita dal fatto che è agita
da giudici monocratici elettivi che, per la loro riconferma nella
carica, devono dimostrare al pubblico di essere in consonanza con il
sentiment degli elettori, e gli USA sono, in primo luogo, una
sterminata provincia rurale dedita al bigottismo di stampo
calvinista. Giudici che si pretende siano, assiomaticamente e
insindacabilmente, tanto saggi da costituire una delle fonti del
diritto, insieme ai precedenti giudiziari che si accumulano negli
annali, provenienti dalle sentenze di altri giudici, con le stesse
caratteristiche e le stesse necessità di riscuotere il gradimento
pubblico.
La
maggiore velocità della giustizia statunitense, inoltre, dipende in
primo luogo dal trattamento, con logiche da smaltimento industriale,
dei primi gradi di giudizio o di valutazione del crimine, il tutto in
una nazione che ha fatto della giustizia sommaria da “frontiera”
un vero e proprio topos. Un paese dove l'appeal della pena di
morte non ha mai di smesso di esercitare il suo malsano fascino di
soluzione definitiva e risolutiva (decisamente vera la prima qualità,
assolutamente sopravvalutata e fallimentare la seconda).
Nell'equazione
entra anche la pubblica accusa i cui funzionari (non sono magistrati)
sono a loro volta elettivi, o dipendenti dei titolari della carica,
quindi mossi anche loro da logiche di convenienza elettorale.
Tutti
poi, giudici, accusatori e forze di polizia (anche loro elettive,
perlomeno nelle posizioni apicali) amano dimostrare quanto siano
parsimoniosi nell'utilizzo dei fondi pubblici. Se sembri colpevole
ed il crimine che ti viene contestato desta un adeguato tasso di
preoccupazione sociale allora si procede, altrimenti via con
soluzioni extra giudiziali o addirittura con il non luogo a
procedere.
Negli Stati Uniti, mi sembra, è sì necessario
rispettare le leggi, ci mancherebbe altro, ma ancor più importante è
conformarsi alle regole del buon senso (ineffabile espressione che arriva ad
essere compresa nel dispositivo delle sentenze) ed essere in
consonanza con il conformismo della giuria di “tuoi pari”, che
giudicherà la tua rispettabilità non meno dei tuoi atti i quali,
anzi, le verranno subordinati.
Ma, a parte tutto questo, vi è
anche il fatto che l'orgoglio nazionale, direi perfino imperiale,
degli americani mal digerisce che un cittadino statunitense,
indipendentemente da quello che ha fatto, venga giudicato da
“stranieri”. Se poi questi stranieri sono pure cattolici e
mediterranei, quindi inaffidabili, la cosa diventa insopportabile.
E' come se dicessero: saranno pure colpevoli, ma sono i “nostri”
colpevoli e quindi fatevi da parte, ci pensiamo noi, come avvenne per
la strage del Cermis e per l'uccisione di Calipari, e
indubitabilmente fanno seguire i fatti alle parole.
Che
differenza rispetto alla vicenda dei due marò i quali, messi in una
posizione ingestibile dalla decisione italiana di fornire personale
militare al servizio degli interessi di armatori privati, nel quadro
di un protocollo approssimativo, sono ora stritolati tra
inconfessabili interessi commerciali di un'azienda di stato,
Finmeccanica, peraltro nel frattempo naufragati e la sensibilità di
una nazione con un passato di colonizzazione non ancora digerito,
depositaria di dinamiche di dibattito politico storicamente
conflittuali e inclini alla violenza.
Quindi sì, il mio amico non
svolge riflessioni peregrine, ma stabilire gerarchie e classifiche
può essere un esercizio frustrante.
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