giovedì 5 luglio 2018

Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani...


C'è questa mia amica, che ha vissuto una vita di impegno coerente e disinteressato a favore di valori che vedono la solidarietà e la giustizia sociale quali riferimenti imprescindibili, che è stata criticata da un suo interlocutore circa la questione degli immigrati.

A fronte di sue considerazioni circa il disastro umanitario conseguente alla decisione di adottare la chiusura totale dei porti si è vista rispondere da qualcuno che rivendica, illecitamente mi pare, la qualifica di compagno:
«È vero: c'è un abisso tra me e te. Io sono per aiutarli nelle loro terre (è un loro diritto dopo le depredazioni che hanno fatto i nostri predecessori) mentre tu non ti rendi conto che in Europa i migranti saranno solo schiavi.»
La cosa è avvenuta nel quadro di una più ampia ed aspra rampogna che ascriveva il desiderio della mia amica, di non dover più procedere ad atroci conteggi di cadaveri, ad una sorta di fiancheggiamento di qualche vasto complotto capitalista per la formazione del proverbiale esercito salariale di riserva di marxiana memoria, un'argomentazione capziosa, e assai opaca, a fronte della situazione effettiva che occupa le cronache.

Un dibattito tra i più miserabili di cui ho avuto a mia volta esperienza e che, proveniente non da qualche leghista uscito indenne dalla scuola dell'obbligo, ma da qualcuno che ha l'ardire di collocarsi a sinistra, ha il potere di farmi uscire dai gangheri.

La mia amica ha comprensibilmente accusato il colpo, perché è veramente sgradevole subire attacchi proditori e portati dalle retrovie.
Ci sono persone con le quali si dovrebbero condividere valori ai quali si è dedicata una parte importante della propria esistenza, e vederli prodursi in sentenze così grette, stupidamente parziali e anche, sospetto, strumentali e ipocrite, fa abbastanza male.

Per questa ragione, e dato che lo scenario mi sembrava abbastanza definito, ho commentato molto seccamente, e senza fare riassunti delle puntate precedenti:

«Chi ti ha dato quella risposta o è un imbecille o ha la faccia come il culo, dato che non ci sono altre alternative per non prendere atto delle motivazioni alla base del fenomeno delle migrazioni.»
Non molto elegante, ne convengo, però io sono esasperato dalla sindrome nazisti dell'Illinois che sta imperversando nel nostro paese, soprattutto quando certe canzonette me le vengono a cantare compagni che, magari, danno anche lezioni di dottrina marxista-leninista a tutti quanti.

Sono stato immediatamente
punito dalla seguente sentenza, forse scritta addirittura dal bersaglio della mia critica:
«Visto che ti piace insultare la gente ti dico che sei un frustrato ed anche un ignorante non in grado di produrre analisi che stanno in piedi.»
Sorvolando sulla padronanza avventurosa della lingua, trovo curioso che per condannare la mia assertività non si trovi di meglio che essere altrettanto apodittici. Solo che la stringatezza di cui vengo accusato è frutto della consapevolezza, da parte mia, che le considerazioni che passo ora ad illustrare fossero già state esaminate nella discussione che ha originato il battibecco.

È del tutto evidente, soprattutto se ti professi di sinistra, che il fenomeno migratorio non è contenibile al di fuori di una politica che rinunci al neocolonialismo predatorio, quello che sottrae agli abitanti del terzo mondo la disponibilità delle proprie risorse naturali e la gestione di agricoltura ed allevamento. Ciò atteso, non mi sembra opinabile la constatazione che tale furto di risorse e sovranità sia esercitato tramite guerre e fomentando conflitti etnici, con tutto quello che ne consegue.

Ora mi si dirà, come lo sprovveduto (a essere benevoli) che ha originato questo
botta e risposta, che quelle popolazioni vanno aiutate a casa loro, e io concordo, solo che al momento non è che la cosa funzioni benissimo, dunque la gente che bisognerebbe aiutare altrove arriva comunque, e allora:
- o la accogli decentemente;
- o la lasci alle
cure di malavita e proprietari terrieri;
- o la fai annegare nel Canale di Sicilia;
- oppure paghi dittatori e predoni perché ne facciano carne di porco.

Non è che ci siano molte alternative, mi pare.

Ebbene, dal basso del mio essere
frustrato e ignorante dico che le nostre qualità umane, non meno della nostra identità politica, sono definite dalla soluzione che prediligiamo, possibilmente senza monumentali scusanti ipocrite su svariati si, ma, tra cui il a casa loro.

Io, per dire, sarei per accoglierli decentemente, ma sono frustrato e ignorante, come abbiamo già appurato.

Per la cronaca io aiuto a casa loro molti ragazzi, dato che sono socio di una ONLUS che opera in Tanzania, e che ha
adottato un orfanotrofio.
Facciamo molte cose, assicuriamo vitto, alloggio, cure mediche ed istruzione.

Qui da noi ci sono africani, ma anche mediorientali, di tutti i tipi, e anche molti
migranti economici, distinzione speciosa e merdosamente ipocrita che la destra ha fatto ingoiare a tutti, e vengono da molti paesi, ma pochissimi dalla Tanzania, perché quel bellissimo paese è povero, però pacifico e stabile e 
non è funestato da guerre civili o da mattanze etniche, grazie alle strategie impostate dal suo primo presidente il mwalimu (maestro) Julius Nyerere.
Lì è relativamente facile aiutare a casa loro. Nel vicino Congo è già un pelino più scoraggiante, per dire.

Dunque non mi scuso di nulla e ribadisco che quel compagno o è eccezionalmente ottuso, oppure ha una coda di paglia monumentale. Oppure ancora siamo in presenza di un arcigno custode dell'ortodossia rivoluzionaria, di quelli che citano a memoria la lettera, avendo compreso nulla del contenuto, cosa che, in fondo, è una sintesi delle due prime ipotesi.

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