Premessa:
sarò acido e aggressivo, perché sono stanco e insofferente, e certi
atteggiamenti mi sono diventati insopportabili.
La domanda, retorica, che mi pongo è:
siamo forse un popolo di adolescenti irresponsabili?
La risposta, a mio avviso, è sì, assolutamente, lo siamo e non manchiamo mai di dimostrarlo, impermeabili
alle grame figure che rimediamo in continuazione.
TUTTO
IL MONDO e non solo il proprio importantissimo ombelico,
è stato flagellato da una pandemia che al momento in cui scrivo ha
fatto perlomeno 275.000 morti a livello globale, e contagiato non
meno di 3,96 milioni di persone.
Tutte e due le cifre tra l'altro
peccano in difetto, perché si tratta delle evidenze SICURAMENTE
riferibili
a COVID 19 mentre, alla luce dello scarso rigore col quale sono state
condotte le rilevazioni, è del tutto ragionevole pensare che ambedue
siano seriamente sottostimate.
Nel
momento della salita vertiginosa dei grafici, quando il
raggiungimento del "picco",
quello che poi si è rivelato un "pianoro"
scomodamente protratto nel tempo, sembrava un traguardo lontano da
cui ci separava un calvario cupo e misterioso, abbiamo potuto
beneficiare di un salutare silenzio, ma è stato un breve intervallo,
purtroppo, preceduto da tracotanza adolescenziale ed ora seguito da
intolleranza altrettanto immatura, ma espressa con geriatrica
querulità.
Tutti
quelli che, all'inizio, berciavano di "giocosi"
sberleffi da fare all'incipiente pandemia, convinti di una propria
magica immunità, come altrettante reclute che ancora devono passare
la prova del fuoco, ci hanno ampiamente messi a parte della loro
indifferenza guascona verso un pericolo "sicuramente
sopravvalutato",
invitandoci a superare una cautela eccessiva con spensierata lievità,
secondo il loro pensiero magico.
Nel mio ristretto giro
di conoscenze ne ho visti parecchi così, sprezzanti di un pericolo
che ancora non aveva bussato alle loro porte, irridere chi, come il
sottoscritto peraltro, pensava che determinate cautele fossero
ragionevoli e giustificate.
Le
stesse identiche persone poi o si sono zittite bruscamente quando,
come dicono elegantemente gli americani, la "merda
ha raggiunto il ventilatore",
oppure sono divenute portatrici di un panico molto malamente
dissimulato, con inevitabile coda di salti di umore, in una continua
altalena tra irragionevole euforia e abissi di profonda depressione,
per poi quietarsi definitivamente, ben seppelliti dentro un loro
piccolo buco esistenziale, in una stordita quiescenza nella quale
veniva bandito ogni pensiero prospettico, perché troppo atterriti
dalla roulette russa cui si sentivano ingiustamente assoggettati.
Coraggio ce l'ho. È la paura che mi frega. (Totò)
Poi quel pianoro è
stato raggiunto, e successivamente le cose sono migliorate, ma
l'emergenza non è ancora alle nostre spalle, è solo acquietata,
contenuta a prezzo di notevoli sacrifici personali e sociali, che
hanno preteso un prezzo elevato a spese del nostro equilibrio
psichico, della qualità delle nostre vite, e troppo spesso con
effetti disastrosi per il reddito di milioni di persone, che devono
perciò subire una malattia cui si aggiunge un futuro tormentosamente
cupo.
E' anche il momento nel
quale quelle persone, irragionevolmente gradasse ai primi brontolii
del tuono, poi così atterrite nel pieno della tempesta, si
risvegliano e cercano di rifarsi tornando a pretendere magiche
ripartenze, premature e rischiose.
Siccome
mal digeriscono la scomoda vigilanza che dovrebbe condurci in una
ripresa che nasconde molte insidie, e non concepiscono che la loro
personale sfera di conforto possa soffrire di limitazioni, si
attaccano ad ogni possibile schema complottaro per giustificare
"oggettivamente"
un'insofferenza che è invece del tutto personale e solipsisticamente
egoista.
Nulla viene lasciato
cadere a questo scopo, né la ricerca di magici rimedi che
"risolvono", come la faccenda del plasma, né ogni tipo di
svalutazione di un governo che è colpevole di tutto.
E' colpevole
dell'insorgenza della malattia, del suo mancato contenimento
iniziale, dell'eccessivo contenimento attuale, delle "insopportabili"
limitazioni, sicuramente dettate da ansie autoritarie che molti di
loro vedrebbero con favore, se proposte dai loro beniamini politici.
Ed è indubbio che
quello stesso governo sarà sicuramente responsabile anche delle
conseguenze della possibile ricaduta che stanno preparando questi immaturi, tristi e rabbiosi
"anziani ragazzi" che si pongono unicamente lo scopo di
tornare alla svelta ad una normalità che sarebbe in realtà
impraticabile, al momento e nei connotati da loro auspicati.
Un bambino è
irresponsabile per inadeguato sviluppo cognitivo e per un'innocenza
che è il portato di una vita brevissima.
Un adulto è,
auspicabilmente, un soggetto responsabile che si assume la
responsabilità delle scelte che si trova ad operare.
In
mezzo c'è uno stato evolutivo che, in culture meno "avanzate"
(sic!) è temporalmente e convenientemente compresso. E' lo stato
adolescenziale, quello nel quale alla persona non è più consentito
di mantenere atteggiamenti infantili, ma non è ancora concesso di
essere ritenuto degno di definirsi adulto, perché ancora sottoposto
ad un addestramento che deve portarlo, in breve tempo e mediante un
percorso definito da antiche sapienze, alla capacità di prendere
responsabilmente posto nel consesso della parte attiva della sua
comunità.
In società più sane,
dove l'individuo viene responsabilizzato e reso cosciente del suo
ruolo, il passaggio è convenientemente breve. Nel nostro contesto la
persona è meglio non sia troppo autonoma e responsabile, perché
sarebbe un pessimo "utente", laddove per utente si intende
un soggetto continuamente blandito, al servizio di "questo e di
quello" che possa alimentare uno sviluppo che è dei profitti, e
non della comunità.
Durante la fase
percepita come più minacciosa della pandemia, abbiamo visto come la
natura, non più brutalizzata, fosse in grado di riprendersi e
cominciare a curare le peggiori ferite che le abbiamo inferto, se
solo le concediamo di farlo.
Abbiamo
visto come sia possibile teorizzare, e dunque mettere in atto, un
assetto differente, meno dissipativo, nel quale la tecnologia che
abbiamo sempre demonizzato potrebbe essere utilizzata per ripensare
il modo di lavorare, di muoverci, di produrre e consumare. Abbiamo
visto come potremmo interrompere la folle corsa verso il precipizio
che la "dittatura
dei dividendi"
ci stava imponendo.
Ci siamo detti, in un
accesso di speranzoso ottimismo, che avevamo capito e che non saremmo
più tornati a farci del male. Che la dura lezione ci aveva mostrato
sentieri alternativi da percorrere, per stare meglio e consegnare ai
nostri figli un pianeta in salute e non un fetido bugliolo pieno di
rifiuti e scorie.
Ce lo siamo detto, e il
relativo silenzio confutativo ci ha illusi che fosse effettivamente
in atto una presa di coscienza collettiva, un momento di crescita, ma
era solo perché i rodomonti da retrovia erano chiusi nei loro buchi,
intenti a non esporsi.
Gli animali selvatici si erano impossessati di strade e giardini, le acque di mari e fiumi erano tornate limpide e salubri, la Pianura Padana era tornata a respirare.
Ma era solo una breve pausa. Finita la grande paura, come loro credono, siamo tornati a sbagliare come se dovessimo vincere una scommessa.
Ma era solo una breve pausa. Finita la grande paura, come loro credono, siamo tornati a sbagliare come se dovessimo vincere una scommessa.
Ora
che le loro preziose chiappe, apparentemente, non sono più
minacciate sono tornati a strisciare fuori, e ci insultano per la
nostra "eccessiva cautela".
Non abbiamo ancora capito un accidente, altro che "andrà tutto bene". Collettivamente siamo come quei ragazzi brufolosi che non hanno ancora capito che la vita è una faccenda mortalmente seria.
Non abbiamo ancora capito un accidente, altro che "andrà tutto bene". Collettivamente siamo come quei ragazzi brufolosi che non hanno ancora capito che la vita è una faccenda mortalmente seria.
L'equazione è relativamente semplice. Stavamo affondando nella merda, è arrivato SARS COV 2 e voi vi siete rintanati. Certe cose hanno cominciato subito a migliorare.
il virus è stato contenuto, non sconfitto, siete usciti dai vostri buchi, e abbiamo subito ricominciato a peggiorare.
Mi sa che la malattia non è COVID 19, siamo noi. Il virus è solo la "risposta immunitaria" di una terra violata.
il virus è stato contenuto, non sconfitto, siete usciti dai vostri buchi, e abbiamo subito ricominciato a peggiorare.
Mi sa che la malattia non è COVID 19, siamo noi. Il virus è solo la "risposta immunitaria" di una terra violata.
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